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La storia ci dirà la vera valenza dell’accordo con l’Iran

In Iran la gente esulta per il raggiungimento di un accordo sul nucleare che dovrebbe porre fine ad anni di sanzioni economiche internazionali nei confronti del Paese degli Ayatollah. Keystone

La stampa svizzera è oggi unanime nel porre l'accento sull'importanza dell'accordo sul nucleare iraniano, raggiunto ieri a Vienna. Tutti ritengono che sia una vittoria per Teheran. Ma i pareri divergono sulla valenza internazionale dell'intesa. Tra i commentatori c'è chi dice che solo il futuro consentirà di scoprirla.

I quotidiani italofoni sottolineano la portata storica dell’intesa, sebbene con premesse molto caute. In un’analisi comune intitolata “La Storia passa da Vienna”, La RegioneTicino e il Corriere del Ticino (CdT) esordiscono avvertendo che l’accordo “potrebbe anche diventare carta straccia prima di quanto immaginiamo”.

E anche per l’editorialista del Giornale del popolo (GdP), “la prudenza non è mai troppa: già in passato vi sono state rotture e dietro-front quando gli ostacoli sembravano ormai appianati”, rammenta, aggiungendo che “quella delle trattative sul potenziale arsenale atomico di Teheran è del resto un’arte da funamboli e più di un negoziatore si è (politicamente) rotto l’osso del collo”.

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Circondati da rischi

Ma “se le parti contraenti saranno conseguenti, la portata del documento è tale da ridisegnare lo scenario geopolitico ben oltre la vasta area mediorientale”, rileva l’analista della Regione e del CdT, pur mettendo in guardia sulle molteplici insidie che attendono la ratifica e l’applicazione dell’intesa.

Pericoli provenienti da ogni parte, su cui mette l’accento anche l’editorialista del GdP, secondo il quale, “la vera posta in palio è fare della Repubblica islamica dell’Iran un interlocutore normale del sistema mondiale”. In questa sfida, l’accordo costituisce “un seme importante – che andrà attentamente curato e protetto – per fare del Medio Oriente una regione meno pericolosa, instabile e dominata dagli estremismi”, afferma il quotidiano di Lugano.

Di necessità virtù

Il nocciolo della questione, secondo l’Aargauer Zeitung è che “a lungo termine l’accordo influenza l’equilibrio di potere nel Vicino e Medio Oriente (…) Senza Teheran i conflitti in Siria, Iraq e Yemen non possono essere risolti. Ma il coinvolgimento dell’Iran è possibile solo se il paese non è più considerato uno Stato canaglia fuorilegge”, sintetizza il quotidiano argoviese.

Decisamente ottimista il bernese Der Bund, il quale non esita a titolare “Il mondo è diventato più sicuro” e a lodare il pragmatismo delle parti contraenti che “non hanno concesso spazio a dispute politiche interne, negli Stati Uniti o in Iran” consentendo così di coronare di successo il processo negoziale più complesso degli ultimi decenni. “È veramente uno dei rari grandi momenti della diplomazia”, enfatizza il quotidiano della capitale federale.

Sulla stessa lunghezza d’onda Le Temps, per il quale certamente “rimangono numerose resistenze e molteplici insidie. Ma l’accordo concluso a Vienna dalle grandi potenze ha la virtù di cambiare l’Iran e cambiare le grandi potenze stesse”.

Tra meriti e demeriti

Pur riconoscendo i meriti dell’amministrazione di Barack Obama nel raggiungimento dell’intesa di Vienna, il quotidiano di Ginevra osserva però che puntando tutto su questo accordo, “ha lasciato marcire la situazione in Siria, si è accontentata troppo a lungo di un alleato saudita ottuso e convulsivo, ha rifiutato di assumersi pienamente le proprie responsabilità in Iraq”.

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Quanto all’Express di Neuchâtel, senza voler negare i meriti dell’amministrazione Obama, precisa che “ciò che ha realmente messo il regime dei mollah attorno al tavolo negoziale, è la pressione della piazza. La società iraniana, stanca di vedere la sua economia, la sua cultura, la sua educazione soffocate da decenni di sanzioni internazionali, è riuscita a destabilizzare i suoi dirigenti arcaici e autoritari. Ieri ha vinto? Nulla di più incerto, in un contesto in cui il primo rubinetto che si aprirà alla revoca delle sanzioni è quello del petrolio”.

Ancora più pessimista sulle conseguenze dell’accordo, la Basler Zeitung la quale pronostica che ormai “non sussiste più alcun dubbio che l’Iran disporrà di un’arma atomica entro dieci o 15 anni”, poiché con l’intesa Washington riconosce l’industria nucleare iraniana. Il quotidiano basilese rimprovera a Barack Obama di comportarsi facendo finta che il regime di Teheran sia pacifico, allorché è notorio che finanzia, arma e sostiene militarmente il terrorismo. Il presidente degli Stati Uniti “gioca con il fuoco”, afferma.

Un po’ di respiro, poi il futuro ci dirà

Scettica è pure la Neue Zürcher Zeitung, la quale prevede che con l’accordo di Vienna, l’Occidente ottiene un attimo di respiro, ma nessuna garanzia di cambiamento a lungo termine del corso antioccidentale del regime di Teheran e delle sue ambizioni nucleari. L’Iran tra una decina d’anni potrebbe anche riprendere rapidamente il suo programma atomico, ammonisce il quotidiano zurighese.

Se sulla concretizzazione dell’accordo di Vienna e le sue conseguenze al momento vi possono essere solo interpretazioni e congetture, una cosa è però certa: il futuro dirà chi aveva ragione. “Se i piccoli calcoli hanno prevalso a scapito di una stabilità mondiale già molto fragile, il verdetto sarà senza appello. Non si tratterà più di un accordo storico, ma di un errore storico”, scrive il commentatore comune della Tribune de Genève e del 24 heures. E i due giornali di Ginevra e di Losanna concludono: “In fin dei conti, soltanto la Storia potrà dire se il mondo ha sacrificato, in questo 14 luglio, i suoi interessi geopolitici sull’altare dei suoi interessi economici”

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