Soluzione “eurocompatibile” in vista
La legge d’applicazione dell’iniziativa „Contro l’immigrazione di massa “, discussa dal parlamento elvetico, è in dirittura d’arrivo. La camera bassa (Consiglio nazionale) ha seguito la camera alta (Consiglio degli Stati) nei punti essenziali. Il freno all’immigrazione deve essere implementato attraverso misure a favore dei disoccupati il tutto senza entrare in conflitto con l’ accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea.
Lunedì, per la seconda volta la camera bassa si è espressa sull’applicazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, che ha dominato l’agenda politica svizzera dal 9 febbraio del 2014. Nonostante l’iniziativa auspicasse una riduzione dell’immigrazione attraverso contingenti e tetti massimi, la maggioranza del parlamento si è espresso a favore di una soluzione che non mettesse in pericolo l’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione Europea.
Le due camere del parlamento sono concordi: i disoccupati residenti devono avere la precedenza presso le agenzie di collocamento. L’auspicio è che venga assunta meno manodopera straniera, dal momento in cui gli impieghi vacanti verrebbero occupati soprattutto da chi è registrato presso un ufficio del lavoro regionale.
Tuttavia, neanche chi ha proposto queste misure crede che aiuteranno davvero a ridurre in modo significativo l’immigrazione. E c’è molta indignazione in seno all’Unione democratica di centro (UDC), il partito della destra conservatrice che ha lanciato l’iniziativa. Anche lunedì l’UDC ha tentato, con proposte alternative, di silurare le misure compatibili con la libera circolazione. I suoi membri hanno parlato di soluzioni illusorie, che creerebbero mostri burocratici e porterebbero ad una resa incondizionata all’Unione europea. L’UDC voleva ridurre l’immigrazione con contingenti e tetti massimi, ma non ha trovato la maggioranza necessaria.
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La camera bassa si è espressa nell’ultima sessione a favore di una cosiddetta “preferenza indigena light”, che prevede unicamente l’obbligo per i datori di lavoro di segnalare i posti vacanti presso un centro regionale di collocamento. Tuttavia la camera alta ha optato per una versione più severa, secondo la quale i datori di lavoro dovrebbero giustificare per iscritto la mancata assunzione dopo un colloquio di una persona registrata presso un centro regionale di collocamento.
Solo un “mostriciattolo”?
Secondo le associazioni economiche questa soluzione creerebbe un “mostro burocratico” che scatenerebbe valanghe di azioni legali contro i datori di lavoro. La maggioranza dei deputati del Consiglio nazionale condividono queste preoccupazioni e hanno così ritoccato la decisione del Consiglio degli Stati.
Molti degli elementi auspicati dalla camera alta sono stati però mantenuti: oltre all’obbligo di segnalazione di un posto vacante presso un centro regionale di collocamento, in caso di disoccupazione “molto superiore alla media” in determinati gruppi professionali, settori di attività o regioni economiche, i datori di lavoro dovrebbero essere obbligati a convocare i disoccupati residenti il cui profilo corrisponde all’impiego. Tuttavia, se dimostrano che i candidati non possiedono le competenze necessarie, questo obbligo verrebbe a cadere.
Pareri non ufficiali hanno lasciato intendere nelle ultime settimane che l’UE accetterebbe un’applicazione dell’iniziativa nell’ambito della priorità d’assunzione indigena. Se l’effetto desiderato non sarà raggiunto, il parlamento potrebbe decidere di introdurre ulteriori misure, che però dovranno essere compatibili con la libera circolazione delle persone.
Traduzione dal tedesco, Zeno Zoccatelli
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