Politica climatica svizzera: lodata all’estero, condannata in patria
La Svizzera è tra i paesi più performanti al mondo in materia di lotta al cambiamento climatico, secondo un rapporto internazionale. Un risultato che non ha tuttavia impedito a centinaia di studenti di manifestare contro “il fallimento della politica climatica svizzera”.
I buoni risultati ottenuti nel campo delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo di energia consentono alla Svizzera di essere tra i paesi più performanti nella lotta al cambiamento climatico, si legge nel Climate Change Performance Index 2019 (CCPICollegamento esterno). Presentato durante l’ultima conferenza internazionale sul clima a Katowice, il rapporto annuale di GermanwatchCollegamento esterno analizza gli sforzi intrapresi da 56 paesi, responsabili complessivamente del 90% delle emissioni globali. Quattro gli elementi presi in considerazione: riduzione dei gas serra, energie rinnovabili, consumi energetici e politiche climatiche.
Nel raffronto internazionale, la SvizzeraCollegamento esterno si piazza in nona posizione, migliorando così il risultato dello scorso anno (12esima). Meglio di lei hanno fatto soltanto Svezia – che si conferma il paese più all’avanguardia -, Marocco, Lituania, Lettonia e Regno Unito. Le prime tre posizioni della classifica non sono state attribuite in quanto nessun paese ha fatto abbastanza per contrastare efficacemente il cambiamento climatico e limitare il riscaldamento a 1,5°C, sottolinea il rapporto.
Il buon posizionamento della Svizzera è legato soprattutto al suo obiettivo di dimezzare le emissioni entro il 2030, anche con misure all’estero, e al buon sistema di trasporti pubblici, spiegano gli autori del CCPI.
Nel campo delle rinnovabili, la prestazione elvetica è invece meno spettacolare: il sistema di sostegno delle energie rinnovabiliCollegamento esterno comporta infatti lunghe liste di attesa, constatano gli esperti, che invitano la Svizzera ad avere un ruolo “più proattivo” nei negoziati internazionali e a impegnarsi maggiormente per il finanziamento delle misure di protezione e di adattamento climatico.
L’Italia perde terreno
L’ItaliaCollegamento esterno non ha mantenuto il suo posto tra i paesi più performanti, indica il Climate Change Performance Index 2019 (CCPI). In un anno, è scesa dalla 16esima alla 23esima posizione. L’Italia è riuscita a ridurre considerevolmente il consumo energetico pro capite e ha deciso di abbandonare progressivamente il carbone entro il 2025, analizzano gli esperti. Tuttavia, la Strategia energetica nazionale 2017 manca di ambizione e il settore delle energie rinnovabili soffre a causa del taglio degli incentivi e dell’incertezza normativa, si legge nel rapporto.
La protesta degli studenti
La buona valutazione della Svizzera nel quadro del CCPI non deve trarre in inganno. Secondo il gruppo di monitoraggio indipendente Climate Action Tracker (CAT), gli sforzi elvetici sono infatti “insufficienti”Collegamento esterno. Se tutti i governi dovessero agire come la Svizzera, il riscaldamento terrestre potrebbe raggiungere i 3°C, avverte il CAT.
Una situazione che sembra inquietare più il comune cittadino che il politico. Poco prima di Natale, centinaia di studenti sono scesi in strada in diverse città svizzere per protestare contro “il fallimento della politica climatica”. “Molti giovani in Svizzera non sono d’accordo con la politica odierna, nazionale e internazionale. Dobbiamo dire basta. C’è una crisi che mette in pericolo la nostra esistenza, quella del clima”, ha affermato Marie-Claire Graf, tra le organizzatrici della manifestazione di studenti a Zurigo.
A suscitare malumore è in particolare il dibattito parlamentare sulla nuova legge sul CO2Collegamento esterno, il principale strumento politico della Confederazione per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Durante l’ultima sessione, la Camera del popolo ha respinto il disegno di legge governativo, che approderà sui banchi della Camera dei Cantoni in primavera.
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