La 5a Svizzera lancia il suo manifesto per le elezioni
In vista delle elezioni federali di ottobre, il Consiglio degli svizzeri all’estero ha presentato il suo catalogo di rivendicazioni all’indirizzo di partiti e istituzioni politiche. Al centro delle preoccupazioni dei rappresentanti della Quinta Svizzera figurano il mantenimento della libera circolazione delle persone, delle relazioni bancarie e della rete consolare.
“Agevolare l’esercizio dei diritti politici dall’estero, favorire la mobilità internazionale della popolazione, rafforzare la presenza internazionale della Svizzera, permettere lo sviluppo della comunicazione con le comunità elvetiche nel mondo”: questi alcuni degli obbiettivi principali del Manifesto elettorale 2015, approvato all’unanimità dai membri del Consiglio degli svizzero all’estero, riunito sabato a Berna.
Un documento con il quale il Consiglio intende far conoscere i bisogni e le aspettative della Quinta Svizzera, approfittando del maggiore interesse mediatico a livello politico in un anno elettorale, ha indicato Jacques-Simon Eggly, presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno (OSE). “In un anno elettorale, candidati e partiti politici prestano maggiore attenzione ai nostri connazionali espatriati, molti dei quali esercitano i loro diritti politici”.
Quinta Svizzera
Oltre 740’000 cittadini svizzeri vivono all’estero, ossia oltre il 10% della popolazione elvetica complessiva.
Fondata nel 1916, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) rappresenta in Svizzera gli interessi dei connazionali espatriati ed è riconosciuta dalle autorità come portavoce della Quinta Svizzera.
Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) è considerato il parlamento della Quinta Svizzera. Tiene due sedute all’anno: una in primavera, l’altra in estate in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero.
Il Congresso degli svizzeri all’estero è la riunione annuale nella Confederazione di connazionali espatriati. Questo foro permette di dibattere temi importanti per la Quinta Svizzera, scambiare informazioni e incontrare rappresentanti delle autorità e dei partiti svizzeri.
Alcune di queste aspettative erano già state formulate in vista delle elezioni del 2011, ma sono andate deluse nel corso dell’attuale legislatura, ha rilevato Eggly. In particolare quella che riguardava la promozione della mobilità degli svizzeri: ancora oggi sussistono degli ostacoli a livello di assicurazioni e di riconoscimento dei diplomi tra la Svizzera e diversi altri paesi. Ma a mettere in pericolo la mobilità, in futuro, vi sono soprattutto le minacce che pesano sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE, dopo il freno all’immigrazione approvato dal popolo svizzero il 9 febbraio 2014. Il Consiglio ha quindi adottato una risoluzione, con 64 voti favorevoli e 2 contrari, in cui chiede a governo e parlamento di salvaguardare gli accordi bilaterali con i Ventotto, che regolano la libera circolazione.
Mantenimento delle relazioni bancarie
Tra le altre principali richieste formulate 4 anni fa dai rappresentanti della Quinta Svizzera e non soddisfatte dai poteri pubblici, vi è quella del mantenimento di una rete consolare sufficiente per gli svizzeri all’estero. “Purtroppo”, ha deplorato Eggly, “nel corso di questa legislatura sono state chiuse altre 25 sezioni consolari nel mondo e, soprattutto, in Europa. Complessivamente la rete consolare è stata ridotta della metà dal 1990”. Un’evoluzione che contrasta con il fatto che il numero di connazionali espatriati è invece quasi raddoppiato da allora – attualmente oltre 740’000 svizzeri vivono all’estero.
Nel Manifesto elettorale 2015 figura invece una nuova rivendicazione: quella di assicurare il mantenimento di relazioni bancarie con gli istituti finanziari svizzeri per i connazionali all’estero. Negli ultimi anni, numerose banche elvetiche hanno disdetto i conti di svizzeri espatriati o si sono rifiutate di offrire loro nuovi servizi. Appena pochi giorni fa, il Consiglio degli Stati ha respinto una mozione del deputato Roland Büchel dell’Unione democratica di centro (UDC), già approvata invece dal Consiglio nazionale. La mozione chiedeva al governo di fare in modo affinché Postfinance assicuri in futuro un servizio di base per tutti gli svizzeri all’estero interessati. La filiale della Posta svizzera e tre altre banche – Migros, Valiant e Neue Helvetische Bank – forniscono tuttavia già oggi dei servizi bancari per gli svizzeri dell’estero, seppure non completi.
Le elezioni saranno anche al centro del prossimo Congresso degli svizzeri all’estero, ha annunciato Eggly. Il tema di questa riunione, in programma in agosto a Ginevra, sarà infatti “La formazione dei cittadini: garanzia d’una democrazia viva”. L’esercizio dei diritti politici è fondamentale per una democrazia semi-diretta, ha sottolineato il presidente dell’OSE. “Ma dagli anni ’50 la partecipazione continua a regredire. Vogliamo quindi capire perché molti cittadini non votano e che cosa spinge invece gli altri a partecipare attivamente alle elezioni federali e cantonali”.
