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“La parola magica per il futuro della politica estera è coerenza”

Donne e uomini in abiti formali e disposti in fila stringono la mano, a turno, a una persona appena arrivata
I sette consiglieri federali accolgono il presidente indiano nel settembre 2019: la strategia di politica estera per la prossima legislatura mira a coinvolgere maggiormente gli altri Dipartimenti e rendere la Svizzera più coerente verso l'esterno. Keystone / Peter Schneider

Il ministro degli esteri Ignazio Cassis darà un nuovo orientamento alla politica estera della Svizzera, così scrivono i media. Quanto ci sia di vero in questa notizia lo rivela Pascale Baeriswyl, capo della diplomazia e incaricata di elaborare la Strategia di politica estera del nostro Paese per gli anni 2020-2023. SWI swissinfo.ch l’ha incontrata nel suo ufficio di Berna.

Già a inizio anno la segretaria di Stato Pascale Baeriswyl ha avviato un intenso dialogo con gli altri dipartimenti, al fine di imbastire il canovaccio della nuova strategia di politica estera della Confederazione. È infatti la prima volta che il Dipartimento degli affari esteriCollegamento esterno (DFAE) non si trova solo al timone per definire i punti cardine della politica estera per la prossima legislatura.

Una donna seduta sul davanzale interno di una finestra aperta; si intravvede la città di Berna
SWI swissinfo.ch ha incontrato la Segretaria di Stato per gli affari esteri nel suo ufficio a Berna. swissinfo.ch

Che il ministro degli esteri Cassis sia intenzionato ad imprimere una svolta alla politica estera lo ha sottolineato a varie riprese sin dalla sua elezione, due anni fa, attirandosi peraltro anche dure critiche. A colloquio con swissinfo.ch, Baeriswyl ci spiega quali saranno gli effetti sulla nuova strategia di politica estera.

swissinfo.ch: Avrà ancora il tempo di completare la Strategia di politica estera per la prossima legislatura o dovrà partire per New York?

Pascale Baeriswyl: Entro fine anno presenterò una bozza. Spetterà poi al Consiglio federale decidere quando e in che forma verrà adottata la Strategia di politica estera 2020-2023. Io mi trasferirò a New York, alla missione della Svizzera all’Onu, presumibilmente nel maggio 2020.

swissinfo.ch: Una delle sue fonti d’ispirazione è il rapporto “La Svizzera nel mondo 2028”Collegamento esterno (AVIS-28). Un gruppo di lavoro incaricato dal ministro degli esteri Ignazio Cassis vi analizza le sfide a venire, elencando una serie di correttivi per gli strumenti di politica estera di domani. Nel contesto della nuova strategia, questo cosa significa?

Pascale Baeriswyl ha iniziato la sua carriera diplomatica una ventina di anni fa presso il DFAE. Nel 2016 è stata nominata segretaria di Stato. Quest’estate la giurista e storica ha comunicato che dalla primavera 2020 assumerà la guida della missione permanente della Svizzera all’ONU a New York. Per i media il trasferimento è motivato dal difficile rapporto tra la Baeriswyl e il suo superiore: la partenza sarebbe un altro segnale del cambiamento di rotta nella politica estera, fortemente voluto dal ministro degli esteri Cassis.

P.B.: La parola magica è coerenza. Un concetto che in avvenire darà maggior filo da torcere. Le due precedenti strategie – sebbene adottate dal Consiglio federale in corpore – erano prevalentemente incentrate su tematiche care al DFAE. Adesso invece vogliamo coinvolgere maggiormente anche gli altri dipartimenti.

La strategia è frutto di un accurato processo di trattative che ha permesso ai diversi dipartimenti di definire congiuntamente come dovrà posizionarsi la Svizzera nei suoi rapporti con l’esterno per i prossimi quattro anni.

Per quanto riguarda i contenuti, la Strategia si appoggerà maggiormente alla Costituzione federale. In un contesto internazionale sottoposto a rapidi mutamenti diventa infatti più difficile orientarsi sul piano unicamente geografico. La Svizzera ad esempio non ha alcun influsso sul mutamento dei rapporti di forza tra le grandi potenze.

swissinfo.ch: La precarietà degli equilibri mondiali rende tanto più importanti i rapporti con le grandi potenze al fine di tutelare gli interessi della Svizzera. Come farà ad esempio la Svizzera a rapportarsi in maniera più coerente con la Cina?

Nella storia della Svizzera la Strategia di politica estera 2020-2023 è soltanto la terza. A lungo è infatti prevalsa l’opinione secondo cui la migliore politica fosse non averne alcuna. Dopo la fine della guerra fredda e sull’onda della globalizzazione ha avuto luogo un cambio di paradigma. Nel 2011 il Consiglio federale ha infine deciso di dotarsi ogni quadriennio di una strategia in cui definire le direttrici principali della politica estera del Paese.  

P.B.: La nuova Strategia di politica estera dà per così dire luce verde al ripensamento di alcuni meccanismi nei rapporti con le grandi potenze. Cina compresa. Per i Paesi contraddistinti da maggior complessità intendiamo istituire delle strutture interdipartimentali simili a quelle già in funzione ad esempio per la politica migratoria estera.

Sarà il Consiglio federale ad adottare le principali strategie visto che alcuni dipartimenti si occupano di differenti interessi. In caso di conflitti interni si cerca di negoziare una soluzione all’interno dei gruppi di coordinamento.

swissinfo.ch: Con l’approccio che coinvolge tutti gli attori nazionali (“whole of Switzerland”) AVIS-28 propugna fondamentalmente una maggiore coerenza nella politica estera, che tenga conto delle posizioni dei vari attori nazionali. In altri Paesi d’Europa il ministero degli esteri non fa certo sondaggi d’opinione.

