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La Svizzera è uno dei Paesi in cui la lobby del tabacco è più influente

Sede Philip Morris a Losanna
Losanna ospita la sede di Philip Morris. Le multinazionali del tabacco hanno molto peso nell'economia dei Cantoni in cui sono presenti. Keystone / Laurent Gillieron

Una recente classifica internazionale designa la Svizzera come uno dei Paesi in cui l'Industria del tabacco ha più influenza sulla politica. In causa ci sono l'insediamento dei giganti del settore sul suo territorio, ma anche la nota permeabilità tra il Parlamento e gli interessi privati.

Il popolo svizzero si esprimerà il prossimo 13 febbraio su un’iniziativa popolare che ha nel mirino la pubblicità sul tabacco. Le numerose organizzazioni per la promozione della salute e la protezione della gioventù all’origine del testo intendono avvicinare la legge elvetica a ciò che già è realtà altrove in Europa nell’ambito della lotta al tabagismo.

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La Svizzera è il Paese europeo in cui la sigaretta è soggetta a meno regolamentazioni. Nel 2019, nell’ultima edizione dello studio Tobacco Control ScaleCollegamento esterno (che misura il grado di prevenzione del tabagismo) solo la Germania era classificata più in basso. Tuttavia, il Governo tedesco nel frattempo ha generalizzato il divieto di pubblicità sul tabacco.

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In Svizzera, invece, da diversi anni nulla è cambiato. L’iniziativa è una reazione diretta all’affossamento, nel 2015Collegamento esterno, di un precedente progetto di legge sul tabacco.  Si è dovuto attendere il lancio dell’iniziativa popolare affinché il Parlamento, sotto pressione, adottasse nell’ottobre del 2021 una nuova legge sui prodotti del tabacco che, tuttavia, non risponde ancora alle esigenze della convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo. Le reticenze del Parlamento impediscono alla Confederazione di conformarsi a quanto stabilisce il trattato, firmato nel 2004, ma mai ratificato.

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Un’industria vicina alla politica

Se tutti i tentativi per rafforzare le misure di prevenzione dal tabagismo hanno fallito, è perché una parte non trascurabile del mondo politico elvetico sostiene la causa di chi produce sigarette.

I fabbricanti hanno ampia facoltà di far valere i propri interessi preso i e le rappresentanti in Parlamentoelette e gli eletti. Il Global Tobacco IndexCollegamento esterno, una classifica realizzata nel settore della sanità, stima che la Svizzera sia uno dei Paesi in cui l’influenza dell’industria del tabacco sulla politica è più forte (occupa la 79ma posizione su 80 Paesi presi in considerazione. Solo la Repubblica dominicana fa peggio).

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Il Global Tobacco Index è stato creato dal Centro mondiale per una buona governance nella lotta anti-tabacco (GGTCCollegamento esterno), partner della convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo.

Si basa su 20 indicatori conformi alle direttive della convenzione e misura gli sforzi intrapresi dai Governi per contrastare l’influenza dell’industria del tabacco.

Un sistema di punteggi è utilizzato per la valutazione. Più il valore è elevato, più il Paese è in basso nella classifica e più l’influenza dell’industria è grande. L’ultima edizione è stata pubblicata nel novembre 2021.

La Svizzera è particolarmente in basso nella classifica a causa della sua vulnerabilità ai conflitti d’interesse. Nulla impedisce all’industria del tabacco di partecipare all’elaborazione delle politiche e di finanziare persone candidate o partiti. I partenariati tra chi ricopre una funzione statale e produttori di tabacco sono legali, senza obblighi di trasparenza. Nel 2019, molte polemiche sono scaturite in seguito alla sponsorizzazione del padiglione elvetico all’Expo 2020 di Dubai da parte di Philipp Morris.

Soprattutto, il sistema tipicamente svizzero dei legami di interesse autorizza i membri del Parlamento a essere remunerati da gruppi e organizzazioni parallelamente alle loro cariche elettive.  

 “Questo crea una forte permeabilità tra elette, eletti e gli interessi privati”, spiega André Mach, autore del libro “Groupes d’intérêt et pouvoir politique” (“Gruppi di interesse e potere politico”).

“Questo non vuol dire che i parlamentari seguono sistematicamente quanto chiesto dai gruppi di interesse, ma è un indicatore di prossimità”, precisa il professore associato all’Istituto di scienze politiche dell’Università di Losanna. Il pessimo posizionamento della Svizzera a livello internazionale non lo sorprende. “Sappiamo da tempo che le lobby, tra cui quella del tabacco, sono particolarmente presenti nella vita politica”, spiega a SWI swissinfo.ch.

I legami di interesse designano le funzioni che le parlamentari e i parlamentari svizzeri possono svolgere, parallelamente al mandato politico, presso aziende private, gruppi economici, organizzazioni non governative, sindacati o istituzioni pubbliche.

Questi mandati, remunerati oppure no, non si riassumono nell’attività professionale principale della persona interessata. Questa definizione generica comprende tanto la presenza nei consigli di amministrazione di grandi aziende quanto il volontariato presso un’associazione locale.

I legami d’interesse sono legali e spesso presentati come inscindibili dall’eccezione elvetica del “sistema di milizia” (nella Confederazione, i e le parlamentari non sono politici di professionisti e si presuppone che continuino parallelamente a svolgere un’altra attività remunerata).

I mandati devono essere dichiarati dalle persone elette in Parlamento quando entrano in funzione all’inizio di ogni anno.

Una lobby discreta ma potente

Essendo dunque perfettamente legale per una persona essere finanziata da una multinazionale del tabacco e al contempo avere un seggio in Parlamento, l’industria esercita la sua influenza in modo discreto a Berna.

