La costruzione di residenze secondarie sarà limitata
Seppure di stretta misura, l’elettorato ha approvato l’iniziativa che chiede di limitare la proliferazione di abitazioni secondarie. Respinte invece le iniziative in favore di 6 settimane di vacanze e di agevolazioni fiscali per l’alloggio. Stessa sorte per la legge sul prezzo fisso dei libri.
Nonostante la massiccia opposizione degli ambienti economici e dei partiti di centro e di destra, l’irriducibile ecologista Franz Weber ce l’ha fatta. La sua iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!” ha convinto una maggioranza di votanti, risicata ma sufficiente.
In futuro ogni Comune sarà quindi costretto ad introdurre una quota massima del 20% per le residenze secondarie rispetto al totale del parco immobiliare esistente. Se le disposizioni di esecuzione della legge entreranno in vigore ancora quest’anno, nuovi progetti di costruzione non potranno più essere accettati già dal 1° gennaio del 2013 nei Comuni, in cui il tetto massimo fissato viene già superato.
È il caso, tenendo conto dei dati attuali, di circa un quinto dei Comuni svizzeri. In futuro, le autorità comunali saranno inoltre obbligate a rendere conto annualmente dell’esecuzione dell’articolo costituzionale e a pubblicare un piano che indichi quali abitazioni sono utilizzate in permanenza.
Il verdetto popolare avrà ripercussioni non indifferenti per molti Comuni, soprattutto nelle regioni alpine, che hanno conosciuto un enorme boom immobiliare negli ultimi decenni. In alcune località turistiche, le residenze secondarie superano addirittura l’80% delle abitazioni esistenti.
Spaccatura regionale
Un’evoluzione che ha favorito l’andamento economico in queste regioni, ma che ha arrecato troppi danni al paesaggio e alla natura. Questa, in ogni caso, l’opinione della maggioranza dei votanti, che hanno sostenuto le argomentazioni di Franz Weber in favore di un drastico freno.
A nulla sono valsi quindi gli enormi sforzi compiuti nella campagna dagli oppositori all’iniziativa ambientalista, che avevano ventilato scenari catastrofici per la popolazione delle regioni di montagna e per tutta l’economia nazionale. Il risultato di questa domenica solleverà sicuramente ancora un lungo strascico di discussioni e di polemiche.
Tanto più che il risultato delle scrutinio evidenzia una chiara spaccatura tra l’elettorato: mentre i cantoni dell’Altopiano e del Giura hanno approvato l’iniziativa, quelli dell’Arco alpino l’hanno respinta a stragrande maggioranza. Il 62,1% di sì ottenuto in un cantone lontano dalle Alpi, come Basilea città, contrasta con il 73,8% di no emerso nel Vallese, dove le opposizioni sono state le più forti.
Primo successo nazionale per Weber
“Sono fiero degli svizzeri”, ha dichiarato domenica Franz Weber, per il quale il responso delle urne rappresenta “una vittoria del bene”, destinata ad evitare che tutta la Svizzera si trasformi ben presto in una città.
“Ad essere toccati da questa iniziativa saranno gli speculatori immobiliari e non i cantoni turistici. Questi ultimi saranno invece arricchiti: al posto di costruire nuove abitazioni, si potranno rinnovare e abbellire quelle esistenti. E questo permetterà di attirare i turisti”, ha affermato l’ambientalista, che ha raccolto questa domenica il suo primo grande successo a livello nazionale, dopo diverse iniziative respinte dal popolo.
Ad una sua iniziativa cantonale si deve tra l’altro l’iscrizione del Lavaux nelle zone da proteggere del canton Vaud e, in seguito, l’inserimento dei vigneti terrazzati di questa regione nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. “Questa non sarà la mia ultima iniziativa”, ha sottlineato l’84enne ecologista.
Ammettendo di non aver creduto nell’accettazione del testo, anche le associazioni Pro Natura e WWF si rallegrano per il risultato. La maggioranza della popolazione vuole recuperare il “bene paesaggio” che appartiene a tutti, ha affermato Hans-Peter Fricker, direttore generale di WWF Svizzera.
Giornata nera per gli oppositori
Per i Grigioni quella odierna è “una giornata nera”, ha dichiarato il direttore del Dipartimento cantonale dell’economia pubblica Hansjörg Trachsel. A suo avviso, con l’approvazione dell’iniziativa contro le residenze secondarie il cantone entrerà a far parte della schiera dei perdenti a livello economico e sarà confrontato allo spopolamento delle sue valli più isolate.
“La decisione odierna avrà come risultato che in 135 dei 176 Comuni retici non potranno più essere edificate residenze di vacanza”, ha sottolineato Trachsel, per il quale sono da attendere ora ingenti perdite di fatturato per l’edilizia, che si tradurranno in circa 1000-2000 posti di lavoro in meno nel settore delle costruzioni.
Il responso delle urne rappresenta “un duro colpo” per l’economia del Cantone Vallese, ha affermato il responsabile del dipartimento vallesano dell’economia Jean-Michel Cina. Non vi è da escludere ora che le autorità cantonali e comunali vengano sommerse da un’ondata di richieste di costruzione entro la fine dell’anno, ossia prima della possibile introduzione della legge.