Estensione del voto elettronico
Mentre diminuisce gradualmente la partecipazione degli svizzeri alle elezioni federali, continua invece ad aumentare il numero di connazionali all’estero che esercitano i loro diritti politici. Oltre 155’000 svizzeri dell’estero si sono iscritti nei registri elettorali e prendono regolarmente parte a votazioni e elezioni federali. L’OSE preme da anni per una rapida introduzione generalizzata del voto elettronico per accrescere il numero di partecipanti tra la Quinta Svizzera. Alcuni delegati dell’estero hanno nuovamente evocato i frequenti problemi, di natura postale, che sorgono in molti paesi con il voto per corrispondenza.
Con la votazione federale dello scorso 8 marzo, oltre 90’000 connazionali espatriati hanno avuto la possibilità di fare uso del voto elettronico. Sono infatti già saliti a 14 i Cantoni che hanno introdotto, seppure ancora a titolo sperimentale, l’e-voting. “Abbiamo così già raggiunto la maggioranza dei cantoni”, si è rallegrata Barbara Perriard, responsabile della sezione dei diritti politici presso la Cancelleria federale.
Mancano però ancora 12 Cantoni, che finora non hanno inoltrato, per ragioni di carattere tecnico ma anche politico, una richiesta di autorizzazione al Consiglio federale per dare avvio a loro volta ai test di voto elettronico. “In che modo il governo intende spingere anche questi Cantoni a compiere tale passo?”, ha chiesto il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga. “Per il momento puntiamo ancora sulla volontarietà, ma in futuro la Confederazione dovrà forse riflettere all’adozione di un obbligo”, ha indicato Barbara Perriard.
SAT Access più caro
Il 1° gennaio 2015 sono entrate in vigore le modifiche alla normativa dell’UE in materia di imposta sul valore aggiunto e le relative precisazioni. Ne deriva che l’emissione delle schede e le prestazioni di distribuzione di SAT Access sono d’ora in poi assoggettate all’IVA nel paese d’utilizzo.
Di conseguenza, da subito, oltre alla tassa una tantum riscossa al rilascio della scheda (secondo il listino prezzi valido in quel momento) e al contributo annuo ai costi di distribuzione pari a CHF 120, sarà fatturata anche l’imposta sul valore aggiunto al tasso previsto nel paese d’utilizzo.
Legittimità del Consiglio
Se l’OSE preme da anni per agevolare le possibilità per i connazionali espatriati di partecipare alle votazioni e alle elezioni federali, stenta invece a trovare un accordo sul sistema di elezione dei rappresentanti della Quinta Svizzera in seno al Consiglio degli svizzeri dell’estero. Attualmente la maggior parte dei membri – 120 su 140 – vengono eletti dalle associazioni riconosciute dall’OSE che riuniscono gli svizzeri in numerosi paesi. Vi partecipano quindi quasi solo i connazionali attivi nell’ambito di questi circoli – una piccola percentuale – ciò che va a detrimento della rappresentatività del Consiglio di fronte ai poteri politici in Svizzera.
Un gruppo di lavoro, incaricato di formulare delle proposte, ha presentato due nuove varianti: l’elezione diretta tramite voto elettronico da parte tutti gli svizzeri all’estero interessati oppure un sistema misto di elezione, in parte in seno alle associazioni e in parte tramite voto elettronico. Soluzioni che incontrano delle resistenze: nell’ambito dei dibattiti sono stati evocati ostacoli di natura tecnica e oneri finanziari non sopportabili per l’OSE, ma anche il rischio di una perdita d’importanza delle associazioni e la difficoltà di coinvolgere gli svizzeri dell’estero al di fuori di questi circoli. Soprattutto in Europa, dove vivono i tre quarti degli svizzeri all’estero, molti connazionali espatriati non fanno parte di nessuna associazione.
“Già da tempo molti parlamentari si preoccupano per la mancanza di legittimità e di rappresentatività del Consiglio degli svizzeri all’estero. Per far valere le sue rivendicazioni è fondamentale che questo organo sia considerato legittimo da parte del parlamento e del governo”, ha avvertito Carlo Sommaruga, raccomandando l’elezione elettronica. “Non possiamo domandare alla Confederazione di introdurre il voto elettronico e poi affermare che noi non possiamo mettere in piedi un sistema simile per l’elezione dei nostri delegati. Anche con problemi tecnici la rappresentatività sarà sempre migliore di quella attuale”. Una decisione dovrà essere adottata entro fine anno, ha auspicato Jacques-Simon-Eggly.
Dimissioni di Eggly
Il presidente dell’OSE ha infine annunciato le sue dimissioni dopo il Congresso degli svizzeri all’estero di Ginevra. Un cambiamento alla presidenza è auspicabile anche per “consentire un’alternanza linguistica alla testa dell’OSE”, ha dichiarato Eggly, che considera di aver potuto raggiungere diversi traguardi importanti in questi ultimi anni. Tra questi l’adozione da parte del parlamento della nuova Legge sugli svizzeri all’estero, che ha una “forte portata simbolica”, in quanto con essa “viene riconosciuta l’importanza del contributo dei connazionali all’estero per la Svizzera e la necessità di mantenere un forte legame con loro”.
Al posto del ginevrino Eggly subentrerà il basilese Remo Gysin, già consigliere nazionale tra il 1995 e il 2007 e tra i promotori dell’adesione della Svizzera all’ONU, suggellata dal popolo nel marzo del 2002.
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