La Svizzera vuole dimezzare le emissioni di gas entro il 2030
Entro il 2030, la Svizzera intende ridurre del 50% le emissioni di gas a effetto serra, rispetto ai livelli del 1990. È quanto ha annunciato venerdì la ministra dell’energia Doris Leuthard. L’obiettivo dovrà essere realizzato per almeno il 30% in Svizzera, il resto attraverso progetti all’estero.
«Si tratta di misure ambiziose ma realistiche, che la Svizzera può portare a termine», ha dichiarato in conferenza stampa la consigliera federale Doris Leuthard.
La riduzione del 50% delle emissioni di gas a effetto serra è in linea con quanto proposto dal mondo scientifico (tra -40% e -70% per il periodo 2010-2050) per fare in modo che il riscaldamento del pianeta non ecceda i 2 gradi Celsius entro la fine del secolo, ha specificato Doris Leuthard. La ministra ha poi aggiunto che la Svizzera non può rimanere inattiva di fronte a questo fenomeno che già oggi ha conseguenze concrete sul nostro paese, come dimostrano lo scioglimento dei ghiacciai o certe manifestazioni atmosferiche estreme.
Attualmente la Svizzera è responsabile dello 0,1% delle emissioni di gas a effetto serra nel mondo. Per la sua struttura economica ha un livello di emissioni piuttosto basso, pari a 6,4 tonnellate l’anno per abitante. Il governo intende dunque impegnarsi per migliorare la situazione anche all’estero, finanziando programmi ad hoc sia a livello multilaterale che bilaterale. Sul territorio elvetico le emissioni dovranno essere ridotte di almeno il 30%, il resto sarà realizzato all’estero.
Questi obiettivi – sanciti dal governo nel novembre 2014 e pubblicati venerdìCollegamento esterno – si iscrivono nella strategia globale di lotta contro il riscaldamento globale, ha precisato ancora Doris Leuthard. Nel dicembre 2015 è infatti prevista la Conferenza sul clima a Parigi, durante la quale dovrà essere adottato un nuovo accordo climatico internazionale, vincolante per tutti i paesi aderenti alla Convenzione ONUCollegamento esterno a partire dal 2020. A livello nazionale, un progetto di revisione della legge sul CO2 sarà messo in consultazione a metà 2016.
Margini di miglioramento
Grazie alle misure prese finora, le emissioni pro-capite di CO2 sono diminuite da 7,8 tonnellate nel 1990, alle attuali 6,4. La legge sul CO2Collegamento esterno prevede una riduzione del 20% entro il 2020, attraverso misure nazionali.
Per Doris Leuthard vi sono però margini di miglioramento in Svizzera, in particolare per quanto riguarda le emissioni causate dal traffico automobilistico. Queste potrebbero essere ridotte grazie soprattutto ai progressi tecnologici e a prescrizioni più severe in fatto di inquinamento.
Quanto ai timori che l’economia possa subire una perdita di competitività legata anche al franco forte, la ministra dell’ambiente ha detto di sperare che entro il 2020 le difficoltà attuali saranno state risolte.
Altri sviluppi
Vittime del clima
Leuthard ha precisato che la riduzione delle emissioni dal 1990 è andata di pari passo con un aumento del prodotto nazionale lordo (+36%). La protezione del clima non ostacola lo sviluppo economico, ha detto la ministra, ma può addirittura favorirlo.
Ambientalisti e destra scontenti
Per il Partito ecologista svizzero, l’obiettivo fissato dal governo non è sufficiente. Le emissioni dovrebbero essere ridotte di almeno il 75% entro il 2030. «Assumendosi le proprie responsabilità, la Svizzera può svolgere un ruolo pionieristico sulla scena internazionale e aumentare la credibilità dei negoziati sul clima», ha dichiarato la copresidente dei Verdi Adèle Thorens in una presa di posizione sul sito del partito.
Anche l’alleanza delle ONG attive a favore dell’ambiente e dell’aiuto allo sviluppo si è detta delusa. «Spetta ai paesi ricchi come la Svizzera fare di più, perché le vittime del cambiamento climatico si trovano proprio nei paesi in via di sviluppo», si legge in un comunicato. Fissando l’obiettivo al 30% sul territorio elvetico, a partire dal 2020 – data prevista dalla legge sul CO2 – la Svizzera sarà chiamata a ridurre le sue emissioni solo dell’1% ogni anno, sostiene l’organizzazione, che invita il governo a rivedere il dossier entro fine anno.
Anche la destra conservatrice critica aspramente la proposta governativa, benché per altre ragioni. Stando all’Unione democratica di centro (UDC), l’obiettivo «non è solo irrealistico, ma pure pericoloso per la prosperità svizzera». In un contesto di apprezzamento del franco e di accresciuta concorrenza internazionale la decisione del Consiglio federale fa correre un grave rischio alla piazza economica elvetica.
L’UDC teme inoltre che questi obiettivi climatici siano soltanto un pretesto per introdurre nuove tasse. «La Svizzera ha già fatto abbastanza».
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