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La medicina complementare cerca posto nella Costituzione

Keystone

L'elettorato elvetico il 17 maggio deciderà se ancorare nella Costituzione il principio secondo cui le autorità federali e cantonali devono prendere in considerazione la medicina complementare. Le modalità di applicazione non sono definite.

Il dibattito sul rimborso delle medicine complementari si è aperto in Svizzera alla fine degli Anni ’90, in seguito all’entrata in vigore della Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal).

Di fronte alla controversia sulla validità scientifica delle medicine alternative, l’allora ministra della sanità Ruth Dreifuss decide di integrarne cinque nel catalogo delle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria, a titolo provvisorio, dal 1° luglio 1999 per un periodo di cinque anni.

Durante quel lasso di tempo, l’omeopatia, la fitoterapia, la terapia neurale, la medicina tradizionale cinese e quella antroposofica vanno a carico dell’assicurazione di base, a condizione che siano praticate da medici con il certificato di capacità FMH.

Il periodo di prova serve a valutarle scientificamente per stabilire se rispondono ai tre criteri fissati dalla LAMal per il rimborso, ossia efficacia, economicità e appropriatezza.

Contestazioni da tutte le parti

Mentre si avvicina la scadenza della valutazione, la diatriba si inasprisce. Le organizzazioni che sostengono le medicine complementari denunciano una mancanza di trasparenza e accusano la direzione del programma di studio di manipolare i risultati a loro scapito.

Subodorando una sconfitta, i fautori delle discipline alternative, nel settembre 2004, lanciano un’iniziativa popolare che domanda di iscrivere nella Costituzione federale il principio della “completa considerazione della medicina complementare” da parte di Cantoni e Confederazione.

Una mossa azzeccata, poiché nel maggio 2005 il ministro della sanità Pascal Couchepin annuncia l’esclusione delle cinque medicine alternative a partire dal 1° luglio seguente. Il provvedimento è basato sulle conclusioni del programma di studio, secondo cui l’efficacia delle cinque discipline in esame non è scientificamente provata.

La decisione, stando i sondaggi, scontenta l’opinione pubblica. Il sostegno popolare alle terapie alternative è confermato anche dal successo dell’iniziativa “Sì alla medicina complementare”, che è firmata da quasi 140mila aventi diritto di voto.

Nel messaggio al parlamento, il Consiglio federale raccomanda di bocciarla senza opporle alcun controprogetto. Il governo argomenta che in caso di accettazione si creerebbero disparità di trattamento con la medicina tradizionale, il cui rimborso è vincolato a precise regole. Inoltre si dovrebbero rimborsare anche trattamenti eseguiti da terapeuti non medici. Tutto ciò potrebbe avere conseguenze finanziarie non indifferenti per gli assicurati e per le casse pubbliche, aggiunge l’esecutivo.

Salvare capra e cavoli

La maggioranza della Camera del popolo condivide le preoccupazioni governative e respinge l’iniziativa, con 93 voti contro 78. Anche la maggioranza della Camera dei cantoni giudica problematico il testo e lo rifiuta.

Tuttavia, i senatori vogliono tener conto delle aspettative della popolazione, che – sempre stando ai sondaggi – auspica la reintegrazione delle cinque medicine complementari stralciate dalle prestazioni a carico dell’assicurazione obbligatoria.

Il Consiglio degli Stati accetta dunque la proposta di compromesso del senatore liberale radicale solettese Rolf Büttiker: all’iniziativa è opposto un controprogetto diretto.

L’articolo costituzionale adottato dalla Camera recita: “Nell’ambito delle loro competenze, la Confederazione e i Cantoni provvedono alla considerazione della medicina complementare”. Il controprogetto accontenta i promotori dell’iniziativa, che perciò la ritirano.

Indietro non si torna, parola di Couchepin

I fautori sostengono che tramite questo articolo costituzionale si garantirebbe l’equità di trattamento degli assicurati. Tutti, e non solo coloro che hanno i mezzi finanziari per pagarsi un’assicurazione complementare o che ne sono esclusi (anziani, malati cronici, persone affette da malattie congenite), avrebbero così il diritto alle prestazioni di medicine alternative. Attualmente, circa 2,5 milioni di assicurati non hanno questa copertura.

Per i sostenitori, la medicina complementare, costituirebbe anche un grosso potenziale di risparmio soprattutto nei trattamenti di malattie croniche e nelle cure palliative geriatriche. Inoltre rappresenterebbe un’alternativa efficace in questi campi, come pure durante la gravidanza e l’allattamento, dove la medicina classica presenta dei limiti.

Al contrario, gli oppositori affermano che questo articolo aprirebbe la porta all’arbitrio e farebbe lievitare i costi della salute, poiché si costringerebbe l’assicurazione di base a pagare una vasta gamma di trattamenti, per i quali non esiste la prova scientifica dell’efficacia.

Sul piano giuridico, obiettano che le questioni legate alla medicina non devono essere ancorate nella Costituzione, ma devono essere disciplinate da leggi e ordinanze. Del resto, la medicina classica non è menzionata nella Costituzione. Gli avversari paventano una discriminazione della medicina classica, che è regolata da norme rigorose e precise.

Pascal Couchepin ha tuttavia puntualizzato che le cinque medicine alternative escluse dalle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria non saranno reintegrate a breve termine nemmeno se il 17 maggio dalle urne uscisse un sì. La sfida è aperta.

swissinfo, Sonia Fenazzi

In Svizzera attualmente sono offerti più di 200 tipi di medicine complementari, praticati da circa 3000 medici e 20mila terapeuti non medici.
Ad eccezione dell’agopuntura praticata da medici diplomati e di alcuni medicinali, prestazioni e prodotti di medicine complementari non sono rimborsati dall’assicurazione obbligatoria.
I costi delle cinque medicine alternative a carico dell’assicurazione malattie obbligatoria, nel 2004, ossia l’anno prima del loro stralcio, sono ammontati a 25 milioni di franchi. Una somma pari allo 0,13% del totale dei costi dell’assicurazione di base e a una media di 30 centesimi al mese per assicurato.

Il 3 ottobre 2008, nelle votazioni finali, entrambe le Camere federali hanno dato il nullaosta al controprogetto: il Nazionale con 152 sì, 16 no e 24 astensioni, gli Stati con 41 voti senza opposizioni e 2 astensioni.

Il testo è stato sostenuto all’unanimità dai socialisti e dagli ecologisti e massicciamente dai popolari democratici. Ha raccolto un’ampia maggioranza di favori anche nel gruppo dell’Unione democratica di centro. I deputati liberali radicali sono invece risultati divisi: 16 lo hanno approvato, 3 lo hanno bocciato e 13 si sono astenuti.

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