Mentre Ginevra nel 2020 celebra il 75° anniversario delle Nazioni Unite e il centenario della nascita della Società delle Nazioni, questo organismo è ancora in grado di rispondere agli enormi cambiamenti in atto che colpiscono gli Stati e le società in tutto il mondo? Elementi di risposta incentrati sulle cinque sfide principali che affronta la Ginevra internazionale.
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Appassionato delle società umane. Nutro grande curiosità per i viaggi, gli incontri e le letture. Scrivo principalmente sui grandi temi affrontati dalle organizzazioni internazionali basate a Ginevra. Abbreviazione: fb
Sede europea delle Nazioni Unite, Ginevra, insieme a New York, è uno dei due più importanti centri di diplomazia multilaterale. A Ginevra, le sfide che deve affrontare l’intero pianeta vengono chiarite e negoziate, prima che gli Stati decidano a New York quali opzioni scegliere per affrontarle.
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L’interminabile balletto diplomatico internazionale a Ginevra
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Sguardo dietro le quinte della Conferenza del disarmo a Ginevra, che da oltre due decenni è in situazione di stallo.
Per sottolineare che questa modalità di organizzazione delle relazioni tra Stati è più preziosa che mai, Ginevra ha scelto come nome in codice per le celebrazioni # Multilateralism100. Un appello esplicito, allorché il gendarme del mondo del XX secolo – gli Stati Uniti – si sta sempre più spostando verso l’unilateralismo, ossia verso una volontà di potere senza riguardo per la sovranità di altri Stati e per il diritto internazionale sul quale dovrebbero essere rette le loro relazioni.
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L’ombra di Trump sullo stretto legame tra Stati Uniti e Ginevra
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Dalle recenti affermazioni di Trump e della nuova ambasciatrice statunitense all’ONU, Nikki HaleyCollegamento esterno, s’intuisce che per le relazioni tra Washington e le Nazioni Unite – e il sistema multilaterale in generale – si prospettano tempi duri. Autoproclamatosi il presidente dell’«America prima di tutto», Trump sembra diffidare della cooperazione internazionale e avere poca stima delle…
La sfida della pace. Questa era la ragion d’essere della Società delle Nazioni, come lo è dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), due organizzazioni create a seguito delle due guerre mondiali devastatrici. Ogni volta, i vincitori di questi due conflitti con conseguenze internazionali volevano stabilire un quadro giuridico basato sul diritto dei popoli all’autodeterminazione. Questo affinché la pace non si basi esclusivamente su un equilibrio delle forze di potere tra grandi potenze, ma tenga maggiormente conto degli interessi di tutti gli Stati membri e delle loro popolazioni.
Un obiettivo tutt’altro che raggiunto, secondo il segretario generale dell’ONU. “Oggi, un vento di follia soffia sul globo. Dalla Libia allo Yemen passando per la Siria e oltre, l’escalation è tornata. Le armi circolano e le offensive si moltiplicano (…) Nel frattempo, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza vengono infrante ancor prima che l’inchiostro sia essiccato”, ha avvertito Antonio Guterres il 4 febbraio 2020.
Quindi, in fatto di sicurezza collettiva, l’ONU sarà presto obsoleta, come successo alla fine degli anni ’30 con la Società delle Nazioni?
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In caso di guerra, l’ONU, in assenza di meglio
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Gli orrori della seconda guerra mondiale sono all’origine dell’ONU. La crisi internazionale che ruota attorno alla Siria richiama la sua centralità. Sia Parigi, sia Washington, per il loro progetto di missione punitiva, sia Mosca per contrastarla, si sono appoggiate al sistema delle Nazioni Unite. La Russia e la Cina brandiscono i limiti rigorosi stabiliti dal…
Se l’organo esecutivo delle Nazioni Unite – il Consiglio di sicurezza – è paralizzato, altri organismi internazionali contribuiscono però a pacificare le società. L’ONU, infatti, poggia su tre pilastri: pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani. Tre settori interdipendenti, come aveva sottolineato Kofi Annan nel 2005, quando era alla testa delle Nazioni Unite: “Non può esserci sicurezza senza sviluppo né sviluppo senza sicurezza. Entrambi dipendono dal rispetto dei diritti umani e dallo Stato di diritto”.
Tuttavia, da almeno un decennio, le libertà civili si erodono all’interno delle democrazie liberali. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa.
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Le democrazie occidentali in crisi. Sono minacciate?
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Negli ultimi anni vari commentatori e osservatori hanno sottolineato la stagnazione dei paesi che hanno adottato un regime democratico e la crescita dei regimi autoritari. Questo avviene dopo la caduta delle dittature latino-americane negli anni ‘80 e il processo democratico innescato dall’implosione dell’Unione sovietica e la caduta del muro di Berlino nel 1989, in Europa…
La sfida democratica. Allo stesso tempo, regimi autoritari come la Cina sfruttano le debolezze occidentali per vantare un altro modello di successo economico che esclude il pieno rispetto dei diritti civili e politici. Al centro dei regimi democratici contemporanei, i diritti umani sono messi in discussione all’interno degli organismi internazionali che dovrebbero difenderli. A Ginevra, il Consiglio dei diritti umani è teatro di questa battaglia dalle conseguenze planetarie.
