Iniziativa sull’oro: un voto di fiducia verso la BNS
Il popolo elvetico ha seccamente respinto l’iniziativa “Salvate l’oro della Svizzera”, che voleva costringere la Banca nazionale svizzera a detenere almeno il 20% delle sue riserve in oro. Agli occhi dei votanti, la proposta proveniente dalla destra avrebbe soltanto intralciato la strategia dell’istituto di emissione.
Gli svizzeri non vogliono ostacolare la politica monetaria seguita con successo in questi ultimi anni dalla Banca nazionale svizzera (BNS)Collegamento esterno. Oltre il 77% dei votanti ha bocciato l’iniziativa “Salvate l’oro della Svizzera”Collegamento esterno, che avrebbe limitato il margine di manovra dell’istituto di emissione, rischiando di compromettere anche le misure adottate dal 2011 per evitare un eccessivo apprezzamento del franco svizzero nei confronti dell’euro.
Lanciata da tre rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC), l’iniziativa popolare voleva obbligare la Banca nazionale svizzera (BNS) a potenziare massicciamente le sue riserve auree. Entro cinque anni, la banca centrale avrebbe dovuto detenere una quota d’oro pari ad almeno il 20% dei suoi attivi (oggi 6-7%). Tenendo conto che la BNS dispone attualmente di un patrimonio superiore a 500 miliardi di franchi, le riserve auree avrebbero così dovuto salire ad un valore di oltre 100 miliardi di franchi.
Riserve auree della BNS
Fino alla fine degli anni ’90, la Banca nazionale svizzera (BNS) deteneva 2590 tonnellate di oro, ossia le quarte maggiori riserve auree mondiali.
In seguito, tra l’altro, a pressioni del governo e del parlamento, tra il 2000 e il 2088 la BNS ha venduto 1300 tonnellate d’oro ad un prezzo medio di 15’604 franchi per chilo e 250 tonnellate a 27’000 franchi per chilo.
La banca centrale dispone così attualmente di 1040 tonnellate d’oro, le settime più grandi riserve auree a livello mondiale. Non sono previste nuove vendite di oro nei prossimi anni.
Nel 2012, il prezzo dell’oro è salito fino a 53’700 franchi per chilo. Dal 2013 le quotazioni del metallo giallo hanno registrato un crollo, scendendo fino a 33’900 franchi. Attualmente, il prezzo del chilo oscilla tra 36’000 e 38’000 franchi.
Il testo chiedeva inoltre di vietare in futuro all’istituto di emissione di vendere anche un solo grammo d’oro e esigeva che tutte le riserve di metallo giallo fossero conservate in Svizzera. Attualmente il 20% è depositato in Inghilterra e il 10% in Canada.
Fiducia verso la BNS
Il “no” categorico opposto all’iniziativa sull’oro dimostra “la fiducia che i cittadini svizzeri accordano alla BNS. La banca centrale potrà rimanere indipendente”, ha dichiarato Dominique de Buman, deputato del Partito popolare democratico. “Questa indipendenza contribuisce a rendere la politica monetaria svizzera una delle migliori del mondo”.
La strategia seguita da oltre tre anni per mantenere una soglia minima di cambio tra il franco e l’euro evidenzia la competenza dell’istituto di emissione, ha aggiunto de Buman. “Perfino gli speculatori hanno rinunciato a tentare la loro chance e la BNS non è stata nemmeno costretta ad indebitarsi in euro”.
Soddisfatti anche gli ambienti economici. “Gli svizzeri hanno deciso che la BNS deve svolgere autonomamente i suoi mandati – libera da influenze politiche – per il bene della Svizzera e della sua economia”, afferma l’organizzazione degli imprenditori Economiesuisse. “Se la Svizzera ha superato la crisi finanziaria ed economica, lo deve alla BNS, che è intervenuta nel 2011, quando il corso del franco ha spiccato il volo. L’introduzione del tasso minimo di cambio ha dato alle imprese la sicurezza della pianificazione di cui hanno bisogno e ha garantito innumerevoli posti di lavoro”.
Effetti positivi
“La credibilità della BNS è probabilmente molto alta”, ha dovuto riconoscere Luzi Stamm, uno dei tre promotori dell’iniziativa popolare. Secondo il deputato dell’UDC, l’insuccesso della sua proposta sarebbe da attribuire in particolare al forte impegno della BNS nella campagna politica in vista del voto. I promotori dell’iniziativa hanno a più riprese denunciato negli ultimi mesi le prese di posizione dei dirigenti della BNS, affermando che questi ultimi non hanno il diritto di intervenire nel dibattito politico.
L’iniziativa ha comunque avuto il suo effetto, ritiene Stamm. La BNS è stata finalmente costretta a comunicare dove si trovano le sue riserve auree. Fino a pochi anni fa l’istituto di emissione aveva rifiutato qualsiasi informazione a questo merito. Il deputato si augura che la BNS rinunci in futuro a nuove vendite di oro e al trasferimento delle sue riserve auree in altri paesi.
