La Svizzera perde due mandati come potenza protettrice
Il riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita riduce il ruolo svolto finora dalla Svizzera nella regione. Molte persone sono sorprese del fatto che la Cina sia riuscita a mediare tra i due Paesi.
Una buona notizia da una regione in preda a diversi conflitti: in Medio Oriente, le potenze locali – l’Arabia Saudita e l’Iran – si stanno nuovamente riavvicinando. Riyadh e Teheran vogliono appianare le divergenze ancora esistenti e poi, entro due mesi, intendono riaprire le rispettive ambasciate.
Le relazioni fin qui erano pessime. Riyadh aveva interrotto i rapporti diplomatici con Teheran nel 2016. I due Stati avevano espresso la loro rivalità anche nei conflitti armati nella regione, soprattutto nella guerra in Yemen.
Per mantenere comunque i servizi consolari, nel 2017 i due Stati avevano affidato alla Svizzera un mandato in qualità di potenza protettriceCollegamento esterno, in vigore dall’anno successivo. Ad esempio, è tramite l’intermediazione delle rappresentanze elvetiche che i due Paesi hanno negoziato i pellegrinaggi alla Mecca.
La Svizzera è rimasta fuori
Nell’attuale svolta, tuttavia, è stata la Cina, dove sono stati firmati i documenti, ad aver avuto un ruolo di mediatore. Anche l’Oman e l’Iraq sono stati coinvolti. Diversi colloqui si sono tenuti a Baghdad, in campo neutro.
La Svizzera è invece rimasta fuori. Il Paese neutrale, che ama proporsi come mediatore di pace sulla scena internazionale, è stato anch’esso attivo in questo caso, ma non è stato sollecitato. “La Svizzera ha sostenuto l’avvio del dialogo tra Arabia Saudita e Iran nel quadro dei buoni uffici”, scrive il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), contattato da swissinfo.ch.
“Questo sarebbe stato il nostro compito”
Thomas Minder, parlamentare indipendente al Consiglio degli Stati, la camera alta del Parlamento svizzero, è sorpreso dal successo della diplomazia cinese. In quanto membro della Commissione della politica estera (CPE), si è recato nella regione nel 2020 e già allora aveva chiesto che la Svizzera svolgesse un ruolo più proattivo come mediatore.
“Abbiamo bisogno di una politica estera più coraggiosa.”
Thomas Minder, parlamentare
Ora, Minder si chiede perché non sia stata la Svizzera a portare avanti la mediazione tra Arabia Saudita e Iran. “Questo sarebbe stato esattamente il nostro compito”, afferma.
“Grazie ai mandati in qualità di potenza protettrice, eravamo predestinati a farlo”, dice Minder. Dopo tutto, aggiunge, la Svizzera aveva già buoni contatti ed era apprezzata da entrambi i Paesi in quanto parte terza.
“È un’occasione persa”, si rammarica il parlamentare, anche se è ovviamente contento del risultato. Per Minder è chiaro: “Abbiamo bisogno di una politica estera più coraggiosa. Dovremmo cercare questi compiti più attivamente”.
“La Cina ha più peso”
Anche il deputato socialista al Consiglio nazionale (camera bassa) Fabian Molina, pure lui membro della CPE, è sorpreso che la Cina sia riuscita a sbloccare la situazione. Secondo lui, si tratta di un grande successo diplomatico per un Paese che, finora, non si era quasi mai distinto come un importante attore diplomatico. Ma Molina è in grado di spiegare perché la Cina ha ottenuto questo risultato e non la Svizzera: “La Cina ha più peso; non bisogna farsi illusioni”.
In effetti, negli ultimi anni, l’Iran in particolare ha cercato nuovi partner in Asia, dato il suo isolamento politico e le critiche internazionali.
Fabian Molina sottolinea anche i cambiamenti in atto nella regione: le relazioni degli Stati arabi con Israele e il graduale ritorno del regime siriano di Assad sulla scena diplomatica. “L’equilibrio si sta riassestando e la Cina vuole posizionarsi”, afferma.
L’argomento dei buoni uffici
Recentemente, il ministro degli Esteri Ignazio Cassis ha arricchito le discussioni sulla neutralità elvetica affermando che la Svizzera deve svolgere un ruolo speciale a livello internazionale. “La neutralità permette alla Svizzera di svolgere un ruolo particolare, quello della diplomazia e di costruttrice di ponti: è così che possiamo offrire un valore aggiunto a tutti gli altri Paesi”, ha dichiarato Cassis alla Televisione svizzera di lingua tedesca SRF.
In riferimento a questo ruolo speciale della Svizzera e ai suoi buoni uffici, Ignazio Cassis si è recentemente oppostoCollegamento esterno alla richiesta del Consiglio nazionale secondo cui la Svizzera dovrebbe assumere una posizione più forte contro il regime iraniano, ad esempio adottando le sanzioni dell’Unione Europea.
Una serie di rifiuti
Recentemente, però, la Svizzera ha ottenuto molte risposte negative quando ha voluto offrire i suoi buoni uffici.
• Nel marzo 2022, Berna voleva organizzare dei colloqui tra Ucraina e Russia. L’Ucraina ha mostrato scarso interesse e la Russia ha preferito la Turchia, dove alla fine si sono svolti i colloqui.
• Quando la Svizzera si è offerta di assumere i rispettivi mandati di potenza protettrice tra Ucraina e Russia, quest’ultima ha declinato l’offerta.
• Altrettanto infruttuosi sono stati gli intensi sforzi compiuti dalla Svizzera a partire dal 2019 per agire come potenza protettrice tra Stati Uniti e Venezuela. Il Venezuela ha ignorato la proposta.
• Secondo il Financial Times, è il Qatar a condurre i delicati negoziati per il rilascio degli ostaggi irano-americani. Questo nonostante sia la Svizzera ad agire in qualità di potenza protettrice per i due Paesi.
A Riyadh e Teheran, la Svizzera vuole ora garantire un passaggio di consegne senza intoppi. Concretamente, in casi del genere, la fase di conclusione e il momento esatto saranno discussi congiuntamente e poi comunicati per iscritto a chi ha affidato il mandato, indica il DFAE.
Calano i mandati
Quando questo avverrà, la Svizzera deterrà ancora cinque degli attuali sette mandati in qualità di potenza protettrice. E se la Russia riuscirà a espandere ulteriormente la sua influenza in Georgia, anche i rispettivi mandati di potenza protettrice per questi Paesi potrebbero cadere a medio termine.
“I mandati in qualità di potenza protettrice hanno la loro funzione e la loro giustificazione, ma se non sono più necessari, in realtà è un buon segno”, afferma Fabian Molina.
Traduzione di Luigi Jorio
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