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La controffensiva della Cina al Consiglio dei diritti umani
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Le denunce delle violazioni commesse nei confronti delle minoranze musulmane nello Xinjiang sarebbero solo bugie, secondo la Cina.
Se si confermasse, il declino delle democrazie potrebbe influenzare il modo in cui il mondo risponde alle due principali sfide del XXI secolo: la crisi climatica e ambientale, nonché la transizione digitale dell’economia e della società.
La sfida sanitaria. È il cigno nero – l’evento imprevisto – degli affari mondiali. La pandemia di coronavirus Covid-19 sta scuotendo l’organizzazione globalizzata del pianeta come mai prima d’ora. Con l’OMS in prima linea, le Nazioni Unite possono dimostrare l’importanza del proprio ruolo di piattaforma per la cooperazione e il coordinamento delle politiche nazionali.
Soprattutto per il fatto che questa pandemia che ha colto di sorpresa gli Stati, in realtà, sarebbe stata prevedibile. A seguito di epidemie come l’AIDS negli anni ’80 e la SARS nel 2002, gli Stati membri dell’OMS, nel 2005, hanno rivisto le norme sanitarie internazionali per contenere questi virus di origine animale.
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“Tutti i paesi dovrebbero disporre dei nuovi processi di individuazione e di allarme dei virus”
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L’epidemia di Covid-19 rivela i limiti dei sistemi sanitari dei singoli paesi, ma anche i progressi compiuti dopo l’epidemia di SARS nel 2003.
La sfida ambientale. Per quanto riguarda il clima, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ribadisce che possono esserci solo soluzioni collettive che coinvolgono tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Questa minaccia esistenziale per l’intera umanità potrebbe provocare una reazione della comunità internazionale, come dopo le due guerre mondiali del XX secolo?
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COP25, una conferenza decisiva per il futuro del pianeta
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La Conferenza sul clima di Madrid deve gettare le basi per un’attuazione efficace dell’Accordo di Parigi. Ecco quello che c’è da sapere sulla COP25.
Al contempo, il mondo è impegnato in una rivoluzione industriale molto più profonda e più ampia di quelle avvenute nel XIX e nel XX secolo. La transizione digitale sta trasformando radicalmente il mondo economico e finanziario, come pure il funzionamento delle società e i diritti democratici che dovrebbero governarle. I diritti individuali e collettivi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite sono fortemente minacciati.
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L’OIL ha fatto avanzare i diritti dei lavoratori?
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Nel centenario dell’OIL, degli esperti riflettono sulla sua importanza nel mondo globalizzato odierno.
La sfida digitale. L’ONU sta cercando di riprendere il controllo su questo problema, in particolare da Ginevra, stabilendo norme giuridiche per guidare questa transizione in modo proficuo per tutti, nel rispetto dei diritti fondamentali.
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“I GAFAM vogliono privarci delle nostra competenza”
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Varie iniziative mirano a fare di Ginevra un centro di regolamentazione del cyberspazio. L’esperta Solange Ghernaouti ne illustra le ragioni.
La vendita di latte crudo deve essere vietata o sono i consumatori e le consumatrici a dover decidere?
Le norme alimentari svizzere non consentono la vendita di latte crudo per il consumo diretto. Tuttavia, una scappatoia consente a 400 distributori automatici di latte crudo di farlo.
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Obiettivi del Millennio: bisogna fare di più
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Secondo la coalizione degli enti assistenziali, lo sforzo del Consiglio federale per raggiungere gli obiettivi del Millennio fissati dall’ONU è stato finora insufficiente. Ratificando la Dichiarazione del Millennio e i relativi obiettivi di sviluppo, nel 2000 gli Stati membri delle Nazioni Unite si sono imposti di dimezzare, entro il 2015, la povertà estrema che regna…
Perché la Ginevra internazionale è tanto importante per la Svizzera?
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"Maggior centro multilaterale del mondo, capitale della pace, fulcro della governance mondiale": quando si tratta di descrivere la concentrazione di organizzazioni e di attori internazionali in 2 km quadrati a nord della città di Ginevra, le autorità elvetiche non risparmiano i superlativi. Ma cos'è esattamente la Ginevra internazionale e perché è tanto importante per la Svizzera?Cos'è la Ginevra internazionale? Il ruolo di Ginevra come ospite per i paesi e le istituzioni del mondo risale alla fondazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) nel 1863. La neutralità svizzera e la sua tradizione umanitaria hanno fatto più tardi del paese la sede naturale della Società delle Nazioni (SDN), nata alla fine della Prima guerra mondiale e antenata delle Nazioni Unite, e dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), il cui arrivo tra 1919 e 1920 ha segnato la nascita della Ginevra internazionale.
