La Regio Insubrica vuole contare di più
L’istituzione di cooperazione transfrontaliera italo-svizzera, fondata nel 1995, punta a una maggiore operatività per poter diventare un luogo di riferimento delle relazioni di un territorio omogeneo per molti aspetti, ma diviso da un confine.
In occasione dei venti anni di fondazione, non è stato pubblicato un libro celebrativo come accadde nel 2005 per il decennale. Questa volta ci si è limitati ad un formale atto nella sede di Balerna, alla presenza dei consiglieri e dei rappresentanti di tutte le istituzioni che vi aderiscono, in cui si è ribadita l’importanza di questa ormai storica istituzione.
Sì, perché la Regio InsubricaCollegamento esterno – raggiunta la maggiore età – punta a diventare sempre di più un punto di riferimento transfrontaliero. Un luogo in cui discutere di tutte le tematiche che riguardano quel territorio che comprende le province italiane di Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Varese, Como, Lecco e il Canton Ticino. Anche se le criticità non mancano.
Bilancio positivo
“Direi che complessivamente il bilancio è positivo. Magari qualcuno si sarebbe aspettato risultati quantitativamente maggiori ma bisogna considerare che gestire e sviluppare la realtà transfrontaliera tra Italia e Svizzera non è così semplice anche perché le istituzioni politiche economiche sono differenti. E negli ultimi anni hanno condizionato l’attività della Regio alcune questioni conflittuali”, racconta a swissinfo.ch Giampiero Gianella, segretario della Regio Insubrica e cancelliere dello Stato del Cantone Ticino.
Regio Insubrica
La Regio Insubrica è un’euroregione e una comunità di lavoro transfrontaliera, creata nell’Insubria settentrionale a cavallo del confine di stato tra Italia e Svizzera.
Istituita nel 1995 dal Canton Ticino e dalle Province di Como, Varese e del Verbano Cusio Ossola, quale associazione di diritto privato conforme alla dichiarazione di Madrid del 1980 del Consiglio d’Europa sulla cooperazione transfrontaliera (a cui si sono aggiunte nel 2007 anche le provincie di Lecco e di Novara), ha come finalità di promuovere la cooperazione e l’integrazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei laghi prealpini.
Ha sede a Balerna e la sua attività si sviluppa prevalentemente attraverso tavoli tematici per consultare e coinvolgere in modo permanente associazioni, enti pubblici e privati e di pubblica utilità che operano sul territorio della Comunità di lavoro.
“Nell’intenzione di chi ha promosso l’idea della comunità transfrontaliera, prendendo in prestito altre realtà internazionali, ma anche nazionali svizzere, come la Regio basiliensis o la conferenza internazionale del Lago di Costanza, c’era l’idea di trovare una piattaforma di dialogo e di conoscenza, ma anche un tentativo di formulazione di soluzioni di problematiche alle istanze e alle esigenze del territorio”.
Poche competenze
Ma la Regio Insubrica, in ragione del proprio statuto, è un ente di diritto privato e non può prendere decisioni al posto degli enti sopracitati o dei governi centrali di Italia e Svizzera. La sua attività, infatti, si delinea attraverso una serie di tavoli di lavoro che hanno il compito di produrre delle linee guida o, come nel caso della cultura e del turismo, eventi culturali e sportivi in grado di collegare le popolazioni di entrambi i territori divisi dal confine di Stato.
“È chiaro che una serie di questioni che stanno a cavallo della frontiera hanno come attori principali, con le chiavi in mano, Roma e Berna. E da questo livello non si esce. Come per esempio la fiscalità dei frontalieri, che si discute a livello governativo. Noi possiamo farci sentire presso il nostro governo, loro pure, ma questa impostazione non possiamo cambiarla. Evidentemente se i due territori hanno obiettivi comuni, possono parlare tra di loro e riuscire a far sentire la stessa “canzone” a Roma e Berna. E questo può aiutare a prendere delle buone decisioni laddove si è più distanti e da dove si vedono le cose in altro modo”, spiega a swissinfo.ch Manuele Bertoli, consigliere di Stato del Cantone Ticino.
Che aggiunge. “La stessa cosa vale per la navigazione del lago Maggiore e per i trasporti in generale: sull’Arcisate-Stabio si parlano i ministri dei trasporti dei due paesi, Lupi e Leuthard, anche se in realtà è una cosa che tocca i due territori da vicino. Immaginare che un domani la Regio diventi un luogo importante di decisioni penso sia impossibile, perché altrimenti si dovrebbe stravolgere il sistema istituzionale. Però rimane una piattaforma con una sua voce, soprattutto se sa costruire politiche sensate nell’interesse dell’una e dell’altra parte. Proprio perché alla fine se produce cose utili per l’una e per l’altra parte ci guadagniamo tutti”.
Il nodo del riordino delle province italiane
A inquietare il futuro della Regio Insubrica vi è il recente riassetto amministrativo istituzionale voluto dal governo Renzi per le province italiane. Anche se non tutto il male viene per nuocere.
“La Regione Lombardia ha voluto correre in soccorso alle province assicurandone il pagamento delle quote annuali in seno alla Regio Insubrica. Questo perché si reputa lo strumento assolutamente attuale. E speriamo che a breve anche il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino faccia lo stesso, confermando il supporto economico per le province di Novara e Verbano Cusio Ossola. Ma il solo fatto che ci sia un maggiore coinvolgimento delle due regioni può comportare un cambio di passo soprattutto operativo, cercando di mettere a frutto le relazioni di questi anni”, ha affermato Stefano Costa, presidente della Regio e della provincia del Verbano Cusio Ossola.
Per migliorare le disponibilità economiche e poter elaborare progetti sul territorio oltre ai progetti Interreg, a cui si è ricorso in passato, la Regio Insubrica potrebbe partecipare ai bandi dell’Unione Europea spostando la sede in territorio italiano. Un’eventualità questa che non sembra però essere all’ordine del giorno.
“Approfondiremo anche con uno dei tavoli di lavoro, soluzioni per poter partecipare a fondi europei per promuovere progetti interessanti sul territorio. Ma la scelta – fatta al momento della sua fondazione nel 1995 – di ubicare la sede in Svizzera per controbilanciare lo squilibrio di popolazione e territorio tra regioni italiane e Ticino, non è mai stata messa in dubbio”, chiosa Gianella.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.