La morte di Pinochet riapre le cicatrici degli anni bui
Il decesso dell'ex dittatore cileno risveglia i ricordi della dittatura militare cilena e delle gravi violazioni dei diritti dell'uomo, stima un portavoce del governo svizzero.
La giustizia elvetica si è interessata a più riprese ad Augusto Pinochet. La stampa svizzera rimpiange che l’ex dittatore sia morto senza aver dovuto rendere conto dei suoi crimini.
«Il Cile è oggi un paese democratico, moderno dal punto di vista del diritto ed economicamente dinamico. Un paese con il quale la Svizzera ha delle buone relazioni», ha dichiarato domenica Johann Aeschlimann, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Secondo Aeschlimann, il Cile si è liberato dal peso del passato. La morte di Augusto Pinochet ravviva però i ricordi della dittatura militare e delle gravi violazioni dei diritti dell’uomo ad essa associati.
Una necessità di ricordare sottolineata anche da alcuni quotidiani svizzeri, che alla morte dell’ex dittatore cileno dedicano ampio spazio.
«Il dittatore impunito», titola Le Temps, sottolineando nel suo editoriale che «questo epilogo rende oggi ancora più importante il dovere di memoria, per condannare il dittatore davanti alla Storia e meglio combattere in futuro i suoi simili».
«Il più funesto degli Augusti non muore come un eroe vittorioso», scrive dal canto suo La Tribune de Genève, ricordando che in questi ultimi anni Pinochet ha dovuto vivere con la giustizia alle costole e che dappertutto in America latina la democrazia ha rimpiazzato le dittature.
Per il Tages Anzeiger, «il futuro del Cile può cominciare». Il quotidiano zurighese ricorda inoltre che Pinochet non solo si è reso colpevole di innumerevoli violazioni dei diritti umani, ma si è anche arricchito illegalmente ed ha depositato milioni su conti bancari esteri.
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Assistenza giudiziaria
Il mese scorso, del resto, la Svizzera ha concesso l’assistenza giudiziaria alle autorità di Santiago, che accusano l’ex dittatore di frode fiscale.
Il Cile voleva ottenere documenti bancari a seguito del rapporto di una commissione del Senato americano, che parla di un centinaio di conti per un ammontare di oltre 32 milioni di dollari di origine dubbia.
Secondo il portavoce dell’Ufficio federale di giustizia, Folco Galli, finora in Svizzera non sono state ritrovate tracce di denaro appartenente ad Augusto Pinochet.
Interpellato da swissinfo, François Membrez, vicepresidente dell’ONG elvetica Trial Watch, che lotta contro l’impunità dei responsabili di crimini di guerra, ha dal canto suo sottolineato che «anche se questo denaro è stato nel frattempo ritirato, la Svizzera ha il dovere di cercarne le tracce con molta attenzione, poiché il fatto di averlo accettato costituisce una violazione della Legge contro il riciclaggio di denaro sporco».
Il Ministero pubblico della Confederazione ha fatto nel frattempo sapere che il decesso dell’ex dittatore non interromperà le procedure di cooperazione giudiziaria con il Cile.
Estradizione
In Svizzera i risvolti giudiziari non si sono limitati però a questioni finanziarie. Nel 1998, la magistratura ginevrina aveva chiesto l’estradizione del generale per far luce sui crimini e le torture durante il suo regime.
La richiesta di estradizione riguardava la scomparsa, a Buenos Aires nel maggio 1977, di Alexei Jaccard, nato nel 1952 in Cile da padre d’origine svizzera e madre cilena.
Secondo la vedova, Jaccard sarebbe stato sequestrato da agenti delle forze di sicurezza argentine e cilene e poi torturato e ucciso negli scantinati della famigerata Scuola Meccanica della Marina (Esma), principale centro di tortura durante la dittatura militare, nel quale sarebbero «sparite» almeno cinquemila persone.
La Svizzera aveva chiesto l’estradizione di Pinochet alla Gran Bretagna. L’ex dittatore era infatti stato arrestato a Londra, dove si era recato per ragioni mediche, su richiesta del giudice spagnolo Baltasar Garzon. Anche la Spagna reclamava l’estradizione in relazione a persone scomparse durante la dittatura. La Gran Bretagna però aveva lasciato ripartire il generale nel marzo del 2000 sulla base di un rapporto medico che lo riteneva non in grado di presentarsi davanti a un giudice.
Anche l’ex militante di sinistra Pierre Rieben aveva sporto denuncia contro l’ex dittatore per essere stato detenuto e torturato nell’aprile 1974 a Santiago.
Un caso esemplare
«Per noi, il caso di Pinochet era esemplare. Il suo arresto a Londra aveva rappresentato un grande passo in avanti per la causa che noi difendiamo, anche se poi aveva potuto rientrare in Cile. Lottiamo affinché simili personaggi possano essere braccati ovunque», spiega ancora François Membrez.
«Certo, ci dispiace che sia morto impunito – conclude Membrez. Ma il dossier non è però chiuso. Alcuni dei suoi accoliti sono ancora in vita e devono essere giudicati».
Gli esuli cileni che sono fuggiti alla dittatura di Augusto Pinochet hanno conosciuto sorti diverse in Svizzera. Alcuni sono stati rimpatriati appena giunti sul suolo elvetico. Altri sono riusciti a restare in Svizzera grazie alla solidarietà della popolazione o in seguito al riconoscimento ufficiale del loro statuto di rifugiati.
Dal 1973 al 1990, anno delle dimissioni di Pinochet dalla presidenza, la Svizzera ha ricevuto 5828 domande d’asilo da parte di cittadini cileni.
Tra il 1973 e il 2005 sono stati naturalizzati 2469 cileni.
Alla fine del 2005 vivevano in Svizzera 3654 cittadini cileni.
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