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L’Italia non riprende più i rifugiati dalla Svizzera

madre e figlia richiedenti asilo
L'anno scorso la Svizzera ha registrato il 64% in più di richiedenti asilo rispetto all'anno precedente, escludendo i rifugiati ucraini che godono di uno status speciale. © Keystone / Michael Buholzer

L'Italia non riprenderà altri rifugiati dalla Svizzera in base all'Accordo di Dublino almeno fino al 2 maggio, dopo aver sospeso l'applicazione dell'accordo per mancanza di capacità.

La Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM) ha già informato i cantoni svizzeri della decisione italiana, chiedendo loro di non pianificare ulteriori deportazioni verso l’Italia almeno fino al 2 maggio, secondo quanto riportato dal quotidiano NZZ. Un portavoce del ministero della Giustizia e della Polizia ha dichiarato martedì che la data era un ordine interno, in quanto l’Italia non ha detto quando intende riprendere l’applicazione dell’Accordo di Dublino.

Questo accordo, vincolante per i Paesi dell’UE e per gli Stati associati, tra cui la Svizzera, mira a conferire a uno Stato l’autorità inequivocabile di esaminare una domanda di asilo. Di conseguenza, è il primo Paese attraverso il quale passa un richiedente asilo ad essere responsabile dell’esame della domanda.

A dicembre l’Italia ha annunciato la sospensione temporanea dell’applicazione dell’Accordo di Dublino, affermando di avere difficoltà a far fronte all’elevato numero di nuovi migranti che attraversano il Mediterraneo in barca.

Il mese scorso la Svizzera ha firmato una dichiarazione congiunta con altri Paesi dell’area Schengen per riformare le regole di Dublino che disciplinano l’asilo. Il ministro della Giustizia svizzero Elisabeth Baume-Schneider ha dichiarato a una riunione ministeriale a Bruxelles che solo un terzo dei migranti viene trasferito nello Stato di Dublino competente e che questo scarso tasso di trasferimenti sta indebolendo la credibilità del sistema.

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