Secco no all’iniziativa per l’unificazione federale
Importi e criteri di attribuzione delle borse di studio in Svizzera continueranno a differire a seconda dei cantoni. Nel voto odierno, l’iniziativa popolare che chiedeva un’unificazione, tramite il trasferimento della competenza normativa alla Confederazione è infatti stata sonoramente bocciata.
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Risultati delle votazioni del 14 giugno 2015
L’iniziativa “Sulle borse di studioCollegamento esterno” è stata respinta con i no del 72,5% dei votanti e di tutti i cantoni. Se il rifiuto era atteso, le sue dimensioni hanno superato i pronostici della vigilia. Nell’ultimo sondaggio dell’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), pubblicato dieci giorni fa, soltanto il 50% del campione rappresentativo di elettori intervistati aveva annunciato che avrebbe votato no, contro il 38% di sì e il 12% di incerti.
Promotrice dell’iniziativa, l’Unione svizzera degli studenti universitari (USUCollegamento esterno), vede in questo risultato il rifiuto “di democratizzare la formazione in Svizzera”. L’USU non si lascia però scoraggiare dall’ampiezza del verdetto e rileva gli effetti positivi che ha avuto il dibattito sull’oggetto in votazione. Il fatto che il sistema della borse di studio debba essere riformato non è più combattuto, ha detto oggi all’agenzia di stampa ats Maxime Mellina dell’USU.
L’iniziativa mirava a porre fine alla situazione attuale, in cui sia le possibilità di percepire una borsa di studio sia il suo ammontare variano notevolmente da un cantone all’altro, come si vede nel grafico.
Oltre a trasferire la competenza normativa in materia di sussidi alla formazione terziaria dai cantoni alla Confederazione, il testo sottoposto oggi al voto popolare precisava che “i sussidi all’istruzione garantiscono durante una prima formazione terziaria riconosciuta un tenore di vita minimo”.
La proposta dell’USU aveva il sostegno dei partiti socialista, verdi ed evangelico, mentre tutte le altre formazioni politiche rappresentate nel parlamento federale la combattevano, giudicandola un’ingerenza nella sovranità cantonale e dunque una violazione del federalismo elvetico.
Puntare sul Concordato intercantonale
Per il ministro della formazione e della ricerca Johann Schneider-Ammann il risultato odierno è un riconoscimento dell’attuale sistema di formazione, che ha dato i suoi frutti. I cantoni conoscono meglio i bisogni dei loro studenti che la Confederazione, ha osservato. Il ministro ha d’altra parte ricordato che l’armonizzazione chiesta dall’iniziativa è anche uno degli scopi del Concordato sulle borse di studioCollegamento esterno.
E proprio l’adesione di tutti i cantoni a questo accordo è l’obiettivo che persegue adesso l’USU: “non possiamo accettare che alcuni studenti siano svantaggiati solo a causa del loro luogo di domicilio”, afferma Maxime Mellina.
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L’adesione al Concordato è la via auspicata anche dal presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione Christoph Eymann, che si è rallegrato del rifiuto dell’iniziativa, come pure dal Consiglio dei Politecnici federali.
Entrato in vigore nel 2013, il Concordato intercantonale fissa norme minime per l’attribuzione di borse di studio e i loro importi, al fine di garantire un’armonizzazione dei criteri. Finora vi hanno aderito 16 cantoni su 26.
Poiché il Concordato non è vincolante per i cantoni che non lo firmano, per incentivare l’armonizzazione a livello nazionale, il parlamento ha adottato una revisione della Legge federale sui sussidi all’istruzioneCollegamento esterno, come controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Sulle borse di studio”. Ora che l’iniziativa è stata respinta, la revisione di legge potrà essere messa in vigore. Essa subordina i contributi della Confederazione al rispetto delle disposizioni minime formali del Concordato.
Una vecchia rivendicazione studentesca
Organizzazione ombrello delle associazioni studentesche di università, politecnici e scuole universitarie professionali della Confederazione, l’Unione svizzera degli e delle universitari-e (USU) ha lanciato nel luglio 2010 l’iniziativa popolare “Sulle borse di studio” e l’ha depositata nel gennaio 2012 con più di 117mila firme valide. L’USU è dunque riuscita a superare la soglia delle 100mila sottoscrizioni necessarie per sottoporre il testo al voto popolare. Così il 14 giugno 2015 ha affrontato per la prima volta il verdetto delle urne su una richiesta per cui si batte sin dai primi anni ’70.
Prima di quella attuale, l’USU aveva già lanciato due iniziative popolari sul tema. Nel 1972 depositò quella denominata «Per il finanziamento della formazione degli adulti (Modello di Losanna)», poi ritirata nel 1974. Nel 1991 tornò alla carica con l’iniziativa «Formazione per tutti: Armonizzazione delle borse di studio», ma non riuscì a raccogliere il numero di firme necessarie.
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