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Il Ticino festeggia la sua prima donna

Chiara Simoneschi-Cortesi: la prima cittadina svizzera circondata dai bambini a Lugano, all'Università della Svizzera italiana Keystone

Eletta alla presidenza del Consiglio nazionale, Chiara Simoneschi-Cortesi è stata festeggiata in Ticino, che dopo trent'anni torna ad essere rappresentato alla carica politica più alta del Paese.

“Signora prenda, sono freschi, li ho preparati questa mattina, così se ha fame li può mangiare”. Ad Airolo, prima tappa ticinese del treno speciale della prima cittadina della Svizzera, un bambino sorridente tende un sacchetto di popcorn a Chiara Simoneschi-Cortesi.

È forse una delle immagini più spontanee e autentiche di una giornata di festa, durante la quale si sono intrecciati discorsi ufficiali, momenti formali, abbracci affettuosi, sorrisi complici, immancabili frasi fatte e strette di mano di circostanza.

È sicuramente il momento in cui Chiara Simoneschi-Cortesi, parlando di Airolo come “la porta di casa del nostro Ticino”, ha privilegiato i toni dell’affetto, ponendo l’accento sull’amore per la propria terra e sull’importanza delle relazioni.

“Quando ero piccola – spiega la presidente del Nazionale circondata da bandiere rosso-blu e con la croce svizzera – e tornavo da ricorrenti soggiorni a Berna dalla mia nonna, oppure quando da giovane studentessa rientravo in Ticino, l’uscita della galleria del San Gottardo era per me, e lo è ancora oggi, un momento di intensa gioia”.

“Il primo sguardo – continua – va a cercare il cielo sopra il Sasso della Boggia, il secondo verso Sud, per captare quella luce che è propria del nostro Paese. Luce intensa anche d’inverno, luce che ti entra negli occhi, nel cuore, e ti rende felice”. Un’esperienza, quella evocata da Simoneschi-Cortesi, vissuta e condivisa da moltissime altre persone.

La luce contro il buio della volgarità

Ed è con la luce della ragione dentro il cuore e nello sguardo, che Chiara Simoneschi-Cortesi risponde con assoluta eleganza ai virulenti e volgari attacchi del “Mattino della domenica” (l’organo di informazione della Lega dei ticinesi).

Insulti che non offendono solo tutte le donne e le istituzioni, ma tutto il Ticino e da cui si sono distanziati due politici leghisti, al momento ai vertici delle istanze politiche ticinesi: il presidente del Consiglio di Stato Marco Borradori e il presidente del Gran Consiglio Norman Gobbi.

Un atto di coraggio dovuto e un irrinunciabile gesto di responsabilità civica, atteso e preteso da molti ticinesi e apprezzato da Chiara Simoneschi-Cortesi, che ha ricordato una celebre frase di Martin Luther King. “Le nostre vite cominciano a finire quando stiamo zitti di fronte alle cose che contano”.

“Accolgo con gioia il ritorno del nostro cantone alla più alta carica parlamentare elvetica, dopo trenta lunghi anni di assenza” sottolinea Marco Borradori nell’aula magna dell’Università della Svizzera italiana a Lugano, gremita di ospiti e di semplici cittadini.

“Chiara Simoneschi Cortesi – riconosce il presidente del Governo – è sempre stata un’appassionata promotrice del principio della parità di trattamento fra le lingue e le culture del nostro Paese. Il suo accesso a questa carica è lo splendido coronamento della sua carriera politica. Ma un traguardo non rappresenta mai la fine di un viaggio, bensì l’inizio di un nuovo percorso”.

Il primo giorno di una nuova sfida

Il nuovo percorso di Chiara Simoneschi-Cortesi inizia proprio mercoledì mattina. Stazione ferroviaria di Berna, binario numero 8: il treno speciale messo a disposizione della prima cittadina svizzera, si appresta a lasciare la capitale federale. Ospiti, familiari, amici e politici arrivano alla spicciolata, stretti nei loro mantelli, per scongiurare il freddo pungente.

Impossibile non intravedere Christophe Darbellay, che svetta su tutti. Il presidente del Partito popolare democratico stringe mani, regala sorrisi. E poi, serena, arriva anche la prima passeggera di quel treno: Chiara Simoneschi-Cortesi, “scortata” a distanza dagli sguardi attenti del figlio e del compagno.

Tutti in carrozza, e via verso il Ticino. A bordo la deputazione ticinese alle Camere federali quasi al completo, il presidente dei Verdi Ueli Leuenberger, i due vicepresidenti del Nazionale Pascale Bruderer (socialista) e Jean-René Germanier (liberale radicale), la consigliera nazionale e grande amica Thérèse Meyer-Kaelin, Marco Solari, l’ex consigliere federale ticinese Flavio Cotti e un’altra grande signora “in pensione” della politica svizzera, la lucernese Judith Stamm. E sono solo alcuni dei tanti volti istituzionali.

A Lugano, tappa finale del treno, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey arriverà più tardi, direttamene da Oslo. L’enorme occhio impresso sul retro del suo ministeriale cappotto, impreziosito da pochi “strass” luccicanti, sembra riflettere la luce. Quella luce della ragione che aiuta a vederci chiaro, che non si vorrebbe mai spenta di fronte ad ogni forma di ingiustizia, di intolleranza e di disprezzo.

swissinfo, Françoise Gehring, Berna-Lugano

Due latini sono ai comandi delle Camere federali. La popolare democratica ticinese Chiara Simoneschi, 62 anni, è stata eletta presidente del Consiglio nazionale per il periodo 2008-2009. Il socialista friburghese Alain Berset, 36 anni, presiede invece il Consiglio degli Stati.

Chiara Simoneschi-Cortesi, che succede al democentrista vodese André Bugnon, è la nona donna ad accedere alla poltrona di presidente dell’Assemblea federale, due anni dopo la radicale argoviese Christine Egerszegi, e la settima di lingua italiana.

Chiara Simoneschi-Cortesi regala al Ticino la settima presidenza del Consiglio nazionale. Ecco da chi è stata preceduta:

1853 Giovan Battista Pioda, liberale
1921 Evaristo Garbani, liberale
1933 Ruggero Dollfus, conservatore
1951 Aleardo Pini, liberale radicale
1973 Enrico Franzoni, conservatore
1979 Luigi Generali, liberale radicale

Quale presidente del Consiglio nazionale, a Chiara Simoneschi-Cortesi spetterà un battesimo del fuoco, quando il 10 dicembre – a Camere riunite – dovrà dirigere l’elezione di un nuovo consigliere federale.

Candidati alla successione di Samuel Schmid, due pesi massimi dell’Unione demcoratica di centro (UDC): l’ex consigliere federale – estromesso dalla stanza dei bottoni – Christoph Blocher e l’ex presidente dell’UDC Ueli Maurer.

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