La città ospita oggi la sede europea delle Nazioni Unite (UNOG), 36 organizzazioni internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), quasi 700 organizzazioni non governative (ONG) e 179 missioni diplomatiche. E il numero di istituzioni – in particolare di ONG – e di impiegati non smette di crescere. Secondo le cifre relative a marzo 2019, quasi 34'000 persone lavorano nella Ginevra internazionale, vale a dire 26'645 funzionari, 4203 diplomatici e 3109 impiegati di ONG.
Le autorità dicono Ginevra è anche il più grande centro al mondo per conferenze internazionali e un luogo chiave per le trattative di pace, le più recenti delle quali hanno riguardato Cipro, lo Yemen e la Siria. L'anno scorso in città hanno avuto luogo 3236 conferenze e riunioni, seguite da 207'147 persone.
Anche numerose aziende multinazionali sono basate a Ginevra, dove offrono 76'000 posti di lavoro.
Su che ambiti si concentra la Ginevra internazionale?Dall'epoca del suo debutto umanitario, l'elenco degli ambiti in cui sono attive le organizzazioni presenti a Ginevra si è allargato, includendo tra gli altri i diritti umani, la migrazione, i rifugiati, la salute, il commercio, la proprietà intellettuale, le telecomunicazioni, le norme e la meteorologia.
Perché la Ginevra internazionale è così importante per la Svizzera? Le autorità svizzere sono convinte dei numerosi vantaggi che la Ginevra internazionale comporta per il paese. L'ambasciatore svizzero presso le Nazioni Unite Valentin Zellweger afferma: "Ginevra è una risorsa importante per la politica estera svizzera. Il ruolo dello Stato ospite è saldamente radicato nella nostra tradizione e nella nostra politica dei buoni uffici. Offrendo neutralità, stabilità e ospitalità al mondo, la Svizzera trae beneficio dalla Ginevra internazionale grazie alla sua visibilità diplomatica e mediatica. Inoltre Ginevra serve gli interessi della Svizzera, in quanto strumento e piattaforma per la promozione dei suoi valori fondamentali, la pace e la sicurezza umana."
Il ministero degli affari esteri svizzero nota che "la Ginevra internazionale conferisce alla Svizzera un peso politico maggiore di quanto ci si aspetterebbe dalle sue dimensioni" sulla scena mondiale.
Ginevra beneficia anche finanziariamente della presenza di tutte queste organizzazioni e dei loro collaboratori. La Svizzera investe 122 milioni di franchi nella sua nuova politica dello Stato ospite per il periodo 2020-2023, approvata quest'anno dal Parlamento. Nei prossimi dieci anni, oltre 2,5 miliardi di franchi saranno investiti anche in grandi ristrutturazioni, nuovi edifici e progetti di mobilità nel quartiere internazionale.
Nel frattempo, gli importi spesi o investiti dalle agenzie internazionali a Ginevra continuano a battere i record. L'anno scorso hanno raggiunto i 6,3 miliardi di franchi. Più della metà di questo importo - soprattutto stipendi e prestazioni assicurative e previdenziali - è stata spesa o investita in Svizzera. Ciò rappresenta l'11,3% del prodotto interno lordo (PIL) del cantone di Ginevra. La Svizzera è diventata anche uno dei maggiori fornitori di beni e servizi del sistema delle Nazioni Unite.
Quali sono le sue sfide maggiori?Ce ne sono molte. Quest'anno le autorità svizzere hanno riaffermato simbolicamente il loro impegno nei confronti della Ginevra internazionale e del sistema multilaterale, che festeggia il centenario. Tuttavia, varie minacce gravano sul sistema e sulle sue istituzioni, che devono affrontare una triplice crisi: di potere, rilevanza e legittimità.
Sul piano finanziario, la Ginevra internazionale è stata ampiamente risparmiata dalla pressione americana sugli aiuti esteri. Ma quest'anno, l'ONU sta affrontando una grave crisi di liquidità, con decine di paesi che non hanno pagato i loro contributi annuali - compresi gli Stati Uniti, il maggiore donatore dell'organizzazione.
Nel frattempo, nel mondo della diplomazia internazionale la competizione tra le città che vorrebbero prendersi una fetta della torta di Ginevra è diventata rude, come ha recentemente ammesso il ministero degli affari esteri.
E a livello svizzero, anche se il paese investe milioni nella Ginevra internazionale, molte persone, soprattutto nella Svizzera tedesca, non sono semplicemente consapevoli di ciò che sta accadendo, come ha recentemente sottolineato il think tank Foraus.
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Dal suo ufficio al 16° piano nella First Avenue di New York lo sguardo si posa sulla sede principale dell’ONU e sull’East River. La sottosegretaria generale dell’Onu Mirjana Spoljaric non trascorre però molto tempo qui. Anche perché i suoi 2600 collaboratori e collaboratrici lavorano soprattutto sul campo: nell’Europa dell’est, nel Caucaso, nell’Asia centrale, “in una…
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