Il progetto svizzero in Perù alimenta il dibattito globale sulla compensazione del CO2
La compensazione del CO2 è tra i temi principali della conferenza delle Nazioni Unite sul clima in corso a Glasgow (COP26). Mentre mancano ancora regole concordate a livello internazionale per l'attuazione di tali meccanismi, un progetto svizzero in Perù intende proporre una soluzione.
“Usavamo molta legna”, dice Juana Chamorro Briceño a SWI swissinfo.ch. La donna è nella sua cucina, una stanza spoglia con l’eccezione di un fornello in argilla e paglia e un tavolo. “Qui dentro c’era troppo fumo”.
La madre di tre figli è una delle beneficiarie dei fornelli a legna offerti nell’ambito di un progetto svizzero di compensazione del carbonio in due regioni del Perù: qui, nel dipartimento settentrionale di La Libertad, e a Huánuco, sull’altopiano centrale.
Mentre dà fuoco ad alcuni sottili tronchi di eucalipto, Chamorro Briceño spiega che il nuovo fornello rappresenta un miglioramento rispetto alle tre pietre sul pavimento su cui cucinava in precedenza. “Il fumo mi irritava gli occhi e tossivo parecchio”, ricorda.
Nelle comunità povere e isolate delle Ande peruviane, centinaia di famiglie partecipano a un progetto pilota che permetterà alla Svizzera di compensare le emissioni dei carburanti fossili che importa per far funzionare automobili e camion.
In tutto, sono stati installati 1’000 fornelli, ognuno dei quali dovrebbe compensare 2,5 tonnellate di CO2 all’anno. Una volta che il ministero peruviano dell’ambiente avrà approvato le linee guida che consentono di registrare le compensazioni di CO2 a livello nazionale, il programma dovrebbe comportare una riduzione delle emissioni pari a circa 100’000 tonnellate di anidride carbonica tra il 2020 e il 2030.
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La chiave per raggiungere gli obiettivi climatici
La compensazione del CO2 permette ad aziende, governi e individui di annullare l’impatto di alcune delle loro emissioni investendo in progetti che riducono o immagazzinano l’anidride carbonica. I primi meccanismi sono stati lanciati informalmente già nel 1989, ma il loro ricorso è incrementato man mano che i Paesi sviluppati si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo globale di limitare il riscaldamento ben al di sotto dei 2°, come stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015. Il documento intende, tra le varie cose, definire regole formali comuni per la compensazione delle emissioni. La Svizzera è stata in prima linea nel lanciare questi meccanismi ritenuti fondamentali per realizzare gli obiettivi climatici.
>> Scopri in due minuti come funziona la compensazione delle emissioni nel video seguente:
Le emissioni della Svizzera nel 2018 sono state stimate a circa 44 milioni di tonnellate. Il Paese intende ridurle a circa 25 milioni di tonnellate, la metà rispetto ai livelli del 1990.
Negli ultimi due anni, la nazione alpina ha firmato accordi bilaterali con Ghana, Senegal, Dominica, Vanuatu e Georgia. L’intesa conclusa nell’ottobre 2020 con il Perù è stata salutata come un esempio da seguire in assenza di regole internazionali. Gli investimenti elvetici dovrebbero finanziare impianti a biogas, pannelli solari e centrali geotermiche.
L’attuazione e gli standard per la compensazione del CO2 – tra punti di attrito durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima del 2019 a Madrid – sono ora al centro delle discussioni alla COP26 a Glasgow, in Scozia.
I Paesi sono ancora divisi su come contabilizzare le riduzioni delle emissioni e se i meccanismi di compensazione stiano effettivamente comportando delle reali riduzioni dei gas serra.
La speranza è che alla COP26 si possa arrivare a un accordo globale che risolva questi problemi e definisca standard internazionali per la compensazione del CO2, così da eliminare alcuni degli ostacoli che impediscono l’attuazione del programma.
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Meno fumo e più soldi
Per la madre peruviana di 28 anni, il nuovo fornello ottenuto tramite il progetto gestito dall’organizzazione francese Microsol, specializzata nella certificazione della riduzione delle emissioni, offrirà un po’ di respiro a livello finanziario. La donna dispone anche di più tempo per migliorare la qualità di vita della sua famiglia.
Il fornello necessita di una quantità minore di legna e riduce il fumo all’interno dell’abitazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che quasi quattro milioni di persone nel mondo muoiano prematuramente per malattie legate a fornelli inquinanti. Chamorro Briceño dispone anche di qualche soldo in più per acquistare cibo nutriente, comprese le verdure, per i suoi figli.
In questa regione estremamente povera situata a un’altitudine di 2’700 metri, le opportunità di lavoro sono scarse. Molti abitanti abbandonano i villaggi alla ricerca di un impiego nelle città lungo la costa, ad almeno otto ore di distanza. Ma anche quest’alternativa è poco praticabile, poiché la pandemia ha lasciato senza lavoro molti dei lavoratori informali del Paese, che rappresentano il 70% della popolazione attiva.
