L’aiuto allo sviluppo come “hobby” quanto è efficace?
Sono sempre più numerosi i privati che fondano piccole ONG per aiutare le persone all'estero. Questa forma di aiuto diretto ha molti vantaggi. I motivi per cui le organizzazioni di aiuto allo sviluppo più consolidate storcono il naso.
I due svizzeri Dagmar Nüsser e Michael Beismann si sono recati nel 2009 nella regione dell’Himalaya in Nepal per fare delle escursioni. Per caso, hanno incontrato un preside della scuola di Kathmandu che li ha spontaneamente invitati nel suo villaggio Betini. La coppia è rimasta impressionata dalla scuola del villaggio e ha donato denaro per divise scolastiche destinate a circa 100 studenti. Questo è stato l’inizio di un rapporto di solidarietà che continua ancora oggi.
Insieme a un altro svizzero, Werner Stahel, che ha anche amici in Nepal, i tre hanno fondato undici anni fa un’associazione (“Nepal – Entwicklung für Alle”, NEfA) per promuovere opportunità di formazione negli asili, nelle scuole e nel settore dell’agricoltura biologica a Betini e Gatlang.
Grazie all’amicizia con il Preside, l’aiuto raggiunge i bambini direttamente sul posto. A differenza delle organizzazioni umanitarie consolidate, non ci sono flussi di denaro destinati al personale, all’amministrazione o alla pubblicità. La maggior parte delle donazioni proviene dalla cerchia di amici e conoscenti dei fondatori dell’associazione.
“Anche i contatti ci arricchiscono”, dice Werner Stahel a proposito del suo impegno. “Come turisti, a volte ci siamo sentiti fuori posto. Come ‘aiutanti’ siamo parte della vita delle persone.
Le micro-NGO sono di tendenza
L’associazione non è un caso isolato. “Da qualche tempo osserviamo un numero crescente di micro-NGO, le chiamiamo NGO pop-up”, dice Fritz Brugger del Centro per lo sviluppo e la cooperazione (NADEL) del Politecnico federale di Zurigo (ETH). “Questo è dovuto dal fatto che molte persone viaggiano, la comunicazione e i trasferimenti di denaro sono diventati più facili. A causa di un’esperienza toccante o di buoni incontri, viene poi lanciato un progetto, spesso con grande entusiasmo.
Ci sono molti vantaggi, come conferma anche Brugger: “L’aiuto è molto diretto, sei vicino alle persone, non ci sono praticamente costi amministrativi e ci s’identifica molto con quello che si fa.
Ma lo specialista dell’aiuto allo sviluppo Brugger dice anche: “Non sono completamente convinto riguardo all’aiuto allo ‘sviluppo come hobby’. C’è lo svantaggio, dice, che il sostegno dipende molto dalla persona che aiuta e dal suo referente locale.
Un’associazione di questo tipo significa tanto lavoro
Il fatto che le iniziative private non spariscano necessariamente dopo poco tempo è dimostrato dall’esempio dell’associazione “Santé-Burkina Suisse”, che da 20 anni fornisce aiuti diretti in Burkina Faso. La psichiatra Regina Patrizzi è stata talmente scossa dalla povertà durante i suoi viaggi che da allora si occupa di aiuti allo sviluppo a tempo parziale. Nel 2001 ha fondato insieme al marito e agli amici l’associazione Santé-Burkina Suisse.
Le donazioni a questa associazione provengono principalmente da amici e conoscenti dei fondatori, che lavorano esclusivamente su base volontaria. Si recano regolarmente sul posto a proprie spese per farsi un’idea di ciò che accade. Santé-Burkina Suisse ha finanziato, ad esempio, la costruzione di un pozzo per un asilo, un centro sanitario, impianti solari, piantagioni di ortaggi, progetti di allevamento ovino e mulini per cereali.
L’associazione paga regolarmente le rette scolastiche e i pasti per 150 alunne e alunni. In totale, in Burkina Faso confluiscono in media circa 30’000 CHF all’anno. “Se ci fossero tante piccole associazioni, potremmo fare una grande differenza”, dice Patrizzi. “Ma è un grande sforzo, è necessario tanto lavoro”. La fondatrice Patrizzi ammette che l’associazione sta discutendo la questione del passaggio di consegne dei fondatori. “Per fortuna abbiamo anche tre giovani nel consiglio di amministrazione”, dice Patrizzi.
Le organizzazioni umanitarie consolidate sono scettiche
Su richiesta di swissinfo.ch, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) reagisce con scetticismo al fenomeno delle ‘ONG pop-up’: “Lavorare in contesti delicati è associato a rischi e richiede il rispetto di norme specifiche per proteggere adeguatamente se stessi e le persone interessate e non causare alcun danno.
Alliance Sud, un consorzio di varie organizzazioni umanitarie, ha una visione un po’ più differenziata: “Se i partner locali gestiscono le donazioni loro affidate in modo professionale e forniscono un resoconto trasparente, allora non c’è nulla da dire contro questo tipo di aiuti diretti”, dice Daniel Hitzig di Alliance Sud.
Ma Hitzig vede anche degli svantaggi: “L’aiuto umanitario e il lavoro per favorire lo sviluppo richiedono molta esperienza, know-how e capacità di resistenza. Non a caso le organizzazioni professionali dispongono di strutture e strumenti adeguati, le valutazioni e le verifiche interne ed esterne vengono effettuate regolarmente e l’efficacia dei progetti è regolarmente verificata con i migliori metodi disponibili. Le mini-NGO non possono offrire tutto questo, è al di là delle loro capacità”, dice Hitzig.
L’aiuto allo sviluppo più consolidato è migliore?
Le agenzie governative e private “consolidate” sono diffidenti a ragione? Anche le costose tigri di carta non sono state in grado di prevenire gli scandali presso le agenzie di aiuti più consolidate. Nel 2007 Caritas ha fatto notizia a causa delle tangenti e nel 2008 un coordinatore di progetto della HEKS ha fatto sparire quasi un milione di franchi svizzeri.
I collaboratori dell’organizzazione umanitaria britannica Oxfam – ai cui progetti la Svizzera contribuisce anche finanziariamente – hanno preteso sesso da donne bisognose in cambio di aiuti. L’esempio più recente: secondo quanto riportato dai giornali, la Confederazione ha sostenuto per anni un’organizzazione umanitaria la cui direzione è stata affidata a diversi antisemiti e islamisti.
Un’altra critica ricorrente è che una parte considerevole del denaro donato dalle organizzazioni umanitarie è destinata alla pubblicità, alla raccolta di fondi e all’amministrazione. Non da ultimo i quadri di queste organizzazioni a volte guadagnano somme di denaro considerevoli.
Fare una cosa e non tralasciare l’altra
Forse la questione di cosa sia meglio è comunque superflua: “Non ci consideriamo affatto in competizione con le grandi organizzazioni umanitarie”, dice Patrizzi. “Le piccole e grandi organizzazioni possono fornire un aiuto significativo e la cooperazione può essere molto fruttuosa”. Patrizzi parla per esperienza personale: nei primi anni l’associazione ha realizzato i suoi progetti in collaborazione con l’organizzazione umanitaria Solidar Suisse, che ne ha assunto la supervisione.
Hitzig di Alliance Sud afferma inoltre che l’impegno verso le organizzazioni umanitarie consolidate e le “mini-ONG” non si escludono a vicenda. “Conosciamo numerose persone che fanno entrambe le cose”.
Traduzione di Mattia Lento
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