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«La sconfitta elettorale dell’Islam politico è una prima»

Nato nel 1952, Hamadi Redissi è l'autore, tra l'altro, di "L'eccezione islamica", opera nella quale si interroga sulla difficoltà del mondo islamico di sposare la modernità. Benjamin Keller/swissinfo.ch

La disfatta degli islamisti di Ennhadha e la vittoria del partito secolare Nidaa Tounes alle legislative in Tunisia rappresenta un «sisma politico», afferma il politologo Hamadi Redissi. I vincitori dovranno ora sudare sette camicie per rilanciare il paese.

La sanzione delle urne è senza appello. Il movimento islamico Ennahdha, che aveva trionfato alle elezioni dell’Assemblea costituente dopo la rivoluzione del 14 gennaio 2011, questa volta è stato superato dal partito secolare Nidaa Tounes.

Lo scrutinio del 26 ottobre, che sarà seguito dalle presidenziali a fine novembre, ha permesso al paese di dotarsi di un parlamento per i prossimi cinque anni e sfocerà nell’istituzione di un nuovo governo.

Risultati provvisori

Secondo i risultati ufficiali preliminari, Nidaa Tounes ha conquistato 85 dei 217 seggi nel nuovo parlamento tunisino. Ennahdha arriva in seconda posizione, con 69 seggi. L’Unione patriottica libera dell’uomo d’affari Slim Riahi ne ottiene 16. Il partito vincitore delle elezioni dovrà quindi formare una coalizione per avere la maggioranza, ovvero 109 seggi sui 217 dell’assemblea.

Ennhadha, al potere con altri due partiti tra dicembre 2011 e gennaio 2014, ha pagato la sua incapacità di risolvere i numerosi problemi – dall’economia alla sicurezza – con cui è confrontata la Tunisia. «Non hanno mantenuto le loro promesse», sottolinea Hamadi Redissi, professore di scienze politiche all’Università di Tunisi. Questo intellettuale impegnato, autore di diversi libri critici sull’islamismo, ha lasciato la presidenza dell’Osservatorio tunisino della transizione democratica, dopo essersi schierato ufficialmente a favore di Nidaa Tounes. Il politologo di 62 anni ha ricevuto swissinfo.ch nel suo ufficio a La Marsa, elegante cittadina alla periferia di Tunisi.

swissinfo.ch: Qual è il principale insegnamento di queste elezioni?

Hamadi Redissi: Il fatto che Ennahdha non sia più il primo partito della Tunisia equivale a un sisma politico. Storicamente, nel mondo, l’Islam politico è stato o al potere o all’opposizione, oppure armato o in prigione. È la prima volta che l’islamismo è sconfitto nelle urne. In Turchia, l’AKP [ndr: Partito per la giustizia e lo sviluppo, del presidente Recep Tayyip Erdogan] non è mai stato battuto.

swissinfo.ch: Quali sono le cause di questa sconfitta?

H.R.: Ennhadha ha vinto le elezioni del 2011 grazie al suo radicamento, che risale a 30-40 anni fa, nelle zone popolari e nel sud della Tunisia e anche grazie al sostegno di elettori provenienti dall’esterno della sua base sociale storica. Oggi, questa cerchia esterna di sostenitori si è dislocata e ha votato per Nidaa Tounes.

swissinfo.ch: Per quali ragioni?

H.R.: Ennhadha non ha mantenuto le sue promesse sociali ed economiche. Aveva annunciato la creazione di 400’000 posti di lavoro all’anno, ma la disoccupazione è progredita. Inoltre, ha cercato di islamizzare il paese, benché avesse dichiarato di essere un partito moderato. Ha perso la battaglia anche sul piano morale. Agli occhi di molti, Ennhadha si è contraddistinto per essere un partito corrotto e clientelistico. Vi sono stati numerosi casi, come quando il ministro dell’insegnamento superiore Moncef Ben Salem, membro del partito, si è autopromosso professore d’università.

Altri sviluppi

swissinfo.ch: Ennahdha rimane comunque la seconda forza politica del paese, di gran lunga davanti a tutte le altre formazioni.

H.R.: Non si è trattato di un crollo. Ennahdha ha ancora delle risorse. Ha un importante bacino elettorale e resta un partito radicato in Tunisia. Psicologicamente, però, il colpo è rude.

swissinfo.ch: Perché Nidaa Tounes ha sedotto così tanti elettori?

H.R.: Perché rappresenta una sintesi tra le forze del passato e quelle moderne da un lato, tra sindacalisti, rappresentanti della sinistra, indipendenti e capi d’impresa dall’altro. Nidaa Tounes è un partito pigliatutto, composto di élite, ma nello stesso tempo popolare. I cittadini hanno voluto eleggere all’assemblea politici competenti, capaci di risolvere i problemi.

