Imposta di successione: «Un obiettivo liberale, non di sinistra»
Sgravare la classe media, rafforzare l’AVS e ripartire gli oneri in modo più equo: è l’obiettivo della riforma dell’imposta di successione. H, membro del comitato d’iniziativa, s’impegna in prima linea per la riforma, perché a suo avviso la Svizzera «ha perso l’equilibrio».
Negli ultimi anni ovunque in Svizzera la pressione fiscale sui patrimoni è stata allentata, per esempio attraverso la riduzione delle imposte sul capitale e delle imposte di mutazione oppure con l’abbassamento delle tasse sui redditi da capitale. Ad averne approfittato sono state soprattutto le grandi aziende e chi possiede ingenti capitali. I grandi patrimoni sono diventati ancora più grandi. Oggi le 10’000 persone più ricche della Svizzera possiedono più di quello che possiede il 90% di tutti i contribuenti.
L’iniziativa chiede che la somma delle eredità e delle donazioni che superano i 2 milioni di franchi sia tassata con un’aliquota del 20%. Le donazioni fino a 20’000 franchi l’anno e a persona sarebbero esentasse. L’iniziativa è sostenuta dal Partito evangelico svizzero, dal Partito socialista, dai Verdi e dal Partito cristiano-sociale, come pure dall’Unione sindacale svizzera (USS) e dall’organizzazione cristiana ChristNet.
L’iniziativa non crea nuove tasse – si tratta di una riforma fiscale. L’imposizione sulle eredità deve essere urgentemente riformata. Le ventisei regolamentazioni cantonali sull’imposta di successione appaiono come le macerie di un’infelice concorrenza fiscale. Mentre i discendenti, anche in caso di eredità cospicue, sono quasi ovunque esentati dal pagamento in un’imposta di successione, gli eredi con un grado lontano di parentela o senza rapporti di parentela con il defunto devono talvolta versare all’erario la metà della loro eredità. Con l’iniziativa, l’imposta sulla successione viene riordinata in base a criteri chiari. In particolare viene limitata alle grandi eredità.
Due miliardi per l’AVS
Un terzo dei proventi fiscali va ai cantoni come risarcimento per le imposte cantonali che verrebbero abolite. Due terzi confluiscono nel fondo dell’Assicurazione vecchiaia superstiti (AVS). Ciò permette un rafforzamento di questa importante assicurazione sociale. A causa dello sviluppo demografico, l’AVS ha bisogno di nuovi mezzi finanziari. Grazie all’imposta di successione sarà possibile rinunciare fino al 2021 a un finanziamento supplementare attraverso l’aumento dei contributi di datori di lavoro e lavoratori o dell’IVA. Si diminuiscono così i costi del lavoro e si aumenta il reddito a disposizione dei contribuenti. L’imposta di successione non aumenta perciò il rapporto spesa pubblica/PIL.
L’iniziativa non propone nuove imposte, ma una riforma fiscale. La maggior parte dei cantoni ha riscosso in passato un’imposta di successione. Nel quadro dell’accresciuta concorrenza fiscale, negli ultimi anni quasi tutti i cantoni ne hanno esentato i discendenti diretti. Sono invece rimaste in vigore le imposte sulle eredità di parenti alla lontana o persone senza relazioni di parentela, imposte dal carattere talvolta espropriatorio. Nel canton Basilea-Città un figlioccio paga per esempio fino al 49% di imposte su un’eredità ottenuta dal padrino o dalla madrina. L’iniziativa elimina questi inconvenienti, sostituendoli con una tassazione moderata delle grandi eredità. L’attuale imposizione sulle piccole eredità viene a cadere.
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La casa monofamiliare può essere ereditata senza pagare tasse
L’imposta riguarda solo la parte di eredità che supera i 2 milioni di franchi. Poiché la franchigia in una coppia sposata è applicata a ognuno dei coniugi, i genitori possono lasciare in eredità ai loro discendenti fino a 4 milioni di franchi esentasse. I proprietari di case monofamiliari non hanno dunque nulla da temere dall’imposta di successione. Anche una villa del valore di 5 milioni di franchi su cui grava un’ipoteca di un milione può essere lasciata in eredità senza pagare imposte di successione. Anche le regole sulle donazioni sono generose: donazioni di 20’000 franchi per anno e persona beneficiaria non sono tassate. Questa norma permette per esempio di versare ai figli cospicue somme per la formazione.
Le aziende familiari non sono toccate
Anche le piccole e medie imprese sono risparmiate dalla riforma. Secondo il testo dell’iniziativa, il parlamento deve elaborare delle esenzioni per salvaguardare le aziende familiari e i loro posti di lavoro. I promotori si immaginano una franchigia dell’ammontare di 50 milioni di franchi e un’aliquota fiscale del 5%. È fuori di dubbio che i partiti borghesi sosterranno le esenzioni, per cui una simile soluzione potrebbe contare su un’ampia maggioranza in parlamento. La successione nell’ambito di piccole e medie imprese rimarrà dunque esentasse.
L’ipotesi che i ricchi emigrino a causa dell’imposta di successione, come sostenuto dagli avversari, è piuttosto improbabile. La Svizzera offre alle persone facoltose sicurezza, infrastrutture eccezionali, un sistema sanitario eccellente, imposte moderate sul reddito e la sostanza, un sistema giuridico efficiente, buone opportunità abitative e un ambiente intatto – vantaggi a cui non rinunceranno tanto facilmente.
L’imposta di successione è un obiettivo liberale
L’imposta di successione non è un progetto di sinistra, ma un obiettivo che ha radici nel pensiero liberale. In sostanza si tratta di garantire che il successo economico dipenda dalle prestazioni personali. Se patrimoni sempre più grandi vengono trasmessi per via ereditaria, allora l’origine diventa un fattore determinante. Il principio della giustizia basata sul merito è così minato e l’economia di mercato è messa in discussione. Per questo ambienti liberali hanno chiesto ripetutamente un’imposta di successione efficiente. Nel 1971, la FDP tedesca ha per esempio presentato al parlamento tedesco le cosiddette «tesi di Friburgo», in cui rivendicava un’imposta di successione con un’aliquota del 75%. Anche in Svizzera esponenti liberali come Vreni Spoerry e Kaspar Villiger si sono espressi in favore di un’imposta di successione.
I pionieri dell’imposta di successione furono statunitensi. Negli USA già all’inizio del XIX secolo pensatori liberali si impegnarono per introdurre una tassa sulle eredità. Uno dei suoi più noti sostenitori fu il presidente repubblicano Theodore Roosevelt. Nel 1916 il Congresso decise l’introduzione di un’imposta di successione efficace. Quando otto anni fa il presidente George W. Bush ha tentato di abolirla, alcune dozzine di superricchi hanno finanziato inserzioni nei giornali in cui definivano l’abolizione ingiusta.
Senza una simile imposta, la democrazia diventerebbe una plutocrazia, un dominio dei ricchi.
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