Secondo l’associazione LobbywatchCollegamento esterno, specializzata nella sorveglianza delle lobby nel legislativo, solo un eletto presenta un legame diretto ed esplicito con il settore del tabacco. Si tratta del deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Gregor RutzCollegamento esterno, che presiede Swiss Tobacco, la Comunità del commercio svizzero dei tabacchi, schierata contro ogni forma di restrizione alla pubblicità e alla libera impresa.

“I mandati diretti sono meno numerosi di quelli del settore delle assicurazioni malattia o delle banche, per esempio, ma anche il lobbysmo del tabacco è esercitato in modo forte”, ritiene il direttore di Transparecy International Svizzera Martin Hilti, che si batte per norme più severe nell’ambito del mandati extra-parlamentari.

L’influenza può essere esercitata tramite persone accreditate. Ogni parlamentare ha il diritto di concedere a due individui a scelta un accesso illimitato nel legislativo nazionale. Tra questi “VIP” troviamo alcuni lobbysti professionisti che annoverano dei produttori di sigarette tra i loro clienti, ma anche dei membri attivi di organizzazioni per la difesa degli interessi del settore del tabacco. È il caso, ad esempio, dei segretari generali di Swiss TabacCollegamento esterno e Swiss CigaretteCollegamento esterno, accreditati dai deputati del Partito liberale radicale (destra) svizzero-francesi Philippe Nantermod e Jacques Bourgeois. L’associazione Swiss Cigarette è stata fondata dai tre giganti del settore presenti in Svizzera: Japan Tobacco International (JTI), British American Tobacco (BAT) e Philip Morris.

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Inoltre, il settore del tabacco può contare sul sostegno di influenti organizzazioni “generaliste” di difesa degli ambienti economici come economiesuisse e l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), entrambe opposte al progetto di riforma. “Numerosi parlamentari vi sono legati e di conseguenza difendono le imprese del tabacco”, spiega il direttore di Transparency International Svizzera.

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Lo specialista di gruppi di interesse André Mach sottolinea il ruolo centrale dell’Alleanza degli ambienti economici per una politica di prevenzione moderata (AEPM), emanazione dell’USAM che riunisce una ventina di settori economici – attori dell’industria del tabacco, ma anche di altri ambienti che sarebbero direttamente colpiti da un giro di vite alle misure di prevenzione del tabagismo (ristorazione, eventi, alcol, …).

Secondo Mach, l’AEPM fa un “lobbysmo molto efficace contro ogni tentativo di rafforzare la prevenzione, diffuso in diversi settori economici, ciò che permette di camuffare le ramificazioni dell’industria del tabacco”. Secondo i nostri calcoli, economiesuisse, l’USAM e le organizzazioni dell’AEPM contano in totale una quarantina di legami in parlamento.

Ruth Humbel
Nel documentario della trasmissione “Temps Présents”, diffusa nel 2018, la deputata di centro Ruth Humbel, membro della commissione parlamentare della sanità, dichiarava: “C’è una lobby del tabacco in Parlamento (…) anche se non appare ufficialmente, è sufficientemente rappresentata dall’Unione svizzera delle arti e mestieri”. © Keystone / Anthony Anex

Un peso massimo nell’economia svizzera

Oltre ad essere ben connessa, l’industria del tabacco esercita influenza politica anche grazie al suo peso economico. I tre giganti del settore JTI, BAT e Philip Morris sono presenti da diversi anni sul territorio elvetico dove hanno impiantato la loro sede sociale, dei centri di ricerca e qualche fabbrica.

Il Cantone Neuchâtel, ad esempio, dove Philipp Morris dispone di una delle sue più importanti sedi a livello mondiale, vive sempre con la paura di una riduzione delle attività della multinazionale. Philipp Morris è il più grande datore di lavoro del Cantone e rappresenterebbe la metà delle imposte versate dalle società nella città di Neuchâtel, secondo le stime di BilanCollegamento esterno. Nel 2019, il relatore del Conseil Général (il legislativo della città) ha dichiarato a proposito di Philipp Morris: “La nostra salute finanziaria dipende dalla situazione di un unico attore”.

Donna che fuma
La Svizzera è il Paese europeo in cui la sigaretta è meno regolamentata. © Keystone / Christian Beutler

Uno studio realizzato nel 2018 dall’associazione di servizi alle imprese KPMG (per conto di Philipp Morris) stimava che il settore del tabacco rappresentasse più di 6’000 impieghi diretti e generasse più di 6 miliardi di franchi all’anno (ovvero circa l’1% del PIL svizzero) in contributi diretti e indiretti. “Questa situazione influenza sicuramente la posizione di alcuni parlamentari e rende più difficile imporre delle restrizioni al settore”, ritiene Mach.

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due bambini che fumano toscanelli.

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Questo contenuto è stato pubblicato al La Convenzione quadro dell’OMS per la lotta contro il tabacco tiene la sua ottava riunione questa settimana a Ginevra. La Svizzera partecipa solo in qualità di osservatrice.

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Parlamento e Governo si oppongono all’iniziativa che sarà sottoposta al giudizio del popolo il 13 febbraio, giudicandola eccessiva. Ma i sondaggi sembrano invece indicare che l’elettorato vi è, invece, recettivo.

“Se l’iniziativa venisse approvata, sarebbe un grande successo per gli ambienti della sanità”, sottolinea Mach, “poiché è proprio per aggirare il Parlamento e tutti questi ostacoli che hanno fatto ricorso allo strumento dell’iniziativa popolare”.

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