La storia di Alessandro smuove parlamento e governo

Una disputa sul diritto di tutela fra un padre italiano e una madre svizzera finisce in parlamento. La Svizzera accusa l’Italia di eludere la Convenzione dell’Aia sul rapimento di minori.
Giovanna Guareschi è la nipote di Giovannino Guareschi, lo scrittore italiano che con i suoi racconti ha reso leggendarie le figure di Don Camillo e Peppone. La sua vena narrativa non sarebbe però riuscita ad ideare una storia tanto drammatica quanto quella di Alessandro, il figlio di sei anni della nipote Giovanna.
La donna vive vicino a Lugano e da anni lotta per poter riabbracciare il figlio. Questo diritto le viene negato dal padre, residente in Italia. Giovanna non ha nemmeno il diritto di vedere il suo bambino, se non sotto stretta sorveglianza.
Nel frattempo la tragica vicenda ha innescato una controversia diplomatica fra Berna e Roma.
L’impegno di Dick Marty
Il senatore ticinese Dick Marty ha preso a cuore la storia di Alessandro e ha inoltrato un’interpellanza al governo elvetico nella quale descrive i vari capitoli di questa triste storia.
Alessandro nasce a Lugano il 2 settembre 2003. Un anno dopo la sua nascita, la relazione fra i genitori si incrina e i due si separano. In seguito, il padre accusa la madre di maltrattamenti e la denuncia alle autorità giudiziarie italiane.
Il 10 giugno 2006, approfittando di una decisione provvisoria, il padre riesce a trattenere Alessandro in Italia, impedendo così alla madre di rivedere il figlio. Da questo momento in poi inizia una battaglia penale e amministrativa con un infinito strascico di perizie psicologiche e decisioni amministrative e giudiziarie.
Pesante critica
Anche il governo svizzero ha fatto sua la causa di Giovanna Guareschi. Nella risposta all’interpellanza di Marty, il governo elvetico scrive che oltre all’Ufficio federale di giustizia anche l’ambasciata svizzera a Roma e il consolato generale a Milano si stanno adoperando per il ritorno in Svizzera di Alessandro.
La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf ha inoltre sollevato la questione a livello ministeriale in occasione di una visita ufficiale a Roma.
La Svizzera critica anche l’atteggiamento delle autorità italiane. L’Italia non si atterrebbe, infatti, alla «convenzione sugli aspetti civili del rapimento internazionale di minori», la cosiddetta convenzione dell’Aia.
«Il caso di Alessandro solleva interrogativi fondamentali in merito alla cooperazione con l’Italia nell’ambito di rapimenti internazionali», sottolinea il governo elvetico. Il Consiglio federale teme inoltre che questa vicenda possa fare scuola e che altri padri in Italia seguano le orme del papà di Alessandro.
Il caso di Alessandro dimostra che è facile eludere la Convenzione dell’Aia con una decisione provvisoria. Se l’Italia non apporterà dei miglioramenti in questo ambito, occorrerà valutare se non sia necessario prendere delle contromisure, afferma ancora il governo elvetico nella sua risposta.
La discussione passa al senato
Il consiglio degli Stati (senato) dovrà prendere una decisione sulle contromisure il 18 marzo. L’interpellanza di Marty sarà, infatti, sulla lista delle trattande.
Dick Marty, noto per il suo impegno nella difesa dei diritti dell’uomo, si dice scioccato dalla vicenda: «La madre viene trattata alla stregua di una criminale e, inoltre, l’Italia calpesta il diritto internazionale».
Gerhard Lob, swissinfo.ch
(traduzione dal tedesco, Luca Beti)
Il caso di Alessandro non è unico. Nel 2009 l’Autorità centrale in materia di rapimento internazionale di minore dell’Ufficio federale di giustizia (UFG) ha trattato 216 casi, 115 dei quali risalivano all’anno precedente. Su 101 nuove domande, 72 concernevano il ritorno di minori, mentre 29 riguardavano l’esercizio del diritto di visita.
Nel 2009, si conferma la tendenza secondo la quale l’autorità formulano più richieste all’estero che quelle trasmesse alla Svizzera. L’Autorità centrale ha trasmesso 72 nuove domande all’estero, soprattutto a Italia (10), Germania (4), Stati uniti (7), e Francia (6).
Le richieste pervenute alla Svizzera provenivano principalmente da Francia (4), Stati uniti (3) e Germania, Belgio, Spagna, Gran Bretagna e Italia (ciascuno 2).
L’anno scorso, a rapire i minori sono state soprattutto le madri (66 % dei casi). In nove casi su dieci le madri hanno negato il diritto di visita.
Le richieste di ritorno e di visita hanno interessato 143 minori, la cui età media era di circa sette anni.
La Svizzera ha aderito con altri 75 Paesi alla Convenzione dell’Aia sul rapimento di minori e alla Convenzione europea sull’affidamento.
Entrambe le convenzioni perseguono il medesimo scopo: tutelano l’affidamento violato con un rapimento e garantiscono l’esercizio del diritto di visita.
Hanno inoltre un considerevole effetto preventivo. La cittadinanza dei genitori e dei minori non è determinante in occasione dell’applicazione di queste due convenzioni.

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