Il servizio civile vittima del proprio successo
Con l'abolizione del cosiddetto "esame di coscienza", c'è stato un boom delle domande di ammissione al servizio civile in Svizzera nel 2009. Ciò non piace alla destra conservatrice, che reclama un inasprimento delle condizioni di accesso. Un rapporto è atteso per la metà del 2010.
La nuova legge, in vigore dal 1° aprile 2009, non impone più un “esame di coscienza” ai giovani svizzeri che preferiscono effettuare il servizio civile al posto di quello militare. Ciò significa che non devono giustificare per iscritto e oralmente davanti a una commissione le ragioni del loro rifiuto di servire sotto le armi.
L’esame è stato sostituito dalla cosiddetta “prova dell’atto”, ossia la prestazione di un servizio civile la cui durata è una volta e mezzo superiore a quella del servizio militare. I giovani svizzeri appaiono ben disposti a dare questa prova. Da quando vige la nuova regola, infatti, c’è stata un’impennata delle richieste di ammissione al servizio civile.
Mentre in precedenza la media annuale delle domande si aggirava sulle 1’800, nel 2009 ne sono state inoltrate ben 7’213, indica il capo del servizio civile Samuel Werenfels. Tra tutti i richiedenti ne sono stati ammessi 6’720.
Giro di vite all’orizzonte
Un successo che ha fatto arricciare il naso nei ranghi della destra, in particolare in seno all’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che si preoccupa per le ripercussioni sull’esercito. Con un’interrogazione urgente intitolata “Fermare l’indebolimento dell’esercito causato dal servizio civile”, il deputato UDC Hans Fehr lo scorso settembre ha chiesto lumi al governo federale sulla situazione e sull’opportunità di fare retromarcia sull’esame di coscienza oppure di introdurre altre misure.
Correttivi sono stati sollecitati anche dal ministro della difesa Ueli Maurer (UDC) e dal capo dell’esercito André Blattmann. A loro avviso, per esempio, non dovrebbe più essere possibile l’inoltro di una domanda di ammissione al servizio civile quando si è iniziato quello militare. Attualmente, più della metà delle domande proviene da giovani che hanno già compiuto la scuola reclute.
Al coro di preoccupazioni, il 13 gennaio si è aggiunta la voce della commissione della politica di sicurezza (CPS) della Camera del popolo, la quale ha adottato una mozione in cui si chiede all’esecutivo elvetico di presentare una modifica di legge entro l’estate per inasprire le condizioni di ammissione al servizio civile.
Il governo in ottobre aveva sottolineato che il periodo di osservazione di appena sei mesi era troppo corto per determinare la necessità di cambiamenti. Aveva però chiesto un rapporto per la metà del 2009, sulla base del quale farà una valutazione. Il Consiglio federale non aveva escluso l’eventualità di un giro di vite se “tutti gli elementi pertinenti” ne dimostrassero la necessità.
Ritorno all’esame di coscienza?
L’UDC reclama il ritorno all’esame di coscienza. “Il partito ha sempre difeso il principio dell’esercito di milizia, che è ancorato nella Costituzione federale. La soppressione dell’esame di coscienza ha minato questo principio”, afferma Silvia Bär, segretaria generale aggiunta dell’UDC.
Il parlamentare ecologista Josef Lang, membro della CPS e attivista del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), tuttavia, ritiene scarse le probabilità di una reintroduzione dell’esame di coscienza. “In parlamento la destra non è così unita come nella commissione. Se ciò fosse reintrodotto, lanceremmo il referendum e lo vinceremmo”, sostiene il rappresentante del Gruppo per una Svizzera senza esercito.
Dal profilo organizzativo, l’esplosione delle domande pone qualche problema. Per esempio occorre moltiplicare i posti di accoglienza per i civilisti. Nel 2009, c’erano 1940 stabilimenti riconosciuti di pubblica utilità che proponevano 6’261 posti. Secondo i calcoli di Samuel Werenfels, nell’anno corrente se ne dovranno trovare dai 1’500 ai 1’700 in più.
Una questione d’attrattiva
Josef Lang ritiene comunque che, prima di intraprendere una ridefinizione, occorra una “analisi approfondita della situazione per far luce sulle ragioni che spingono così tanta gente ad abbandonare l’esercito”. Il parlamentare antimilitarista giudica pure necessaria una discussione sull’obbligo generale di servire e sul ruolo dell’esercito. Quest’ultimo attraversa “una crisi molto profonda”, afferma Lang.
“Molte reclute si rendono conto durante il servizio militare che questo non corrisponde a nulla. Desiderano dunque fare qualcosa che abbia più senso”, gli fa eco Rahel Ruch, pure membro del GSsE, secondo il quale l’esercito ha un “problema d’attrattiva”.
Per l’UDC, invece, è il servizio civile che è troppo attrattivo. “Perché lo si può compiere vicino a casa, perché fare qualcosa di sociale è visto meglio che servire il proprio paese”, afferma Silvia Bär. Circa il ruolo dell’esercito, è in corso un dibattito al quale l’UDC partecipa, reclamando meno burocrazia e il ritorno a una struttura a conduzione tradizionale.
Carole Wälti, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
In Svizzera l’obbligo generale di servire risale alla prima Costituzione elvetica del 1798. All’epoca suscitò l’opposizione di alcuni mennoniti e anabattisti.
Nel 1903, il socialista Charles Naine fu il primo cittadino svizzero a fare obiezione per ragioni non fondate su credenze religiose, ma per motivi di coscienza più ampi.
Le basi del servizio civile furono poste nel 1966, ma solo 30 anni dopo, nel 1996, divenne realtà grazie all’entrata in vigore di un decreto federale del 1992.
Nel frattempo erano state depositate varie iniziative popolari, fra cui quella “per un vero servizio civile basato sulla prova del fatto”, bocciata nel febbraio 1984 con il 64% dei voti.
La sostituzione dell’esame di coscienza con la prova dell’atto è stata approvata dalle Camere federali nell’ottobre 2008.
Il servizio civile dura una volta e mezzo il servizio militare. È posto sotto la responsabilità del Dipartimento federale dell’economia.
Può essere compiuto presso istituzioni pubbliche o private o progetti che sono riconosciuti di utilità pubblica.
Il luogo, il periodo e la durata del servizio civile grosso modo possono essere scelti liberamente. A determinate condizioni, può essere effettuato all’estero.
La coscrizione al servizio civile inizia al momento in cui la decisione di ammissione entra in vigore e termina al compimento dei 34 anni.
Le donne possono inoltrare una domanda di ammissione al servizio civile dopo essere state ammesse a quello militare.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.