Altri sviluppi
Risultati delle votazioni del 30.11.2014
Bene rifugio
I promotori dell’iniziativa intendevano potenziare le riserve auree della BNS, affermando che l’oro è l’unico bene reale in grado di resistere alle crisi e di offrire garanzie di sicurezza anche nei prossimi decenni. La recente crisi economico-finanziaria internazionale ha dimostrato che le valute possono perdere buona parte del loro valore o rischiare addirittura di scomparire. Durante questi anni, il prezzo dell’oro ha invece raggiunto i suoi massimi storici, salendo fino a 53’700 franchi per chilogrammo nel 2012.
Un potenziamento delle riserve auree avrebbe inoltre rafforzato l’autonomia della BNS nei confronti delle altre banche centrali. In seguito alle pressioni giunte dall’estero, l’istituto di emissione elvetico è stato costretto negli ultimi tre anni a stampare grandi quantità di banconote per comperare valute estere e titoli di Stato di altri paesi, hanno affermato i sostenitori dell’iniziativa.
Ai loro occhi, l’oro della BNS sarebbe al sicuro solo se depositato in Svizzera. In caso di grave crisi economica o di tensioni bilaterali, non vi sarebbe da escludere che perfino dei paesi considerati “amici” siano tentati di bloccare o di appropriarsi delle riserve di metallo giallo appartenenti al popolo svizzero. Da notare che un dibattito sulla proposta di rimpatriare tutte le riserve auree si è tenuto in questi anni anche in altri paesi europei, tra cui Germania, Italia e Austria.
Margine di manovra compromesso
Il governo e la maggioranza del parlamento avevano invitato il popolo a respingere l’iniziativa. Secondo il Consiglio federale, l’oro è un bene volatile e rischioso – che ha perso quasi il 30% del suo valore solo nel 2013 e che non frutta nessun interesse. Con 1040 tonnellate d’oro, la BNS dispone di riserve auree sufficienti, tra le più alte a livello mondiale.
Già da alcuni decenni, l’oro non ricopre più un ruolo di grande importanza nella politica monetaria delle banche centrali. Se fosse stata costretta a detenere una quota d’oro invendibile del 20%, la BNS non avrebbe più avuto un margine di manovra adeguato per attuare la sua politica monetaria e per intervenire sui mercati. In particolare, non avrebbe più potuto attuare le misure avviate per mantenere una soglia minima di cambio tra il franco e l’euro, destinate a salvaguardare la competitività delle esportazioni svizzere.
L’iniziativa era combattutta da quasi tutti i partiti. Al centro delle critiche figurava la proposta di imporre un divieto generale alle vendite di riserve auree. In tal caso, l’oro non potrebbe più essere alienato neppure in caso di grave crisi e i lingotti della BNS non servirebbero a nulla.
Governo e parlamento hanno infine difeso la decisione della BNS di collocare il 30% delle sue scorte d’oro all’estero. Questa diversificazione geografica permette alla banca centrale, in caso di crisi, di disporre di una parte delle proprie scorte in altri luoghi e di venderle su altri mercati.
Interesse dall’estero
La votazione è stata seguita con un certo interesse anche dall’estero: il prezzo dell’oro, in calo dal 2012, avrebbe potuto risalire sensibilmente, se la BNS fosse stata costretta a comperare da 1’500 a 2’000 tonnellate nei prossimi 5 anni. Gli acquisti annuali di oro di tutte le banche centrali sono generalmente ben inferiori a 500 tonnellate.
Oggigiorno le banche centrali detengono complessivamente circa 30’000 tonnellate d’oro, ossia meno di un quinto del metallo giallo disponibile in tutto il mondo. La produzione mondiale di oro è di 2’500-3’000 tonnellate all’anno.
Voto elettronico
In occasione della votazione federale del 30 novembre 2014, dodici Cantoni hanno offerto nuovamente la possibilità di votare elettronicamente, ha reso noto la Cancelleria federale. Dal primo test di voto elettronico del 26 settembre 2004, il canale di voto elettronico è stato così messo a disposizione 31 volte nell’ambito di uno scrutinio a livello nazionale.
Oltre agli svizzeri residenti all’estero iscritti nei loro cataloghi elettorali, i Cantoni di Ginevra e Neuchâtel hanno offerto la possibilità di votare elettronicamente anche ad aventi diritto di voto svizzeri residenti nei loro Cantoni. Negli altri Cantoni (Berna, Lucerna, Friburgo, Soletta, Basilea Città, Sciaffusa, San Gallo, Grigioni, Argovia e Turgovia) hanno potuto votare elettronicamente solo gli Svizzeri residenti all’estero.
Dei circa 170’000 cittadini che avrebbero potuto votare via Internet, 27’586 si sono effettivamente avvalsi di questa possibilità. Nei 12 Cantoni che hanno partecipato alle prove di voto elettronico, fino al 67,88% dei votanti svizzeri residenti all’estero si sono serviti del nuovo canale di voto.
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