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Il TPI apre un’inchiesta contro Carla Del Ponte

Carla Del Ponte nel 2007 prima di lasciare il TPI Keystone

L'ex procuratrice generale del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (TPI) è sospettata di aver esercitato pressioni e intimidazioni nei confronti di diversi testimoni. La corte dell'Aja ha quindi aperto un'inchiesta nei confronti di Carla Del Ponte, che respinge categoricamente le accuse.

Dopo aver condotto dal 1999 al 2007 le inchieste avviate dal TPI per far luce sui crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto nell’ex Jugoslavia, Carla Del Ponte si ritrova ora a sua volta nel mirino della corte internazionale.

Pubblicato dal settimanale il Caffè, l’atto IT-03-67-T del tribunale dell’Aja descrive nei dettagli le accuse mosse nei confronti dell’ex procuratrice, che svolge attualmente la funzione di ambasciatrice svizzera a Buenos Aires.

Secondo il documento, Carla Del Ponte e due suoi collaboratori, Hildegard Ürtz-Retzlaff e Daniel Saxon, avrebbero esercitato gravi pressioni nei confronti di vari testimoni durante la loro attività all’Aja.

Le rivelazioni fanno seguito ad una denuncia sporta dall’ultranazionalista serbo Vojislav Seselj, processato dal TPI per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’uomo politico è accusato tra l’altro di aver arruolato e finanziato miliziani serbi, che si sono resi responsabili di massacri durante il conflitto in Bosnia.

Minacce e ricatti

A detta di Seselj, alcuni testimoni sarebbero stati privati del sonno durante gli interrogatori e avrebbero subito minacce, ricatti e intimidazioni allo scopo di costringerli a testimoniare in suo sfavore.

Uno dei testimoni, Aleksander Stefanovic, avrebbe confessato di essere stato “incoraggiato” dall’ex premier serbo Zoran Djindjić e da Carla Del Ponte a recarsi all’Aja nel 2003 per rilasciare una dichiarazione con l’obiettivo di eliminare Vojislav Seselj dalla scena politica di Belgrado. In cambio il testimone non avrebbe subito alcuna incriminazione.

Tra le accuse mosse nei confronti di Carla Del Ponte vi è anche quella di aver contribuito a spingere Milan Babic a suicidarsi. L’ex leader dei serbi di Croazia si è impiccato in cella non essendo più stato “in grado di sostenere le pressioni esercitate contro di lui”.

Accuse non nuove

Accuse tutte da verificare, tenendo conto delle fonti, ma che sembrano essere state prese sufficientemente sul serio dal TPI per decidere di aprire un’inchiesta. Secondo quanto rivelato questa settimana dal giornale inglese The Guardian, la decisione della corte internazionale risale al 29 giugno.

L’apertura dell’inchiesta sarebbe stata sollecitata dal giudice Jean-Claude Antonetti, che presiede il processo a carico di Seselj. Il magistrato ha chiesto al cancelliere del TPI di nominare un avvocato indipendente per indagare sui sospetti che gravano nei confronti di Carla Del Ponte.

Il magistrato dovrà “indagare su eventuali intimidazioni o pressioni, anche indirette, esercitate da certi inquirenti dell’accusa”, si legge nella decisione del giudice Antonetti, pubblicata sul sito internet del TPI. Dovrà inoltre rivelare se esistono “motivi sufficienti” per avviare una procedura per oltraggio.

Accuse nei confronti dei metodi impiegati da Carla Del Ponte durante la sua attività all’Aja non sono nuove. Lo stesso leader serbo Slobodan Milosevic si era scagliato a più riprese contro l’ex procuratrice generale, affermando che si era particolarmente accanita contro di lui.

Assurdità per la Del Ponte

Si tratta di “assurdità”, ha dichiarato al settimanale “Il Caffé” Carla del Ponte, che si trova in questi giorni in Ticino. “Non ho assolutamente niente da rimproverarmi, ho la coscienza a posto”, ha detto l’ambasciatrice in Argentina, spiegando al giornale domenicale che avrebbe tanta voglia di dire la sua su questa vicenda, per smontare le accuse, ma non può farlo.

Per poter aprire la bocca, sarebbe necessaria una speciale autorizzazione del Dipartimento federale degli affari esteri. Ma senza il permesso di Berna non le è possibile parlare con i media, ha indicato Carla Del Ponte.

swissinfo.ch e agenzie

Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, che ha sede all’Aja, in Olanda, è la prima corte per crimini di guerra costituita in Europa dalla Seconda guerra mondiale

Il Tribunale è stato creato nel 1993 in virtù della risoluzione 827 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e in risposta alle minacce per la pace e la sicurezza internazionale rappresentate dalle gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse sul territorio dell’ex Jugoslavia negli anni ’90.

Il TPI è chiamato a giudicare gli eventi avvenuti in 4 differenti conflitti: in Croazia (1991-95), in Bosnia-Erzegovina (1992-95), in Kosovo (1998-99) e in Macedonia (2001).

Nata nel 1947, Carla Del Ponte passa l’infanzia a Bignasco, nel canton Ticino.

Studia giurisprudenza nelle università di Berna e Ginevra.

Nel 1972 ottiene la patente di avvocato e notaio in Ticino.

Nel 1981 è nominata giudice istruttrice del canton Ticino. Nel 1985 assume l’incarico di procuratore generale presso il ministero pubblico del canton Ticino.

Dal 1994 al 1999 è procuratrice generale della Confederazione.

Nel 1999 è nominata dalle Nazioni unite procuratrice capo del TPI dell’Aja, dove segue i procedimenti sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia e, fino al 2003, sul genocidio in Ruanda.

Il suo lavoro consente di far arrestare e portare in tribunale decine di persone accusate di genocidio e altri crimini di guerra. Fra questi spicca il nome dell’ex presidente serbo Slobodan Milosevic, poi deceduto in carcere all’Aja nel 2006, prima che si concludesse il suo processo.

Nel 2007 conclude il mandato al TPI e nel 2008 assume la carica di ambasciatrice svizzera in Argentina.

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