Uno dei requisiti chiave del sistema di compensazione del CO2, come definito dall’Accordo di Parigi e specificamente previsto dall’accordo bilaterale tra Berna e Lima, è l’impatto a livello sociale. “Ora possiamo comprare più cibo e verdura per i bambini e mangiare in modo più sano”, dice Chamorro Briceño.
Ostacoli all’attuazione
L’assenza di programmi nazionali di riduzione delle emissioni in Perù è tra i fattori che favoriscono il progetto pilota svizzero. Sin dalla conclusione dell’Accordo di Parigi, la Svizzera e altri Paesi hanno chiesto regole che garantiscano che qualsiasi iniziativa di compensazione sia addizionale ai piani attuati dal Paese ospitante.
Oltre alla sostituzione dei vecchi fornelli, la Svizzera aveva anche previsto la fornitura di elettricità più pulita alle piccole comunità, pompando le riserve idriche esistenti in piccole centrali idroelettriche, e fornendo linee di credito verdi per le piccole e medie imprese che necessitano di migliorare l’efficienza energetica.
Ma l’implementazione si è nel frattempo bloccata. I progetti sono stati sospesi a causa della pandemia e dell’instabilità politica che ha fatto seguito all’elezione del candidato di sinistra Pedro Castillo. L’ex insegnante diventato presidente sta tentando di governare il Paese malgrado l’opposizione del Congresso, che aveva già paralizzato il processo decisionale durante i mandati dei suoi quattro predecessori.
Lorenzo Eguren, ex coordinatore della riduzione delle emissioni presso il ministero dell’ambiente peruviano, afferma a SWI swissinfo.ch che il governo sta ancora valutando se progetti come quello finanziato dalla Svizzera possano far parte della politica climatica ministeriale. Ciò che entrambi i Paesi vogliono evitare, come specificato nell’accordo bilaterale, è un doppio conteggio della riduzione delle emissioni.
L’attuazione è complicata anche in altri Stati con cui la Svizzera ha firmato degli accordi di compensazione. In Ghana e in Senegal, la politica sta ostacolando l’avanzamento di progetti che potrebbero generare crediti di carbonio, o ‘Risultati di mitigazione trasferiti a livello internazionale’ (Internationally Transferred Mitigation Outcome, ITMO), come sono chiamati nel gergo della COP. Analogamente al Perù, i governi locali devono ancora istituire i comitati preposti alla formalizzazione dei progetti.
Uno degli ostacoli principali è la conformità con gli standard dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Esso ha lo scopo di porre le basi dei mercati internazionali del carbonio ed è una delle questioni rimaste in sospeso dalla precedente conferenza sul clima.
“L’articolo 6 è impegnativo”, spiega Mischa Classen, direttore della Fondazione per la protezione del clima e la compensazione di CO2 (KliK). “Abbiamo standard molto elevati in termini di integrità ambientale, diritti umani e sviluppo sostenibile. Ma ciò su cui si stanno battendo i Paesi nel quadro dell’articolo 6 non è la metodologia. Si tratta di politica”, dice.
Classen spiega che l’intesa con il Ghana è giunta nel momento in cui il Paese stava definendo come raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni e stava istituendo gli appositi comitati governativi. I sistemi di compensazione non dovrebbero sovrapporsi a nessun altro piano nazionale, che il governo potrebbe considerare per la propria politica climatica.
La sfida della COP26
Le discussioni a Glasgow dovrebbero continuare a definire il modo in cui i Paesi possono ottimizzare i propri impegni per la riduzione del CO2 attraverso la compensazione all’estero.
Molti concordano sul fatto che, qualunque sia l’esito, la definizione di regole sulle compensazioni potrebbe anche motivare i Paesi più poveri a creare regolamentazioni e comitati per definire le proprie strategie di riduzione delle emissioni.
Elizabeth López, consulente di Microsol per la certificazione dei crediti di carbonio, afferma che l’organizzazione spera che dopo la COP26 vengano stabilite delle linee guida chiare per iniziare finalmente a inserire progetti di mitigazione nel registro nazionale del Perù e per scambiare gli ITMO.
Chamorro Briceño e gli altri abitanti che hanno ricevuto i nuovi fornelli non sono a conoscenza del ruolo internazionale rappresentato dal progetto elvetico. Ma il fatto di disporre di fornelli più efficienti durante la pandemia, che in Perù ha fatto registrare il più alto tasso di mortalità al mondo, ha aiutato molte famiglie a tirare avanti malgrado la mancanza di lavoro o di sostegno pubblico.
Salvatierra Guerra rammenta che coloro che non sono in grado di raggiungere a piedi la più vicina città di Huamachuco, a tre ore e mezzo di cammino, non possono ricevere i limitati ma vitali contributi mensili del governo di 350 soles (80 franchi).
“All’inizio era proibito uscire di casa”, spiega Santos Briceño Asevedo, una madre single di due figli, che è riuscita a trovare solo lavori sporadici pagati 25-30 soles. Come altre persone, ha accolto con favore la ridotta necessità di legna del suo nuovo fornello. “Quando è scoppiata la pandemia, avevamo molta paura di ammalarci. Abbiamo dovuto cercare di risparmiare mentre eravamo costretti a restare a casa”, dice.
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Traduzione dall’inglese: Luigi Jorio
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