La legge svizzera è insufficiente per lottare contro le mafie?
L’articolo del Codice penale svizzero che punisce chi appartiene a un’organizzazione mafiosa è molto difficile da applicare. È quanto sostiene il procuratore pubblico della Confederazione Michael Lauber in un’intervista alla NZZ am Sonntag, proponendo di modificare la legge.
Dall’autunno 2012, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) apre procedure solo quando una persona ha sostenuto concretamente un’organizzazione criminale commettendo attività delittuose. «In tutti gli altri casi non apriamo procedure. Non possiamo più partire all’avventura», afferma Michael LauberCollegamento esterno.
Per il procuratore pubblico della Confederazione, i criteri per dimostrare che qualcuno appartiene a un’organizzazione criminale sono infatti troppo elevati. A metà dicembre dello scorso anno, l’MPC si era visto costretto ad archiviare un procedimento contro cinque persone per presunta appartenenza alla ‘Ndrangheta. L’inchiesta era durata oltre 13 anni.
Art. 260ter 1
Organizzazione criminale
1. Chiunque partecipa a un’organizzazione che tiene segreti la struttura e i suoi componenti e che ha lo scopo di commettere atti di violenza criminali o di arricchirsi con mezzi criminali,
chiunque sostiene una tale organizzazione nella sua attività criminale,
è punito una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria.
2. Il giudice può attenuare la pena (art. 48a)2 se l’agente si sforza d’impedire la prosecuzione dell’attività criminale dell’organizzazione.
3. È punibile anche chi commette il reato all’estero, se l’organizzazione esercita o intende esercitare l’attività criminale in tutto o in parte in Svizzera. L’articolo 3 capoverso 2 è applicabile.
La procura federale aveva dovuto chiudere il caso dopo che il principale imputato era stato definitivamente assolto in Italia. A causa di questa assoluzione, non era più possibile dimostrare in maniera evidente il collegamento tra la ‘Ndrangheta e un’organizzazione criminale in Svizzera.
Il problema potrebbe riproporsi per la vicenda dei fondi Mubarak. Settecento milioni di franchi appartenenti all’entourage dell’ex dittatore egiziano sono stati bloccati in Svizzera, per sospetta partecipazione a organizzazione criminale. Il caso potrebbe dover essere rivalutato completamente, afferma Lauber, ricordando però che contro Mubarak e la sua cerchia pesa anche il sospetto di riciclaggio di denaro.
Per rendere la lotta al crimine organizzato più efficace, Lauber propone al parlamento di modificare la relativa legge, ossia l’articolo 260ter del Codice penale, che punisce la partecipazione a un’organizzazione criminale con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria.
Per il governo l’arsenale legislativo è sufficiente
Intervistato dalla radio RTS La Première, l’ex procuratore pubblico ticinese Paolo Bernasconi ha dichiarato che Lauber «merita una medaglia poiché ha identificato in modo preciso e concreto quali sono i difetti del sistema repressivo contro il crimine organizzato in Svizzera». Bernasconi ha poi ricordato che Lauber ha già presentato un progetto di modifica dell’articolo di legge in questione. «Poiché il parlamento prende tempo, Lauber ha ragione di adottare una nuova tattica, ossia di non più cercare di far condannare le persone per questo capo d’accusa». Il codice di procedura penale adottato cinque anni fa permette al massimo di «fare il solletico ai membri della mafia, del crimine organizzato o del terrorismo politico in Svizzera», ha aggiunto Bernasconi.
Altri sviluppi
Terre di ‘Ndrangheta
Nel settembre dell’anno scorso, il parlamentare ticinese Giovanni Merlini aveva depositato un’interpellanzaCollegamento esterno circa l’efficacia o meno dell’articolo 260ter. Intervistato dalla Radiotelevisione Svizzera, Merlini affermava: «Da qualche parte falliamo; o non riusciamo a dimostrare l’esistenza dell’organizzazione o non riusciamo a dimostrare che è segreta».
Rispondendo all’interpellanza del deputato liberale radicale, il governo svizzero aveva dal canto suo sottolineato di ritenere il diritto penale vigente «sufficiente e adeguato, anche in confronto ad altri Stati confinanti».
Il vicepresidente della commissione affari giuridici del Consiglio degli Stati Fabio Abate si è detto da parte sua «perplesso» dal «monito» inviato da Lauber. Il procuratore pubblico della Confederazione «non può semplicemente mettere sotto pressione il legislatore», ha affermato Abate, intervistato dalla Radiotelevisione Svizzera. L’articolo 260ter esiste «e deve essere applicato. Mi aspetto un po’ più di coraggio da parte del procuratore. Posso capire, da un lato, che nell’era precedente vi era forse troppo coraggio, con maxi-inchieste finite nel nulla […]. Lauber forse è figlio di una situazione d’incertezza dal punto di vista politico e non vuole correre gli stessi rischi dei suoi predecessori. Però un procuratore pubblico deve assumersi determinate responsabilità. I giudici non sono i suoi nemici. Abbiamo bisogno anche di giurisprudenza. E a questo proposito mi aspetto da parte sua non solo moniti nei confronti del legislatore, ma anche maggiore determinazione e maggiore coraggio nel perseguire determinati reati penali».
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