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Verso la regolamentazione delle auto a guida autonoma

A self-driving car and pedestrians
Negli ultimi cinque anni, diverse città e aziende di trasporto svizzere hanno sperimentato veicoli senza conducente su percorsi fissi. © Keystone / Urs Flueeler

La mobilità autonoma sta diventando realtà. Ma a che punto è il quadro legislativo? E in che misura le auto senza pilota devono essere in grado di ricostruire e giustificare le loro azioni? Un'organizzazione delle Nazioni Unite sta cercando risposte a questi e altri interrogativi mediante un sondaggio rivolto a un ampio pubblico.

Mettiamo il caso che una macchina a guida autonoma investa un bambino che sta attraversando la strada. E mettiamo il caso che non ci siano testimoni oculari che possano ricostruire la dinamica dell’incidente. L’auto cosa fa dopo l’urto? Deve fermarsi e chiamare l’ambulanza e la polizia? Infine, deve essere in grado di spiegare cosa è successo, ricostruendo ciò che è avvenuto prima dello scontro con il pedone? Sono alcune domande poste da un sondaggio online chiamato Molly ProblemCollegamento esterno.

“Con Molly Problem abbiamo voluto capire quali informazioni erano ritenute rilevati da un campione di persone e fino a che punto l’intelligenza artificiale doveva spiegare e ricordare ciò che era accaduto”, dice Bryn Balcombe, presidente del team dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) che si occupa di intelligenza artificiale (IA) nel settore della guida autonoma assistitaCollegamento esterno.

Stando ai primi risultati del sondaggio le persone si aspettano che l’automobile a guida autonoma si fermi dopo un incidente. Inoltre, chiedono che il sistemaCollegamento esterno sia in grado di registrare i dati necessari per ricostruire ciò che è successo. E la maggior parte delle persone vorrebbe che tali informazioni fossero disponibili anche in caso di incidenti sfiorati.

Il gruppo di discussione diretto da Balcombe comprende quasi 350 partecipanti internazionali che rappresentano l’industria automobilistica, le telecomunicazioni, le università e le autorità di controllo. L’obiettivo: proporre uno standard tecnico internazionale, una raccomandazione ITU, per il monitoraggio delle azioni dei veicoli stradali a guida autonoma.

Il gruppo ITU intende individuare le lacune legislative per i veicoli senza pilota. “Al momento non ci sono standard per il rilevamento degli incidenti che vedono coinvolti pedoni”, ricorda Balcombe. Il direttore strategico del campionato per auto da corsa a guida autonoma Roborace spiega inoltre che “non c’è un regolamento che indichi come registrare i dati di un incidente sfiorato o come identificare un quasi incidente”.

In Svizzera, il Consiglio federale ha condotto l’anno scorso delle consultazioni su una revisione della legge sulla circolazione stradale. Il testo dovrebbe permettere al governo di adeguare la legge per le auto a guida autonoma mediante delle ordinanze, quindi senza richiedere l’approvazione del Parlamento. In questo modo, il governo ha la possibilità di cambiare rapidamente le regole del gioco quando le automobili autonome saranno una realtà sulle strade elvetiche.

Il gruppo di esperti dell’ITU sta elaborando dei progetti atti a supportare i regolamenti internazionali e i requisiti tecnici che gli organismi della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (ECE) devono introdurre per le macchine autonome.

“Com’è possibile riprendere i principi concordati dai governi di tutto il mondo e tradurli in regole per il mondo digitale, per l’intelligenza digitale?”, si chiede Balcombe.

Il gruppo intende presentare la sua proposta all’ITU all’inizio del prossimo anno. Spetterà poi a quest’ultima decidere se trasformarla in una raccomandazione per le autorità di controllo.

Programma “AI for Good”

Il gruppo diretto da Balcombe è nato nel 2019 nell’ambito del vertice globale “AI for Good” organizzato dall’ITU. Durante il summit è stato affrontato il tema della sicurezza sulle strade. Infatti, più di un milione di persone muore ogni anno in incidenti stradali: il 90% nei Paesi a basso e medio reddito.

“AI for Good è stato ideato per promuovere il perseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. L’IA può essere una preziosa alleata per raggiungere il traguardo”, dice Fred Werner, capo dell’impegno strategico dell’ITU e promotore del programma AI for Good.

