La febbre delle amnistie fiscali contagia la Svizzera
Dopo l’Italia e la Francia, anche la Svizzera offre da quest’anno amnistie fiscali. La Confederazione concede una mini sanatoria per i capitali occultati, mentre il canton Giura si spinge ancora più lontano con un amnistia generale. Vari progetti sono in discussione in altri cantoni.
Nel 2010 gli evasori fiscali potranno autodenunciarsi dinnanzi alle autorità fiscali, senza correre il rischio di pagare una multa o di essere perseguiti. Con il nuovo anno la Confederazione offre infatti sia alle persone fisiche che a quelle giuridiche la possibilità di regolarizzare i capitali sottratti al fisco, in cambio del pagamento delle imposte e dei relativi interessi dovuti negli ultimi 10 anni.
Questa mini sanatoria è applicabile al reddito e alla sostanza tanto per l’imposta federale diretta, che per quella cantonale o comunale. Adottata nel 2008 dal parlamento, la Legge federale relativa alla semplificazione del ricupero d’imposta in caso di successione e all’introduzione dell’autodenuncia esente da pena ha suscitato non poche critiche in Svizzera.
Per gli uni è da considerare “amorale”, poiché offrirebbe la possibilità ai contribuenti più “furbi” di farla franca senza incorrere in sanzioni. Per gli altri si tratta invece di una sanatoria troppo “edulcorata”, che frutterebbe ben poco: un’amnistia generale, con un tasso d’imposizione attraente (tra il 5 e il 15%) permetterebbe invece al fisco di recuperare importi ben più consistenti.
Semplice dal profilo legale
Un’opinione, quest’ultima, condivisa da Marco Bernasconi, docente presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. “Basterebbe una semplice modifica della legislazione federale per realizzare una simile amnistia”, afferma l’esperto ticinese di questioni fiscali, che si batte da anni in favore di una sanatoria su vasta scala.
A detta di Henry Peter, avvocato luganese e docente di diritto commerciale e bancario all’Università di Ginevra, un’amnistia generale sul piano federale potrebbe far riemergere oltre 200 miliardi di franchi in Svizzera.
Canton Giura precursore
Da qualche tempo, diversi cantoni hanno ricominciato a manifestare uno spiccato interesse nei confronti di un’amnistia generale, ispirandosi in parte al modello italiano. Il terzo scudo fiscale varato da Roma nell’ultimo decennio, che scade il prossimo 30 aprile, dovrebbe far rientrare 125 miliardi di euro (circa 187 miliardi di franchi) nella Penisola.
Il primo cantone a muoversi in questa direzione è il canton Giura: quest’anno i cittadini giurassiani possono approfittare di una sanatoria generale, che si spinge ben oltre quanto offerto dalla Confederazione. Agli evasori è concessa perfino l’opportunità di presentare una semplice stima, senza dover fornire nessun documento, per regolarizzare i capitali occultati.
Le autorità giurassiane sperano di far riapparire un terzo dei fondi nascosti, qualcosa come 300 milioni di franchi, secondo le loro stime. Una manna alquanto preziosa per dei cantoni, come il Giura, che si ritrovano confrontati a problemi finanziari e che potranno così contare, anche nei prossimi anni, su un maggiore gettito fiscale.
Ticino e Friburgo interessati
L’esempio giurassiano sarà probabilmente seguito nei prossimi tempi dal canton Ticino, particolarmente colpito dall’operazione di rimpatrio dei capitali in corso con il terzo scudo fiscale italiano. La decisione del governo sul progetto di amnistia è attesa per le prossime settimane.
Una discussione in merito è stata lanciata anche nel canton Friburgo, dove l’esecutivo cantonale dovrebbe rispondere in febbraio ad una domanda inoltrata da un parlamentare.
Vero dibattito ritardato
I vantaggi di un’amnistia non si limitano ad un aumento degli introiti fiscali. Secondo i sostenitori di una sanatoria, facendo riemergere mezzi capitali occultati si rimettono in circolazione mezzi finanziari che permettono di rilanciare le economie regionali.
Una visione non condivisa da Sergio Rossi, docente di economia presso l’Università di Friburgo. “In un clima di timori di disoccupazione, regna soprattutto la prudenza e i contribuenti pentiti saranno piuttosto portati a reinvestire i loro patrimoni nel settore finanziario o in quello immobiliare, piuttosto che spenderli in beni di consumo”.
L’esperto prevede addirittura un effetto controproducente per quanto concerne il canton Ticino. “Un’amnistia farebbe soltanto ritardare un vero dibattito sulla necessità di modificare le strutture del settore finanziario locale, che si è dimostrato negli ultimi anni sovradimensionato e troppo concentrato sulla gestione patrimoniale”.
Manovre populistiche
Per l’esperto vi è ora da temere che altri cantoni si lascino ora contagiare dalla febbre delle amnistie. “Si tratta di manovre populistiche, con i quali i politici cercano generalmente di dimostrare la loro volontà di fare qualcosa in favore delle economie regionali. In realtà sono soltanto soluzioni affrettate, che non hanno nessun effetto sulle strutture fondamentali dello Stato”.
“Le amnistie fiscali rappresentano una sorta di ammissione di debolezza da parte dello Stato, in quanto si vede in pratica costretto ad ammettere di non essere all’altezza dei compiti ricevuti dai cittadini”. dichiara Sergio Rossi.
Soluzioni utili e vantaggiose o meno, le amnistie fiscali comportano in ogni caso non poche complicazioni dal profilo tecnico e amministrativo, che inquietano già ora diverse amministrazioni cantonali. “Una sanatoria rischia di rendere alquanto difficile il trattamento corretto e globale della situazione fiscale dei contribuenti”, ritiene ad esempio Raphaël Chassot, amministratore fiscale del canton Friburgo.
Nicole della Pietra, swissinfo.ch
(traduzione Armando Mombelli)
Dal gennaio 2010, le persone fisiche e giuridiche che autodenunciano per la prima volta una sottrazione d’imposta in Svizzera non incorrono in alcuna pena, ma devono unicamente rimborsare al fisco le imposte dovute e gli interessi di mora per dieci anni al massimo.
Finora, il contribuente che denunciava spontaneamente per la prima volta una sottrazione d’imposta era punito con una multa pari a un quinto dell’imposta sottratta.
Sempre dall’inizio dell’anno, in caso di decesso di una persona che aveva sottratto fondi al fisco, gli eredi sono tenuti a rimborsare le impose e gli interessi di mora solo per un massimo di tre anni precedenti l’anno del decesso.
In passato, in caso di sottrazione d’imposta commessa da una persona defunto, il ricupero d’imposta per gli eredi si estendeva fino a dieci anni antecedenti l’anno del decesso.
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