La famiglia politica litiga sulla… famiglia
Le famiglie sono colonne della società e devono essere sostenute: i partiti lo proclamano all'unisono. Discordano però sui mezzi di sostegno e, nella campagna per le elezioni federali di ottobre, si fanno sentire anche a suon di iniziative popolari.
Tra i grandi partiti non ve n’è uno che non contempli aspetti di politica familiare nei propri programmi per la prossima legislatura. Tutto lo spettro politico concorda sui principi della parità di trattamento delle diverse forme di famiglia, dell’uguaglianza tra donna e uomo nella famiglia e nel lavoro, come pure sulla necessità di promuovere misure che consentano di conciliare vita familiare e professionale.
Ma sulla concretizzazione di questi principi le strade si dividono. La sinistra rosso-verde reclama l’intervento dello Stato per sostenere le famiglie dei ceti medio-bassi con assegni per i figli e con strutture di accoglienza extra familiari per i bambini, mentre la destra e il centro destra sollecitano sgravi fiscali per tutte le famiglie e vogliono che la custodia dei figli dentro e fuori dalla famiglia sia regolata privatamente. Al centro, il Partito popolare democratico chiede un misto di sostegni statali e di deduzioni fiscali.
Divisioni profonde fra schieramenti numericamente più o meno equivalenti in parlamento, che rendono molto difficoltose le decisioni. Di conseguenza diversi progetti relativi ad aspetti di politica familiare, dopo annosi e tortuosi lavori parlamentari si sono arenati e altri sono sfociati in soluzioni di compromesso che hanno lasciato molti scontenti.
Sgravi fiscali per tutte le famiglie
Cosicché, ultimamente, due partiti hanno deciso di appellarsi al popolo per cercare di ottenere soddisfazione. La prima a passare all’offensiva è stata l’Unione democratica di centro (UDC, destra). Nel gennaio 2010 ha lanciato l’iniziativa popolare “a favore delle famiglie”. Il testo, che sarà depositato prossimamente con le firme necessarie, esige una deduzione fiscale per i genitori che accudiscono personalmente i figli “almeno equivalente a quella accordata ai genitori che affidano a terzi la custodia dei figli”.
La richiesta solleva critiche di diversi partiti. “Di per sé non c’è nulla di negativo se qualcuno vuole formare una famiglia di stampo tradizionale. Ma la realtà della società moderna è diversa. E è verso la realtà che dev’essere orientata la politica della famiglia”, commenta a swissinfo.ch il vicepresidente del Gruppo socialista alle Camere federali, Andy Tschümperlin.
“È un anacronismo! Promuove l’immagine della famiglia in cui l’uomo ha un’attività professionale rimunerata, mentre la donna fa la casalinga e si occupa dei figli. In pratica questa iniziativa è un incentivo per le madri a restare a casa”, insorge la portavoce dei Verdi Corinne Dobler.
“Non è affatto vero! L’iniziativa dell’UDC esige un’equità fra tutte le famiglie eliminando la discriminazione fiscale di quelle famiglie che accudiscono loro stesse i propri figli”, replica il segretario generale del partito Martin Baltisser.
Pur essendo paladini degli sgravi fiscali, nemmeno i liberali radicali (PLR, centro) condividono quanto preconizzato dall’UDC. “Le deduzioni fiscali sono sempre calcolate rispetto a una spesa. Se un genitore resta a casa per occuparsi dei figli non ha un’uscita di denaro. Il sistema fiscale non consente di dedurre una mancata entrata”, osserva l’addetto stampa del PLR Philippe Miauton.
Secondo Baltisser, invece, “si tratta di riconoscere lo sforzo compiuto dai genitori che rinunciano a un secondo salario per occuparsi dei figli. Uno sforzo che permette anche di alleggerire i costi della collettività pubblica per le strutture di accoglienza extra familiari”, argomenta.
Parità fra coniugi e concubini nel fisco e nella socialità
Altri sviluppi
Iniziativa popolare
Interessati all’idea dell’UDC si mostrano i popolari democratici. Così “è promossa la famiglia tradizionale. In linea di principio non è male”, commenta la responsabile della comunicazione del PPD Marianne Binder, sottolineando che una delle due iniziative lanciate in maggio dal suo partito “va pure in questa direzione”.