Rammaricandosi per l’esito della votazione, la Conferenza dei governi dei Cantoni alpini (CGCA) chiede già ora un regime d’eccezione “per le abitazioni secondarie gestite e per quelle in aree povere di strutture, per la conversione in abitazioni secondarie a seguito di successioni, e per la vendita di abitazioni secondarie esistenti”.
Reazioni negative sono giunte anche dagli ambienti economici. Per l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), questo risultato rischia di creare nuove difficoltà economiche in molte zone rurali povere in infrastrutture, senza tuttavia risolvere il problema della cementificazione del paesaggio.
Gli svizzeri non vogliono più vacanze
Risultato invece senza discussioni per l’iniziativa “6 settimane di vacanza per tutti”, lanciata dalla confederazione sindacale Travailsuisse e sostenuta dalla sinistra. Soltanto un elettore su tre si è espresso in favore di questo testo, che chiedeva di ancorare nella Costituzione federale un minimo legale di 6 settimane di vacanze, contro le 4 attuali.
L’esito di questo voto susciterà probabilmente una certa sorpresa all’estero, ma era invece scontato in Svizzera. Negli ultimi decenni il popolo svizzero ha infatti bocciato regolarmente delle proposte volte ad aumentare il numero di giorni di vacanze o a ridurre l’orario lavorativo settimanale. In questo ambito, gli elettori si sono mostrati ancora una volta sensibili ai moniti degli ambienti economici e dei partiti borghesi, per i quali iniziative di questo genere rischiano soltanto di appesantire i costi del lavoro e di ridurre la competitività dell’economia svizzera.
Respinta l’iniziativa sull’alloggio
Ha ottenuto più consensi, ma non sufficienti per superare la prova delle urne, l’iniziativa popolare “Sul risparmio per l’alloggio”, che mirava ad accordare agevolazioni fiscali ai depositi a risparmio destinati al primo acquisto di un’abitazione o al finanziamento di misure di risparmio energetico e di protezione dell’ambiente.
Con questo progetto, sostenuto dai partiti di centro e di destra, si intendeva dare ad un maggior numero di persone la possibilità di accedere alla proprietà immobiliare. In Svizzera soltanto il 40% dei cittadini sono proprietari del loro alloggio, una delle quote più basse a livello europeo. Contro l’iniziativa si era schierata invece la sinistra e l’Associazione svizzera inquilini, per le quali le misure favorirebbero soltanto una minoranza di persone.
No al prezzo fisso dei libri
Il popolo svizzero ha affossato questa fine settimana anche la nuova legge federale per un prezzo fisso dei libri, che era combattuta da un referendum sostenuto dal Partito liberale radicale, dall’Unione democratica di centro e da grandi catene di distribuzione.
Agli occhi dei suoi sostenitori, la nuova legge avrebbe permesso di sorvegliare in modo più efficace l’evoluzione dei prezzi, notevolmente più alti rispetto all’estero, e di proteggere meglio gli interessi degli autori e delle piccole librerie. Per il comitato referendario, le nuove disposizioni legali avrebbero fatto invece aumentare ulteriormente il prezzo dei libri in Svizzera e avrebbero costituito un’ingerenza inaccettabile nell’economia di mercato.
Sì al disciplinamento dei giochi in denaro
Come traspariva dai sondaggi, è stato approvato a stragande maggioranza il decreto federale volto a meglio disciplinare i giochi in denaro – case da gioco, lotterie, scommesse sportive, ecc. – e a ripartire più chiaramente le competenze tra la Confederazione e i cantoni. Contro questo progetto si era espresso soltanto il Partito evangelico, che non reputava ancora sufficienti le misure previste per lottare contro la dipendenza dal gioco.
In base alla proposta elaborata dal Parlamento, gli introiti delle imposte prelevate dai guadagni delle case da gioco continueranno ad essere versati l’AVS/AI, mentre i proventi di lotterie e scommesse sportive saranno destinati anche in futuro a scopi di utilità pubblica.
Il 50,6% dei votanti hanno approvato l’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”, lanciata da Franz Weber.
L’iniziativa “Sul risparmio per l’alloggio”, che mirava ad agevolare fiscalmente l’accesso alla proprietà immobiliare, è stata respinta dal 55,8% degli svizzeri.
Pure bocciata, dal 66,5% dell’elettorato l’iniziativa “6 settimane di vacanza per tutti”, lanciata dalla confederazione sindacale Travailsuisse.
Il popolo svizzero ha pure affossato, con il 56,1% dei voti, la nuova legge sul prezzo fisso del libro.
Approvato invece dall’87% dell’elettorato il decreto federale destinato a disciplinare meglio i giochi in denaro.
Il tasso di partecipazione è stato di circa il 45%.
Oltre alle elezioni parlamentari, in programma ogni 4 anni, il popolo svizzero è chiamato fino a 4 volte all’anno alle urne per esprimersi su temi di carattere federale.
In occasione delle votazioni federali, diversi cantoni e comuni sottopongono ai cittadini anche oggetti di carattere cantonale o comunale.
Il tasso di partecipazione alle votazioni federali si è situato negli ultimi 10 anni tra il 27 e il 58%.
Alle votazioni federali partecipano anche gli svizzeri residenti all’estero. Alla fine del 2011, oltre 143’000 cittadini espatriati erano iscritti nei registri elettorali.
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