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Il voto sui minareti è «un’occasione per riflettere»

I cittadini svizzeri si recano alle urne almeno quattro volte all'anno RDB

Oswald Sigg, ex portavoce di cinque ministri elvetici e del governo, critica le prese di posizione di alcuni consiglieri federali dopo l'esito della recente votazione.

Secondo Sigg – autore di una tesi di dottorato sul funzionamento dell’iniziativa popolare – lo scrutinio potrebbe avere degli effetti benefici: in particolare, suscitare una discussione sulla questione dell’integrazione.

swissinfo.ch: Lei è un attento osservatore della politica elvetica, inoltre ha vissuto l’amministrazione federale dall’interno. Aveva previsto questo risultato?

Oswald Sigg: Assolutamente no, ma sono sempre stato pessimo nei pronostici. Ho comunque cominciato ad avere dubbi quando alcuni parenti mi hanno riferito che parecchi loro conoscenti avevano annunciato apertamente l’intenzione di votare a favore del divieto.

Ho però pensato che fosse una previsione esagerata. Il mio giudizio si basava sulle discussioni in seno all’esecutivo e all’amministrazione, nel periodo in cui ero ancora portavoce del governo.

Lo scorso anno, il consiglio federale aveva ritenuto che per motivi di politica estera non fosse possibile una lunga discussione di fondo sull’islam nel quadro di questa iniziativa.

swissinfo.ch: Si è trattato di un errore?

O.S.: È stato certamente un errore sottoporre al popolo questa iniziativa in tempi così rapidi. Solitamente, possono trascorrere anche tre anni tra la consegna delle firme e il voto. Purtroppo, con il senno di poi è sempre più facile prendere le decisioni migliori. Questa fretta ha suscitato scetticismo, e molte persone si sono chieste perché il governo intendeva evitare un ampio dibattito.

Sarebbe stato più sensato permettere una discussione di fondo su tutte le questioni nate nel contesto di questa iniziativa, per esempio il velo islamico. Ma in seno al parlamento e all’amministrazione si temeva che ciò costituisse una cassa di risonanza per i favorevoli all’iniziativa.

swissinfo.ch: Come giudica le reazioni espresse dopo il voto?

O.S.: Le reazioni che ho letto tra i contributi inviati dai lettori ai giornali e le impressioni raccolte discutendo con la gente sono incoraggianti. Ora, forse, nascerà quella discussione che il governo voleva evitare prima del voto.

Vi sono molte opinioni diverse, ma il fatto positivo è l’assenza di pareri autorevoli che rifiutano categoricamente di accettare il risultato o che mettono in discussione la democrazia diretta e la sua pietra miliare, ossia l’iniziativa popolare.

swissinfo.ch: Ritiene a sua volta che un voto analogo negli altri paesi europei avrebbe avuto lo stesso risultato?

O.S.: Sì. In occasione di una recente visita a Berlino, sono stato colpito dal tono intriso di odio e razzismo che contraddistingue i discorsi – persino in alcuni ambienti ufficiali – quando si affrontano questioni come l’Islam e l’integrazione. La nostra democrazia diretta è comunque unica, e all’estero siamo invidiati per questa particolarità.

swissinfo.ch: Ma qualsiasi iniziativa deve essere obbligatoriamente sottoposta al voto? Non sono necessari dei meccanismi di controllo supplementari?

O.S.: Per quanto ne so, l’iniziativa sui minareti non viola il principio della libertà di culto. Persino gli esperti erano divisi su questo punto, e pertanto è stato giusto sottoporre il testo al verdetto del popolo. Il divieto di costruire nuovi minareti è un caso estremo, ma non supera comunque i limiti né sul piano giuridico, né su quello politico-morale.

swissinfo.ch: Questo voto rappresenta una svolta?

O.S.: Lo considero come un cambiamento nella storia delle votazioni, poiché i cittadini – in modo chiaro e sorprendente – si sono espressi contro la volontà del governo e del parlamento. Ora vi sarà una discussione approfondita sull’Islam, sull’integrazione e sulla democrazia diretta: si tratta di un fatto positivo.

Quando l’ex presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ha dichiarato che è necessario chiedersi se tutte le iniziative devono essere sottoposte al popolo, egli mette in dubbio il fondamento stesso della nostra democrazia. Inoltre, mi ha molto irritato il modo in cui la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey si è quasi scusata pubblicamente per la decisione popolare.

swissinfo.ch: Per il governo non sarà comunque facile spiegare questo voto all’estero.

O.S.: Evidentemente non è piacevole spiegare un verdetto che non si condivide, ma tutto dipende da come lo si fa.

A questo proposito, è necessario tenere presente che nella Confederazione non vi è un vero e proprio governo. Infatti il Consiglio federale è l’esecutivo, ed esegue quindi le decisioni del parlamento e del popolo. Queste ultime devono essere accettate, senza “se” o “ma”.

swissinfo.ch: Quale ruolo hanno avuto i sondaggi durante la campagna, considerando che il risultato finale è stato completamente diverso?

O.S.: A mio parere, i sondaggi realizzati prima del voto non hanno nulla a che fare con la nostra democrazia. Abbiamo la possibilità di votare, non ci servono inchieste per sapere – in teoria – ciò il popolo pensa.

I sondaggi possono avere un effetto demotivante sui cittadini. Possono persino falsare il voto ufficiale. A mio parere, gli ambienti interessati dovrebbero, di comune accordo, smettere di pubblicare i sondaggi cinque settimane prima dello scrutinio [attualmente questo intervallo è di 10 giorni].

Urs Geiser et Federico Bragagnini, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Nato nel 1944, ha studiato sociologia, economia politica e aziendale presso le Università di San Gallo, Parigi e Berna.

Durante la sua carriera professionale, Oswald Sigg è stato caporeddatore dell’Agenzia telegrafica svizzera e ha lavorato come responsabile della comunicazione presso la Società svizzera di radiotelevisione, tre dipartimenti federali e complessivamente cinque ministri.

Dal 2005 fino al 2009 ha ricoperto la carica di vicecancelliere della Confederazione e quindi portavoce del governo svizzero.

Vari membri del Club Helvétique, che riunisce intellettuali svizzeri di fama, auspicano che il divieto di costruire minareti scompaia dalla Costituzione federale. L’associazione non ha comunque ancora un progetto definitivo: le ipotesi più accreditate sono un’iniziativa popolare o una parlamentare.

Il Tribunale federale, la più alta istanza giuridica del paese, ha peraltro già ricevuto due ricorsi contro il “sì” all’iniziativa sui minareti

Secondo il ministro Moritz Leuenberger, iniziative popolari come quella sui minareti o sull’internamento a vita dei criminali molto pericolosi dovrebbero essere bloccate sin dall’inizio. «La prossima volta dovremo essere più coerenti e dichiarare tali iniziative non valide», ha dichiarato in un’intervista.

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