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La Svizzera conferma un nuovo “miliardo di coesione” per l’UE

La Svizzera intende versare 1,302 miliardi di franchi all’Unione europea, quale nuovo contributo alla coesione comunitaria. Lo ha annunciato la presidente della Confederazione Doris Leuthard, in occasione della visita a Berna di Jean-Claude Juncker. Un incontro che sembra segnare il ritorno del sereno sulle relazioni tra Berna e Bruxelles.

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L’annuncio era atteso da giorni. La Commissione europea chiedeva da tempo una conferma del fatto che la Svizzera avrebbe rinnovato il suo impegno per ridurre le disparità tra gli Stati membri, attraverso il cosiddetto “Miliardo di coesione”. Un finanziamento che la Svizzera garantisce dal 2008 e che era chiamata a rinnovare. Il governo elvetico aveva già preso una decisione la scorsa settimana, ma non ha voluto annunciarla prima dell’incontro di oggi a Berna con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Un silenzio accolto con qualche malumore a Bruxelles, dove il “miliardo di coesione” era visto da molti come un gesto di buona volontà da parte elvetica, necessario per sbloccare diversi dossier e riportare il sereno sulle relazioni tra Svizzera e UE.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Juncker ha però negato l’esistenza di un legame tra il miliardo di coesione e i dossier ancora aperti. «Non sono venuto per ricevere un regalo, né si tratta di un regalo per l’UE», ha sottolineato il lussemburghese, aggiungendo di essere sì soddisfatto, ma che si tratta comunque di una decisione autonoma del governo elvetico. Sta di fatto che un “no” sarebbe senza dubbio passato male a Bruxelles.

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Oggi invece i toni sembrano distesi o per lo meno è l’impressione che hanno voluto lasciare Doris Leuthard e Jean-Claude Juncker al termine del loro incontro. Dopo il periodo burrascoso seguito al sì popolare, nel 2014, all’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, la soluzione trovata dal parlamento per l’applicazione di questa modifica costituzionale ha spazzato i timori di Bruxelles circa il rispetto o meno della libera circolazione delle persone. La legge di applicazione approvata dal parlamento svizzero e giudicata conforme all’accordo europeo, ha finalmente consentito di sotterrare l’ascia di guerra tra Berna e Bruxelles.

Diversi dossier spinosi sono tuttavia ancora aperti, a cominciare dall’accordo istituzionale, definito da Juncker un “accordo di amicizia”. I negoziati proseguono e i risultati potrebbero arrivare in primavera, hanno dichiarato all’unisono, senza però entrare nei dettagli.

Tra i punti spinosi dell’accordo istituzionale vi è l’adozione del diritto europeo da parte elvetica. Bruxelles punta infatti a una ripresa automatica della propria legislazione inclusa negli accordi ma in Svizzera diversi partiti, capitanati dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), temono una perdita della sovranità e un indebolimento dei diritti popolari.

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Primo piano del volto di Jean-Claude Juncker e sullo sfondo la bandiera europea.

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