Giudici politicamente indipendenti: la Svizzera avanza a tentoni
L'iniziativa popolare sulla giustizia chiede di rivoluzionare il sistema di designazione dei giudici federali. Sebbene l'esito alle urne sia incerto, la proposta lanciata dal multimilionario Adrian Gasser ha già portato ad alcuni cambiamenti.
La Svizzera non vuole modificare il suo sistema giudiziario. O perlomeno, non i suoi politici. Il Consiglio federale (governo) e il Consiglio nazionale, e da ultimo il Consiglio degli Stati, si sono già espressi contro l’iniziativa sulla giustizia. Gli elettori svizzeri avranno quindi l’ultima parola poiché l’iniziativa sarà sottoposta a votazione popolare.
Tutti concordano sul fatto che l’iniziativa solleva delle questioni legittime. Tuttavia, durante i dibattiti in Parlamento, tutti i partiti hanno affermato che benché non sia perfetto, il sistema attuale funziona bene. C’è comunque un potenziale di ottimizzazione.
Nonostante varie proposte – da parte di deputati e dell’Associazione svizzera dei magistrati – non è stato elaborato alcun controprogetto. Un punto è considerato particolarmente problematico: la nomina per estrazione a sorte dei giudici del Tribunale federale, la più alta istanza giuridica in Svizzera.
Questa opzione è stata definita “estrema” durante i dibattiti in Parlamento e senza il sostegno delle Camere o del Governo, le domande di referendum e le iniziative popolari hanno molte meno possibilità di successo. Considerando che 9 iniziative popolari su 10 sono respinte in Svizzera, quella sulla giustizia non sembra destinata a superare lo scoglio delle urne.
Tuttavia, come spesso accade, i promotori dell’iniziativa hanno comunque già ottenuto una vittoria. Diversi punti della proposta sono stati ripresi dal Parlamento. Anche se questi sono discussi da tempo dalla politica svizzera, è stata la pressione dell’iniziativa e delle sue 130’000 firme ad averli portati in Parlamento.
Si tratta di depoliticizzare la giustiziaCollegamento esterno: i giudici federali dovrebbero essere eletti solo sulla base delle loro qualifiche (e non dell’appartenenza a un partito), mediante un sorteggio, da un gruppo di esperti – e non più dal Parlamento, come avviene attualmente. Inoltre, dovrebbero essere eletti una sola volta e rimanere in carica fino all’età di 70 anni. Inoltre, verrebbe introdotta la possibilità di una procedura di revoca. Secondo il comitato d’iniziativa, questo dovrebbe garantire l’indipendenza della magistratura – e con essa la separazione dei poteri.
Posizione di partenza complicata
Ufficialmente, i giudici in Svizzera non devono appartenere a un partito. Non è però un segreto che i loro mandati sono assegnati secondo una chiave di ripartizione che tiene conto della forza dei partiti in Parlamento, in quello che può essere considerato una sorta di “gentlemen’s agreement” informale. Senza l’adesione a un partito, un giudice non ha praticamente nessuna possibilità. L’ultima nomina di un giudice senza partito risale al 1942.
Questa situazione è stata spesso criticata in passato. Da un lato, perché mantiene un’assegnazione delle posizioni percepita come discutibile dal punto di vista della separazione dei poteri, e che tra l’altro non mette al centro le qualifiche. D’altra parte, perché questa non garantisce una rappresentanza adeguata delle componenti sociali nei tribunali. La proporzione di membri di un partito nell’elettorato è infatti stimata al 7% – una valutazione approssimativa siccome non esiste un registro uniforme.
Un altro punto centrale della critica – che riguarda non solo i giudici federali ma tutti i giudici del Paese – è la tassa sul mandato. Si tratta di una particolarità del sistema giudiziario svizzero, che stabilisce che i giudici eletti devono versare una quota al proprio partito. L’importo varia a seconda del partito e del livello politico.
Questa tassa sul mandato è già stata oggetto di critiche internazionali: il GRECO, l’organo anticorruzione del Consiglio d’Europa, ha rimproverato la SvizzeraCollegamento esterno, sostenendo che la tassa contraddice il principio dell’indipendenza della giustizia.