L’Unione internazionale delle telecomunicazioni conta 193 Stati membri e oltre 900 aziende private, università e altre organizzazioni. L’ITU occupa una posizione privilegiata all’interno delle Nazioni Unite e spera di riuscire a sfruttarla, riunendo le parti interessate per discutere le opportunità e le sfide dell’IA.

“Gli stessi esperti sostengono che l’IA sia troppo importante per lasciarla ai soli specialisti. L’obiettivo del summit è di dare voce al maggior numero di persone”, dice Werner.

Nel corso degli anni, il programma AI for Good ha conseguito alcuni importanti successi, per esempio è riuscito a dare vita a gruppi che affrontano questioni specifiche, come quello diretto da Balcombe. L’iniziativa intende creare altri consessi che si occupino di salute, efficienza energetica e gestione dei disastri naturali.

Governance

Angela Müller di AlgorithmWatch Switzerland, organizzazione senza scopo di lucro che monitora i sistemi IA e il loro impatto sulla società, è scettica sul messaggio veicolato da AI for Good. L’esperta sostiene che oggi si tende a evitare il dibattito sulla necessità di creare quadri di governance. “Se si continua a sostenere che l’IA sarà in grado di salvare il mondo, allora bisognerebbe davvero investire nella ricerca sull’IA”.

Fare trasparenza sul funzionamento dei sistemi di guida autonoma basati sull’IA è la chiave per promuovere un dibattito suffragato da elementi concreti. Müller vede di buon occhio la ricerca aperta a un ampio pubblico per illustrare come l’IA prende le sue decisioni e qual è il suo impatto sulla vita dei singoli.

“È molto importante che si affronti ora l’argomento e che si promuova questo tipo di ricerche poiché abbiamo bisogno di una base di dibattito per la governance.”

La Commissione europea (CE) sta attualmente elaborando una legislazione per regolare l’IA. La proposta, la prima al mondo, affronta i rischi di questa tecnologia e definisce obblighi chiari riguardo al suo impiego. La Svizzera non possiede ancora un quadro normativo paragonabile a quello europeo.

L’esperta evidenzia l’importanza di avviare dei processi di standardizzazione inclusivi visto che faranno da base per i regolamenti futuri. Inoltre, è fondamentale portare avanti proposte normative separate a livello nazionale e internazionale, come quella della CE. In questo modo, chi sviluppa e fornisce sistemi IA sarà costretto ad assumersi le responsabilità delle azioni dei veicoli a guida autonoma.

IA per la sicurezza stradale

Di recente, una nuova iniziativa denominata AI for Road SafetyCollegamento esterno (IA per la sicurezza stradale) è stata lanciata congiuntamente da ITU, dall’inviato speciale per la sicurezza stradale e da quello per la tecnologia delle Nazioni Unite. Lo scopo è rafforzare l’impegno pubblico e privato affinché venga utilizzata la tecnologia IA per migliorare la sicurezza sulle strade per tutti gli utenti. Tale tecnologia dovrebbe essere accessibile anche ai Paesi a medio e a basso reddito.

L’IA potrebbe dare un senso alla raccolta di dati e informazioni che i veicoli e altri utenti della strada saranno sempre più in grado di registrare. Perfezionare le statistiche sugli incidenti potrebbe, ad esempio, aiutare a migliorare la rete viaria e accelerare l’intervento di polizia e ambulanza in caso di incidente.

“Le automobili comunicano e condividono dati tra loro e con i pedoni, le infrastrutture li condividono con ambedue. Grazie a queste informazioni e l’impiego dell’IA dovremmo riuscire a migliorare la sicurezza sulle strade”, spiega Balcombe.

Il prezzo dei veicoli a guida autonoma non sarà alla portata dei Paesi a basso reddito, sicuramente non prima del 2030. Tuttavia, entro quella data gli obiettivi delle Nazioni Unite per dimezzare gli incidenti stradali dovranno essere raggiunti. Stando a Balcombe, però, l’obiettivo è raggiungibile, poiché i dati possono anche essere raccolti da macchine meno costose e dotate di sistemi di guida assistita.

“Ecco perché siamo interessati a coinvolgere il maggior numero di persone possibile”, conclude. “Dobbiamo conoscere queste tecnologie per capire quali possano essere impiegate nei Paesi a medio e basso reddito per fare la differenza entro il 2030”.

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