L’Ucraina alla ricerca di un’identità
A vent'anni dalla caduta dell'Urss, e malgrado le speranze nate con la rivoluzione arancione, l'Ucraina si trova tuttora intrappolata tra due mondi: l'Europa e la Russia. Una ricerca d'identità che, secondo il professor Andre Liebich, si riflette sulla stabilità del paese.
Dal sogno infranto dei moti rivoluzionari del 2004, l’Ucraina sembra essere precipitata in una profonda crisi politica ed economica. Una crisi accentuata dalla recente condanna dell’ex premier Yulia Timoschenko – attuale simbolo dell’opposizione – e dalla strategia controversa portata avanti dal presidente filorusso Viktor Yanukovic.
Considerata un campo di battaglia geopolitico tra la Russia e l’Occidente, l’Ucraina si trova tuttora stretta tra questi due mondi. «È uno Stato lacerato da lotte intestine, in cerca di un’identità propria», ci spiega Andre Liebich, professore all’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra ed esperto dei paesi dell’ex blocco comunista.
«Da una parte c’è chi continua a identificarsi nella Russia – principale partner economico del paese -, parla malvolentieri ucraino, e non vede di buon’occhio un avvicinamento all’Unione europea e ancora meno alla Nato. Dall’altra parte ci sono i filooccidentali che con la rivoluzione arancione avevano fatto sognare in molti».
Come altri paesi dell’ex blocco sovietico, ad eccezione forse di Lettonia, Estonia e Lituania – ormai membri dell’UE -, l’Ucraina non ha ancora portato a termine il processo di transizione avviato dalla caduta dell’Impero sovietico nel 1991. E non solo a livello politico, ma anche economico.
Andre Liebich
«La corruzione è ovunque e sembra impermeabile ai cambiamenti di regime»
«Una delle grandi difficoltà dei paesi dell’ex Urss è stata quella di portare avanti delle riforme economiche proprio quando la prosperità andava scemando e il divario sociale cresceva», ci spiega Jochen Janssen che alla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) si occupa delle Relazioni economiche bilaterali Europa/Asia centrale. «Questo ha portato a un’importate disordine politico in alcune ex Repubbliche sovietiche e ha reso difficile la transizione verso la democrazia e l’economia di mercato».
Agricoltura e industria pesante
A vent’anni dalla sua indipendenza, l’Ucraina resta un paese prioritario per la cooperazione elvetica, che ha contribuito con oltre 10 milioni di franchi l’anno alla sua stabilità. Da sola, la Segreteria di stato all’economia ha investito un totale di 142 milioni in progetti volti a rafforzare la sostenibilità economica e finanziaria del paese e a promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
«La scarsa diversificazione e modernizzazione dell’economia, così come la sua grande dipendenza energetica, rendono l’Ucraina particolarmente vulnerabile agli shock esterni», ci spiega Miroslav Veprek, specialista dell’Ucraina presso la Seco. La crisi finanziaria del 2008 ha messo in ginocchio il paese: più di un quarto della popolazione vive sotto la soglia della povertà e le cento persone più ricche possiedono attivi di un valore superiore al 50% del PIL.
Come all’epoca sovietica, i settori trainanti restano l’industria pesante e l’agricoltura. L’eccessiva burocrazia e i sospetti di corruzione rendono tuttavia difficili gli investimenti esteri diretti. «La corruzione è ovunque e sembra impermeabile ai cambiamenti di regime», commenta il professor Liebich. L’economia è nelle mani dell’oligarchia russa e nessun governo sembra davvero riuscire a far fronte al problema».
Miroslav Veprek
La scarsa diversificazione e modernizzazione dell’economia, così come la sua grande dipendenza energetica, rendono l’Ucraina particolarmente vulnerabile agli shock esterni
Il cancro della corruzione
La lotta alla corruzione è proprio uno degli assi prioritari della Seco in Ucraina. «In questi anni abbiamo cercato di favorire delle riforme legali e istituzionali per lottare contro la corruzione, favorire l’arrivo d’investimenti dall’estero e aumentare l’efficienza operativa delle imprese», prosegue l’esperto della Seco Miroslav Veprek.
«Stiamo inoltre pensando di lanciare un progetto di riforme in campo agricolo a partire dal 2012, che dovrebbe contribuire indirettamente a ridurre la corruzione, semplificando le procedure e aumentando la trasparenza».
Malgrado l’impegno importante della cooperazione svizzera in Ucraina, gli scambi commerciali restano per il momento modesti. Nel 2009, le esportazioni hanno raggiunto i 364 milioni di franchi, mentre le importazioni si sono fermate a 61 milioni. Le potenzialità di sviluppo di questo paese sono però lungi dall’essere sfruttate, sottolineano gli esperti della Seco.
