Interrogativi sul voto degli italiani all’estero
Sull'onda dello scandalo Fastweb, in Italia molte voci chiedono una riforma del sistema elettorale per i residenti all'estero. Secondo il deputato residente in Svizzera Franco Narducci, questo diritto non è in discussione, ma servono correttivi.
La legge sul voto degli italiani all’estero è stata approvata nel dicembre del 2001 e promulgata l’anno seguente. In questo contesto sono state create le circoscrizioni estere: i cittadini italiani residenti fuori dalla Penisola ricevono il materiale e votano per corrispondenza.
A differenza della legge vigente in Italia, è previsto il voto di preferenza: l’elettore ha quindi la possibilità di scegliere non soltanto la lista, ma anche le persone all’interno della stessa.
Questo sistema sta suscitando un ampio dibattito in Italia a causa dello scandalo Fastweb: il senatore Nicola Di Girolamo – coinvolto nell’inchiesta per corruzione e riciclaggio – è infatti stato eletto in parlamento per la “circoscrizione estero”, grazie ai voti che gli sarebbero stati assicurati dalla criminalità organizzata.
Lo stesso Di Girolamo ha poi rassegnato le dimissioni, accettate mercoledì dal Senato.
«Cambiare la legge»
Secondo quanto dichiarato alla stampa dal senatore Maurizio Gasparri, l’accaduto obbliga a «rivedere nell’insieme il sistema elettorale all’estero, revisione che si rende indispensabile perché evidentemente quella legge non ha funzionato e quindi va corretta, senza tuttavia negare la rappresentanza degli italiani all’estero in parlamento».
Il suo collega Carlo Giovanardi si è spinto ancora oltre, affermando che l’esperimento è fallito e che gli italiani residenti all’estero devono sì poter votare, ma per i deputati e i senatori che risiedono nella Penisola.
Mirko Tremaglia, ex ministro per gli Italiani nel mondo e ideatore della legge ha criticato la proposta, affermando che «cancellare la legge sarebbe una vergogna, un vero harakiri, un modo per rendere l’Italia meno forte nel mondo dal punto di vista politico ed economico».
Proposte già bocciate
Per quanto concerne il caso Di Girolamo, il deputato del Partito democratico Franco Narducci – eletto in parlamento per la circoscrizione estera e residente in Svizzera – ha parlato in un’intervista di «tradimento dei valori di lealtà e sacrificio che gli italiani all’estero hanno sempre incarnato nelle realtà dove si sono venuti a trovare; infatti Di Girolamo non è mai stato un italiano all’estero, anzi ha truffato: si è candidato dichiarando il falso e cioè di essere residente all’estero».
Interpellato da swissinfo.ch in merito alle proposte di cambiamento della legge elettorale, Narducci rammenta: «Tutte le opzioni che vengono evocate in questi giorni sono in realtà già state regolarmente bocciate dal parlamento». Infatti, se gli oltre 4 milioni di persone iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero dovessero votare nei collegi elettorali italiani, «ciò sconvolgerebbe la geografia politica del voto».
Un problema di civiltà
Secondo Narducci, «si deve ribadire che il voto per i cittadini italiani all’estero è un diritto costituzionale. Infatti, fino al 2006 ogni espatriato in qualsiasi parte del mondo riceveva la cartolina elettorale per recarsi a votare in Italia. Oggigiorno ciò è possibile solo inoltrando una richiesta scritta entro 60 giorni dal voto».
Di conseguenza, aggiunge il deputato, «per rendere effettivo il diritto di voto è fondamentale che l’elettore possa esercitarlo nel suo luogo di residenza. D’altronde anche gli statunitensi e i francesi domiciliati all’estero – tanto per citare un esempio – hanno la possibilità di farlo».
Narducci fa pure presente che nella Confederazione oltre il 60% della popolazione vota per corrispondenza, senza che vi siano problemi legati a truffe o atti illeciti: «Si tratta di un problema di civiltà, di cultura civica, di singole persone», commenta il deputato. «Il fatto che dei delinquenti provenienti dall’Italia s’infiltrino nelle comunità italiane fuori dalla Penisola non dipende certo dall’esistenza del voto dall’estero».
Ridurre il pericolo
Il nodo della questione relativo al voto degli italiani all’estero è – secondo Narducci – la necessità di identificare il sistema più sicuro per evitare brogli e infiltrazioni malavitose. Il deputato ritiene quindi fondamentale «organizzare fisicamente dei seggi presso consolati e ambasciate».
Sarebbe poi necessario «garantire la regolarità assumendo un servizio di sicurezza, incaricato di garantire il corretto svolgimento delle operazioni di voto». Un’ulteriore misura proposta è quella di modificare la regolamentazione attuale, rendendo obbligatoria l’iscrizione per poter esercitare il voto all’estero.
Da ultimo, secondo il deputato andrebbero introdotti maggiori controlli per identificare i votanti, ad esempio verificando il numero di passaporto dell’elettore.
Andrea Clementi, swissinfo.ch
I 630 deputati vengono eletti da tutti i cittadini maggiorenni; i 315 senatori elettivi, vengono invece eletti dai cittadini che abbiano compiuto il 25esimo anno di età.
La Camera dei deputati è eletta su base circoscrizionale: la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica per 618 e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ciascuna circoscrizione. I restanti 12 seggi sono riservati alla Circoscrizione Estero.
Il Senato è invece eletto su base regionale: 309 seggi sono quindi ripartiti fra le Regioni in proporzione alla loro popolazione. 6 seggi sono assegnati alla Circoscrizione Estero.
Gli italiani residenti in Svizzera eletti nel 2006 sono Claudio Micheloni (Partito democratico) al Senato, Franco Narducci (Partito democratico) e Antonio Razzi (Italia dei Valori) alla Camera.
In occasione delle elezioni del 2006, il voto degli italiani all’estero era risultato decisivo per la vittoria della coalizione di sinistra guidata da Romano Prodi.
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