Il terremoto in Marocco e gli sforzi umanitari
Il bilancio del terremoto in Marocco ha superato la quota di 2'800 persone morte, mentre numerose squadre di soccorso straniere si sono unite alle ricerche delle persone sopravvissute sulle montagne dell'Atlante. Lunedì la Catena della Solidarietà ha lanciato un appello per le donazioni. La Svizzera ha promesso un sostegno umanitario, ma sta ancora aspettando il via libera dal Governo marocchino.
La Catena della Solidarietà lancia un appello per il terremoto in Marocco
Lunedì la Catena della Solidarietà, il braccio umanitario della Società svizzera di radiotelevisione (SSR, di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch), ha lanciato un appelloCollegamento esterno per raccogliere donazioni dal pubblico svizzero a favore delle vittime del terremoto.
La Catena della Solidarietà ha individuato due organizzazioni partner svizzere in Marocco – CFDCollegamento esterno (Christlicher Friedensdienst) e Médecins du Monde –Collegamento esterno per contribuire a fornire aiuti di emergenza, come coperte, alimenti per bambini e altri beni di prima necessità.
“La situazione è molto difficile sul posto”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch Judith Schuler, direttrice della comunicazione e della raccolta fondi della Catena della Solidarietà. “Tutti cercano di dare quanto possono. Tutti vogliono fare qualcosa”.
Altri sviluppi
Link Catena della solidarietà Marocco
Collegamento esternoQuali aiuti di emergenza ha offerto la Svizzera al Marocco?
Sabato, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciatoCollegamento esterno un aiuto che comprende ripari d’emergenza, accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, oltre a medicinali e tecnologie di costruzione. Gli aiuti saranno accompagnati da un team di otto specialisti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA). La squadra è pronta per essere inviata nel Paese, ma le autorità marocchine non hanno ancora risposto formalmente all’offerta svizzera, afferma il DFAE.
Altre offerte di aiuto internazionali
Domenica, le autorità marocchine hanno dichiarato di aver “risposto favorevolmente” alle offerte di aiuto delle squadre di ricerca e soccorso da Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti. Ma non hanno ancora accettato gli aiuti di Francia, Germania, Italia, Belgio, Israele, Turchia e Stati Uniti.
L’agenzia di stampa statale ha dichiarato che “le autorità marocchine hanno effettuato una precisa valutazione dei bisogni sul campo, in considerazione del fatto che la carenza di coordinazione, in queste situazioni, potrebbe essere controproducente”.
Il Marocco ha dispiegato ambulanze, squadre di soccorso e forze militari nella regione per contribuire alla gestione dell’emergenza.
Martedì, la Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), con sede a Ginevra, ha lanciato un appello di emergenza per raccogliere 100 milioni di franchi svizzeri (112,3 milioni di dollari) per sostenere le vittime del terremoto in Marocco con acqua, servizi igienici e alloggi.
Perché il Marocco esita ad accettare l’offerta di sostegno della Svizzera e di altri Paesi?
Silvio Flückiger, vicecapo dell’unità di crisi del CSA, ha dichiarato lunedì al quotidiano Le Temps che il team di esperte ed esperti della Confederazione era operativo e sarebbe stato pronto a salire su un aereo entro poche ore dal ricevimento del via libera da parte delle autorità marocchine.
Flückiger ritiene che la squadra possa essere coinvolta in un secondo momento. Per ora, il Marocco si trova nella fase di salvataggio e di primo soccorso, mentre “l’offerta della Svizzera è rivolta soprattutto alle persone sopravvissute”, ha dichiarato.
“Ogni crisi è diversa e ogni Paese reagisce a modo suo al disastro che lo colpisce. Spetta a ogni Stato determinare il sostegno di cui ha bisogno”, ha aggiunto Flückiger. “Secondo le informazioni forniteci dall’ambasciata svizzera a Rabat, l’esercito e la protezione civile sono ben organizzati e strutturati per rispondere alle esigenze. Ma è vero che ci sono anche molti problemi di accesso nelle aree remote dell’Atlante”.
Ci sono anche altre ipotesi sul perché il Marocco esiti. L’esperto di Nord Africa Beat Stauffer ha dichiarato alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF che “il Marocco vuole ovviamente inviare alla Francia il segnale della sua indipendenza e del fatto che non ha più bisogno della vecchia potenza coloniale. Non vuole apparire come un Paese in via di sviluppo che non è in grado di far fronte a questo tipo di calamità naturale da solo.”
Qual è la situazione umanitaria?
Il terremoto di magnitudo 6,8 ha colpito poco dopo le 23:00 ora locale dell’8 settembre. L’epicentro è stato vicino alla città rurale di Ighil, nella provincia di Al Haouz, sulle montagne dell’Alto Atlante, 70 chilometri a sud di Marrakech. In molti villaggi e città montane i danni sono stati devastanti, con vari edifici crollati.
La TV di Stato ha riferito nella tarda serata di lunedì che il bilancio delle vittime è salito a 2’862 persone morte e 2’562 ferite, ma sono cifre che sembrano destinate a salire. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che più di 300’000 persone sono state colpite dal disastro.
Poiché gran parte della zona del terremoto si trova in aree difficilmente raggiungibili, le autorità non hanno rilasciato alcuna stima del numero di persone disperse e le speranze di trovare gente ancora in vita sotto le macerie si affievoliscono con il passare del tempo.
Poiché l’area più colpita si trova su un terreno accidentato e isolato, martedì il quadro non era omogeneo: in alcune zone sono state allestite tendopoli organizzate e i rifornimenti sono stati trasportati per via aerea, mentre in altre località non è arrivato alcun aiuto a causa delle strade bloccate dalle rocce e dalla terra smossa dal sisma.
Dato che le operazioni di soccorso del Governo stanno iniziando lentamente, molte persone del posto stanno facendo il possibile per aiutare, ad esempio portando a un punto di raccolta vicino a Marrakesh cibo, coperte e altri generi di soccorso che sono poi distribuiti nelle regioni più remote, ha riferito la SRF.
Il corrispondente di SRF Daniel Glaus ha spiegato: “Le distanze sono molto grandi; spesso si rimane bloccati a lungo, perché le strade hanno una sola corsia e alcune sono ancora sepolte dai detriti”. Inoltre, sembrerebbe mancare il coordinamento quando si tratta di aiuti. “Molti convogli di aiuti sono in arrivo, ma non si sa chi stia andando dove”, ha aggiunto. “C’è molta buona volontà, ma troppo poco coordinamento”.
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