P.B.: Viviamo in un’epoca in cui il tono del dibattito si è inasprito e l’ordinamento mondiale vacilla. Posizionarsi uniti e decisi nei confronti dell’estero è pertanto molto importante. E per far questo dobbiamo poter innestare la politica estera su quella interna. A tale proposito il dossier Europa ci ha aperto gli occhi da tempo. E oggigiorno il discorso si allarga a molti altri temi e altre regioni.

“Le nostre ambasciate fungono da sempre da perno per gli interessi economici della Svizzera.” 

swissinfo.ch: Questa coerenza è realistica alla luce del nostro sistema politico a più voci?

P.B.: Il carattere poliedrico e la diversità del nostro Paese rappresentano un’opportunità non soltanto a livello di politica nazionale, bensì pure sullo scacchiere internazionale. Molti ci ammirano per questo. A mio avviso, lo sforzo vale la pena.

swissinfo.ch: Che la politica estera della Svizzera dovrà tenere maggiormente conto degli interessi economici del Paese risulta indigesto a molti.

P.B.: Le nostre ambasciate fungono da sempre da piattaforma girevole per gli interessi economici della Svizzera, spianando il terreno sia per le università, le imprese e le associazioni culturali svizzere che per gli attori della società civile. Da molti anni le nostre rappresentanze ospitano gli Swiss Business HubsCollegamento esterno. Lavoriamo fianco a fianco anche con swissnexCollegamento esterno, la rete per la ricerca e l‘innovazione. Presentarci compatti come “One Switzerland” – come nel caso di San Francisco o di Milano – produce reazioni molto positive e ci rende innovativi e attrattivi per molti altri Paesi.

swissinfo.ch: Corrisponde quindi alla prassi comune e nulla impedisce pertanto di dire pane al pane?

P.B.: La Strategia di politica estera 2020-2023 ha come obiettivo di tenere maggiormente in considerazione tematiche interdipartimentali. Ecco perché nel documento trovano ampio spazio anche la politica finanziaria ed economica. Il quadro è analogo anche per quanto riguarda ad esempio la politica estera della Svizzera in materia di salute o la sostenibilità.

swissinfo.ch: Il concetto di solidarietà trova spazio nella politica estera?

La solidarietà è parte del nostro DNA rossocrociato ed è ancorata nella Costituzione. Il nostro testo fondamentale non fa distinzione gerarchica tra i diversi obiettivi di politica estera come ad esempio la politica estera in materia di diritti umani e il promovimento della pace da un lato e la ricerca del benessere e della sicurezza dall’altro. Tutti gli obiettivi sono equipollenti.

swissinfo.ch: Questa discussione non ha quindi l’importanza che le attribuiamo?

P.B.: In effetti io propugno un approccio un po’ più rilassato. L’importante è dare un quadro completo della politica estera con tutte le sue sfaccettature. La Svizzera ha una forte tradizione umanitaria e una forte tradizione economica.

“I conflitti d’interesse sono una realtà. E credo siano destinati ad aumentare.”

swissinfo.ch: Nonostante gli sforzi profusi per una maggior coerenza i conflitti d’interesse affioreranno anche in futuro.

P.B.: I conflitti d’interesse sono una realtà. Credo addirittura che nell’attuale situazione internazionale saranno destinati ad aumentare. Pensi ad esempio alla possibilità di un’ulteriore escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina. La diatriba ci tocca direttamente e la Svizzera dovrebbe decidere di volta in volta a quale interesse dare maggior importanza. Di fatto, stiamo parlando di leadership politica.

In linea di massima si può tuttavia affermare che nella prassi della politica estera i nostri interessi economici e il nostro impegno per rafforzare i diritti umani vanno molto spesso di pari passo e sono addirittura interdipendenti. L’eventualità che in un Paese la situazione dei diritti umani peggiori sensibilmente mentre l’assetto economico rimane stabile o migliori addirittura rimane un caso eccezionale.

swissinfo.ch: Sta alludendo alla Cina?

P.B.: Non posso affermarlo in questi termini. La Cina ci pone dinanzi alla sfida di stabilire relazioni economiche sostenibili sul lungo periodo nel rispetto degli standard internazionali. E non appena entra in gioco la sostenibilità si parla anche di diritti umani. I profitti a breve termine non sono nell’interesse della Svizzera.

“Consolideremo le nostre relazioni bilaterali con l’UE. Non abbiamo scelta.”

swissinfo.ch: Soffermiamoci un momento sul rapporto tra la Svizzera e l’UE, un tema chiave nella nostra politica estera. L’obiettivo principale della passata legislatura era garantire “un rapporto di partenariato regolato e ampliabile”. Diciamo che le cose sono andate un po’ diversamente. Ora il nuovo obiettivo qual è?

P.B.: L’obiettivo è rimasto invariato. Tutti i nostri Paesi confinanti sono nell’UE, che è di gran lunga il nostro principale partner commerciale. Ci accomunano anche gli stessi valori. Anche sul piano della politica della sicurezza siamo legati a doppio nodo con gli Stati dell’UE. Un evento al confine esterno dell’Unione provoca una reazione che si ripercuote anche sulla Svizzera. Ecco perché ci concertiamo con Bruxelles per stabilire una strategia comune nel rapporto con gli Stati terzi e spesso agiamo all’unisono.

La sfida maggiore è quella della nostra relazione bilaterale con l‘UE. Personalmente sono fiduciosa e credo che nella prossima legislatura riusciremo a consolidarla. D’altronde non abbiamo altra scelta.

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