E poi, il presidente di Nidaa Tounes e candidato alla presidenza Béji Caid Essebsi (87 anni) ha la statura di un capo. Ha lavorato con Bourguiba [ndr: Habib Bourguiba, primo presidente tunisino dopo l’indipendenza nel 1956] ed è stato primo ministro dopo la rivoluzione del 2011, riuscendo a condurre a buon porto le prime elezioni. Per proiettare il paese nel futuro, si appella all’eredità di Bourguiba.

Elezioni di una «qualità straordinaria»

Il buono svolgimento delle elezioni legislative tunisine è stato acclamato dagli osservatori internazionali. La delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, alla cui testa vi era il deputato socialista svizzero Andreas Gross, ha tenuto a complimentarsi con la Tunisia per «la qualità straordinaria del processo elettorale». Si conclude «una tappa cruciale nella transizione post-rivoluzionaria», ha dichiarato Gross lunedì a Tunisi. «Queste elezioni sono state libere, inclusive e trasparenti».

Tre i punti che potrebbero essere migliorati, ha anche aggiunto Gross: innalzare il livello del dibattito mediatico per informare meglio i cittadini, rivedere la legge sul finanziamento della campagna elettorale, proseguire gli sforzi per incitare giovani, donne e cittadini degli strati più sfavoriti a partecipare alle votazioni.

«Queste elezioni sono un successo, ha dal canto suo indicato a swissinfo.ch Souhaib Khayati, responsabile del programma per la transizione democratica dell’ambasciata svizzera di Tunisi. Se si paragona la situazione con quella del vicino Egitto, dove il processo di transizione democratica si è interrotto, è qualcosa di enorme. I tunisini sono sollevati». 

swissinfo.ch: Alcuni osservatori pensano che i tunisini abbiano votato contro Ennhadha piuttosto che per Nidaa Tounes. Condivide questa analisi?

H.R.: Succede sempre così. Ennhahda ha anche potuto approfittare della collera nei confronti dei responsabili del vecchio regime nel 2011. E la prossima volta gli islamisti potranno beneficiare del voto di sfiducia contro Nidaa Tounes.

swissinfo.ch: Pensa che Nidaa Tounes riuscirà a riportare la Tunisia in carreggiata?

H.R.: Sarà estremamente difficile. Il programma è ambizioso e serio. Tuttavia vi sono ostacoli strutturali e congiunturali. Riusciranno a superarli? Vedremo.

swissinfo.ch: Nidaa Tounes non dispone di abbastanza seggi per governare da solo. Con che partito può allearsi?

H.R.: Con nessuno. Non può allearsi con Ennahdha perché altrimenti tradirebbe le sue promesse elettorali. E le divergenze con gli altri partiti sono profonde.

swissinfo.ch: Come potrà allora governare?

H.R.: Sarà molto complicato. Bisognerà cambiare il modo di scrutinio, che è pessimo. Il proporzionale favorisce la dispersione dei voti e la moltitudine dei partiti. Questo modello è fatto per paesi con una cultura democratica ben radicata. L’ideale sarebbe uno scrutinio maggioritario a due turni.

swissinfo.ch: Prima delle elezioni è stato spesso evocato il ritorno sulla scena politica di vecchi rappresentanti del regime del dittatore Ben Ali. Cosa può dirci a tal proposito?

H.R.: Sono stati spazzati via. Vi sono quattro o cinque partiti che li rappresentano, ma il popolo non ha votato per loro. Il più importante, Al Moubadara, di Kamel Morjane [ndr: un candidato alla presidenza che ha in passato lavorato nelle istituzioni internazionali a Ginevra], ministro all’epoca di Ben Ali, avrebbe conquistato quattro seggi, allorché ne aveva cinque nel 2011. Non ha compiuto quindi nessun progresso.

swissinfo.ch: Circa 3,1 milioni di tunisini si sono recati alle urne, contro 4,3 milioni nel 2011 (su 11 milioni di abitanti). Come spiega questo calo?

H.R.: Vi è una mancanza di fiducia nella classe politica. È già stato un successo che gli elettori abbiano partecipato allo scrutinio, non era per nulla evidente.

swissinfo.ch: Ad aver disertato gli uffici di voto sono stati, pare, soprattutto i giovani. Ciò la preoccupa?

H.R.: I giovani hanno altre forme di espressione politica, che sono democratiche senza però essere elettorali. Penso ad esempio alle reti sociali o agli happening. Bisogna prenderle in considerazione.

swissinfo.ch: Lo svolgimento di queste elezione è stato lodato dagli osservatori internazionali. La transizione democratica è riuscita?

H.R.: No! Le prossime legislative saranno quelle buone. Per il momento abbiamo giocato un’andata e un ritorno. La finale non si è però ancora svolta. Se la Tunisia resiste per i prossimi cinque anni, allora la transizione sarà riuscita.

(Traduzione di Daniele Mariani)

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