Dopo la Federazione Russa (verso la quale la Svizzera esporta per 3,18 miliardi), l’Ucraina è il secondo partner commerciale tra i paesi dell’ex blocco sovietico. Con i suoi 46 milioni di abitanti e la sua posizione strategica, Kiev gioca infatti un ruolo fondamentale nella stabilità politica ed economica dell’Europa.
Una spina nel fianco dell’EU
Membro della Comunità degli Stati indipendenti (CSI), nel 2008 l’Ucraina è entrata a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio. «Entro fine anno avrebbe dovuto firmare un accordo di libero scambio con Bruxelles, ricorda Liebich, ma la condanna a sette anni di carcere per Yulia Timoschenko rischia di allontanare ulteriormente gli schieramenti».
L’ex primo ministro è ritenuta colpevole di abuso di potere per aver gestito in maniera un po’ troppo personale la crisi del gas del 2009, firmando con Putin un contratto svantaggioso sul piano economico per il proprio paese.
La condanna è considerata da molti paesi una manovra meramente politica. L’Unione europea ha espresso il suo disappunto per questo «attacco alla democrazia» e ha minacciato Kiev di interrompere i negoziati se la leader dell’opposizione non avrà diritto a un «processo d’appello equo».
«Anche se l’integrazione all’Unione Europea non è certo all’ordine del giorno – la precedenza è data a paesi come la Croazia o la Turchia – Bruxelles ha interesse a mantenere delle buone relazioni con Kiev», prosegue Andre Liebich. «Da un lato perché il paese rappresenta un corridoio strategico e dall’altro perché un avvicinamento ulteriore alla Russia potrebbe risultare pericoloso e dalla scelta dell’Ucraina potrebbe dipendere anche il futuro di altri piccoli paesi dell’ex Unione sovietica».
Indipendente dal’agosto del 1991, l’Ucraina conta 46 milioni di abitanti e, con una superficie di circa 600’000 km2, è il secondo paese più grane dell’Europa.
Dalla caduta dell’Impero sovietico, l’Ucraina è considerata un capo di battaglia geopolitico dove si affrontano Russia e Occidente. Mentre Kiev e Mosca condividono radici storiche, una parte importante del paese si sente più legata ai vicini europei, come la Polonia.
Nel dicembre 2004, la popolazione ha rovesciato l’ex presidente filorusso Leonid Kuchma per lasciare il posto al riformista Victor Yushenko, in quella che è stata definita la «Rivoluzione arancione».
Nonostante il sostegno di USA e UE, il suo governo è entrato presto in crisi.
Alle elezioni parlamentari del 2006, l’elettorato ha punito la coalizione governativa arancione, ridando fiducia al partito filorusso dell’ex delfino di Kuchma, Viktor Yanukovich.
Dopo il voto, i due leader della maggioranza arancione (Viktor Yushenko e Yulia Timoshenko) hanno litigato per mesi sulla formazione del nuovo governo, creando una drammatica crisi istituzionale.
Non riuscendo a trovare un accordo, alla fine Yushenko ha affidato l’incarico al suo ex avversario filorusso Yanukovich, che ha subito messo un freno al percorso di integrazione dell’Ucraina nella Nato e nell’UE.
I contatti tra Svizzera e Ucraina risalgono all’epoca degli zar, quando il territorio dell’ex Repubblica sovietica era una delle mete dell’emigrazione svizzera.
Nel 1991, dopo la caduta dell’Urss, la Svizzera ha immediatamente riconosciuto l’Ucraina e aperto un’ambasciata a Kiev.
La cooperazione politica, economica e culturale tra i due paesi è definita eccellente dal Dipartimento federale degli affari esteri.
Tra il 1992 e il 2009 Svizzera e Ucraina hanno sottoscritto 18 trattati.
La Svizzera sostiene le aspirazioni riformiste del governo ucraino. Con un budget di oltre 10 milioni all’anno si impegna in vari ambiti tra cui il buongoverno, la salute e la gestione sostenibile delle risorse.
Dall’inizio degli anni Novanta, la Seco ha investito oltre 142 milioni in progetti di cooperazione economica.
Gli scambi economici restano modesti nonostante una tendenza alla crescita. Nel 2009, le esportazioni hanno raggiunto i 364 milioni, mentre le importazioni si sono attestate a 61 milioni.
Nello stesso periodo, la Svizzera ha esportato in Russia per 3,18 miliardi di franchi e importato per 1,05.
(Fonte: DFAE)
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