Al momento, è pendente un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno che chiede di vietare ai giudici federali di fare versamenti ai partiti. Il suo autore, il deputato liberale radicale Beat Walti, afferma che la questione lo preoccupa da tempo. L’iniziativa sulla giustizia ha contribuito a portarla in Parlamento.
In un secondo momento, anche il Consiglio degli Stati discuterà della possibilità di istituire un comitato consultivo di esperti per assistere la Commissione giudiziaria – incaricata dell’elezione dei giudici federali – durante le procedure di selezione. Ciò significa che due punti chiave dell’iniziativa saranno trattati dal Parlamento prima della votazione popolare.
Giustizia politicizzata
L’iniziativa sulla giustizia è un’idea dell’imprenditore Adrian Gasser. A suo avviso, la situazione attuale è molto più drammatica: la magistratura è un’estensione dei partiti, è politicizzata e la fiducia nelle istituzioni viene meno. Gasser ha quindi lanciato (e finanziato privatamente) l’iniziativa per sostenere la separazione dei poteri e l’indipendenza della giustizia.
Gasser è ancora fiducioso che l’iniziativa possa ottenere una maggioranza alle urne. Interrogato sui cambiamenti già introdotti grazie alla sua proposta, afferma soddisfatto: “Sì, siamo riusciti a smuovere le cose”. È comunque consapevole che le modifiche alla legge sono state fatte principalmente per ragioni tattiche, al fine di ridurre le possibilità dell’iniziativa alle urne. Ma la campagna si terminerà soltanto quando l’elettorato si sarà espresso.
Conservatorismo vs. rafforzamento del potere
L’avvocato Alfio Russo è d’accordo con la constatazione di Gasser. I tribunali in Svizzera sono troppo politicizzati, sostiene. Nel quadro della sua tesi di dottorato ha effettuato un confronto giuridico internazionale sull’elezione dei giudici. È giunto alla conclusione che in Svizzera la pressione politica è sostanziale. Questo ha anche a che fare con un’altra peculiarità elvetica: la rielezione.
Nella maggior parte dei Paesi, i giudici delle istanze giuridiche più alte sono eletti una sola volta, di solito per un periodo relativamente lungo. Nel caso della Corte europea dei diritti umani, per esempio, il mandato è di nove anni, negli Stati Uniti è a vita. In Svizzera, invece, i giudici federali devono essere rinominati ogni sei anni. Poiché l’elezione dipende dai voti del loro partito, è possibile che ci siano dei rapporti di dipendenza.
Russo sottolinea il carattere insolito della procedura di estrazione a sorte: in tale forma, non esiste attualmente in nessun Paese. In Francia, i giudici seguono un percorso di carriera specifico, mentre nel mondo anglosassone sono nominati da commissioni di esperti. In Svizzera, questo ruolo è affidato invece ai politici.
L’idea del sorteggio non è nuova: c’era nell’antica Grecia, nelle Repubbliche italiane del Medioevo e persino nei Cantoni della vecchia Confederazione svizzera. Tuttavia, Russo ritiene che sia incompatibile con il sistema giudiziario di oggi. Sarebbe meglio puntare su un comitato elettorale adeguato, afferma.
Il fatto che i partiti e il Parlamento vogliano mantenere le modalità attuali è secondo lui un segno di conservatorismo. Questo, sostiene, è supportato dal fatto che non esiste una divergenza sinistra-destra sulla questione. Inoltre, la supremazia della politica è considerata un garante della legittimità democratica. Alfio Russo è comunque dell’opinione che l’iniziativa sulla giustizia, malgrado alcune lacune, sollevi questioni legittime.
Forse è solo una questione di tempo prima che il sistema si riformi da solo. L’anno scorso, la decisione dei giudici del Canton Giura di non più pagare la tassa sui mandati ha fatto parecchio scalpore. I partiti interessati non hanno celato la loro irritazione, dato che a livello cantonale questi contributi rappresentano delle entrate finanziarie importanti. “Il sistema di rielezione va rivisto”, ha reagito un rappresentante dell’Alleanza del centro, ritenendo inaccettabile che i giudici non versino più nulla, quando poi chiedono il sostegno dei partiti per la loro nomina…
I giudici possono essere obiettivi? Leggete le considerazioni di un esperto sulla storia dello sviluppo del sistema giudiziario svizzero:
Altri sviluppi
“Un giudice obiettivo è un ideale, forse perfino un’illusione”
Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio
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