Denominato “Per il matrimonio e la famiglia”, il testo chiede che sul piano fiscale e delle assicurazioni sociali il matrimonio non sia “svantaggiato rispetto ad altri modi di vita”.
Attualmente, una coppia paga imposte più elevate se è sposata che se è concubina, a causa dell’imposizione basata sul cumulo dei redditi per i coniugi. D’altra parte riceve rendite dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti e dell’Assicurazione invalidità più basse, poiché una rendita per coppia è inferiore a due individuali.
L’iniziativa del PPD incontra sostegno. “È molto positivo che anche altri partiti vadano nella direzione di eliminare la penalizzazione del matrimonio”, dice il segretario generale dell’UDC.
In casa socialista Tschümperlin plaude: “Tutte le forme di famiglia devono avere gli stessi diritti, deve esserci la parità di trattamento. Non è normale che il matrimonio sia penalizzato”.
Sulla stessa linea l’addetto stampa del PLR: “Non c’è alcun motivo per cui una coppia sposata debba pagare più imposte di una coppia non sposata. È una questione di uguaglianza”.
Esentare dalle imposte gli assegni per i figli
Di diverso tenore sono le reazioni all’iniziativa del PPD “sostenere le famiglie”, che vuole esentare dalle imposte gli assegni per i figli e di formazione. Mentre i Verdi non si pronunciano ancora, al deputato socialista Andy Tschümperlin “sembra che vada nella buona direzione e che il PS possa sostenerla”.
Il segretario generale dell’UDC Martin Baltisser, ricorda che il suo partito “sostiene tutti gli sgravi fiscali. Perciò anche questa iniziativa va nella giusta direzione”, commenta.
Il PLR, invece, le dichiara guerra. “Tutti i beneficiari di assicurazioni sociali, anche i disoccupati, pagano le imposte sulle indennità che ricevono. Dunque ci sembra logico che anche chi riceve indennità per i figli contribuisca come tutti gli altri”, obietta Philippe Miauton.
I dibattiti sono ancora agli inizi. Per i parlamentari eletti il 23 ottobre ci sarà molta carne sul fuoco in materia di politica familiare nella prossima legislatura.
In Svizzera la maggior parte delle questioni di politica familiare rientra negli ambiti di competenza dei cantoni e in parte dei comuni. La Confederazione interviene solo in funzione integrativa e di promozione.
Di conseguenza vari aspetti di politica familiare sono regolati in modi molto diversi. Differenze ulteriormente accentuate dalle profonde trasformazioni della società negli ultimi decenni.
Riferendosi alla situazione attuale in Svizzera, la Commissione federale di coordinamento per le questioni familiari (COFF) parla di un “ingiusto e lacunoso sistema di compensazione degli oneri e delle prestazioni familiari” e sollecita “soluzioni chiare valide a livello federale”.
Nell’ultimo decennio la politica familiare è effettivamente diventata uno dei grandi temi di dibattito politico a livello federale. L’azione della Confederazione è però spesso paralizzata dalle forti divisioni dei partiti su questo tema. La Confederazione ha peraltro un margine di manovra limitato.
L’articolo 116 della Costituzione federale, dedicato agli assegni familiari e all’assicurazione per la maternità, al punto 1. stabilisce soltanto che “nell’adempimento dei suoi compiti la Confederazione prende in considerazione la famiglia. Può sostenere provvedimenti a tutela della famiglia”.
In seguito a una mozione, la Commissione della sicurezza sociale della Camera del popolo ha elaborato un progetto di modifica costituzionale che sancisce che Confederazione e cantoni incentivano misure per permettere di conciliare vita familiare e professionale. In particolare dovrebbero provvedere a un’offerta adeguata di infrastrutture extra familiari ed extra scolastiche.
Il disegno di modifica è ancora pendente presso la Commissione e la proposta definitiva sarà verosimilmente sottoposta alla Camera nella sessione invernale.
Sostenuto dalla sinistra rosso-verde e dal PPD, il progetto è osteggiato dal PLR e dall’UDC. Questi ultimi due partiti ritengono che l’offerta di posti di custodia di bambini fuori dalla famiglia e dalla scuola rientri nel settore privato o al massimo in quello pubblico locale o cantonale. La destra è contraria anche all’introduzione a livello nazionale di assegni integrativi e di prima infanzia. Chiede invece che lo Stato sostenga le famiglie con sgravi fiscali.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.