La tragedia ellenica non è ancora giunta al suo epilogo
Nelle elezioni in Grecia hanno vinto soprattutto la paura e le pressioni internazionali, rileva la stampa svizzera. Nonostante il relativo successo dei pro europei, i commentatori appaiono piuttosto scettici sulle prospettive di formare un nuovo governo e salvare la zona euro.
“Di certo, nessuna elezione parlamentare in Europa ha suscitato così grande attenzione nel mondo, come lo scrutinio tenuto questa domenica in Grecia”, osservano il Tages-Anzeiger e il Bund. “E, mai come questa volta, gli elettori non avevano la possibilità di scegliere ciò che veramente volevano: un governo in grado di liberarli dalla camicia di forza che li sta strangolando e, nel contempo, di lasciare loro il salvagente che li tiene ancora a galla”.
In altre parole, da una parte, di “sbarazzarsi delle misure imposte dai creditori internazionali” per risanare la situazione finanziaria e, dall’altra, “di rimanere nella zona euro”. Difatti “nessun governo è in grado di realizzare tutto questo, anche se un partito (la sinistra radicale Syriza) lo aveva promesso”.
Vince la paura
“I greci avevano la scelta tra due populisti”, ricordano i due quotidiani: Antonio Samaras, capo del partito conservatore Nuova Democrazia, che “aveva lo svantaggio di figurare tra i principali responsabili della miseria in cui è piombato il paese”, e Alexis Tsiparis, leader di Syriza, che “aveva invece il vantaggio di essere giovane e di non far parte di coloro che promettono da anni cambiamenti, senza però fare nulla”.
“Per finire hanno vinto la paura e le pressioni”, rilevano il Tages-Anzeiger e il Bund. “I greci hanno scelto Samaras, ma gli hanno accordato soltanto un piccolo margine di voti in più. Per governare avrà bisogno di almeno un alleato e questa volta non potrà essere un partito che sfugge alle sue responsabilità, quando è chiamato a governare”.
Nessuna garanzia
Le prospettive del nuovo governo suscitano più che altro scetticismo da parte della Neue Zürcher Zeitung. “Dopo le elezioni parlamentari di domenica sorge la stessa domanda che ci si poneva dopo lo scrutinio del 6 maggio: i partiti greci sono capaci di formare un governo in grado di agire? Il mese scorso non vi sono riusciti. Ma questa volta la Grecia non può più permettersi un nuovo fallimento e altre elezioni”.
“Se, come probabile, i conservatori di Nuova Democrazia si metteranno a governare assieme al partito socialista del Pasok, dovranno sicuramente far fronte a grandi resistenze – anche per le strade – nel caso in cui volessero proseguire l’attuale corso di austerità”, osserva il quotidiano zurighese.
“Ma sembra proprio che a tentare di salvare il paese saranno i due partiti tradizionali totalmente discreditati agli occhi della popolazione, che deve ora pagare un alto prezzo per i loro sbagli”, aggiunge la Neue Zürcher Zeitung, secondo la quale neppure un governo diretto dai conservatori offre ai greci la garanzia di poter rimanere nella zona euro.
Paese ancora più polarizzato
Anche la Basler Zeitung non appare molto fiduciosa sul futuro politico del paese. “Neppure queste elezioni – rese necessarie dall’incapacità dei partiti di trovare un accordo perfino di fronte alla peggiore crisi del paese – hanno fatto emergere una base solida per proseguire la politica di risparmi e di riforme. Come pure, per assicurare la permanenza della Grecia nella zona euro”.
E questo, nemmeno se i conservatori di Nuova Democrazia dovessero allearsi con i socialisti del Pasok, dal momento che “è diventato troppo piccolo il sostegno su cui possono contare i due partiti nella società e troppo grande il peso dei radicali di sinistra di Syriza”, ritiene il foglio basilese, per il quale la “Grecia esce ancora più polarizzata da queste elezioni”:
Epilogo ancora lontano
Una visione condivisa dalla Tribune de Genève: “La tragedia greca non è giunta al suo epilogo solo per il fatto che gli elettori hanno detto no all’alternativa anti-rigore, proposta dal partito radicale di sinistra Syriza. Al contrario. L’austerità imposta dai creditori alla Grecia è diventata insopportabile per la maggioranza dei greci, al punto tale che questa politica potrà soltanto spingere il paese verso il peggio”.
“Non bisogna dimenticare”, aggiunge il giornale ginevrino, “che la tragedia greca è anche quella dell’Europa, nella misura in cui tutta la zone euro è minacciata da un fallimento, sempre possibile, della Grecia”.
Confronto evitato
Da parte sua, Le Temps individua perlomeno un aspetto positivo di queste elezioni: “Per i leader europei, l’equazione elettorale greca avrà il vantaggio di non condurli ad un confronto diretto con Atene o, peggio ancora, all’attivazione dei piani per far uscire la Grecia dalla moneta unica, proprio nel momento in cui la crisi bancaria spagnola e il rialzo dei tassi d’interesse per le obbligazioni italiane stanno indebolendo ancora di più la zona euro”.
“L’ipotesi più probabile”, osserva ancora il giornale romando, “è che, per convincere i suoi alleati, Nuova Democrazia chiederà altre concessioni ai paesi europei e un adeguamento del secondo piano di salvataggio, pari a 230 miliardi di euro. La Germania si è dichiarata in questi giorni pronta a rivedere questo piano”.
Europa non ancora salva
“Atene avrà dunque il suo governo di unità nazionale ‘pro-europea’, nota La Regione. “L’alleanza fra Nuova Democrazia e socialdemocratici del Pasok garantisce la maggioranza parlamentare e dunque a governare sotto il Partenone saranno i due partiti storicamente responsabili della tragedia ellenica: la destra che truccò a lungo i conti pubblici e i socialisti incapaci di far uscire il paese dal suo antico e rovinoso vizio del clientelismo più smaccato”.
Per il foglio ticinese, “il verdetto di domenica non decreta il salvataggio dell’Europa così com’è. O, piuttosto, come non è. Ci vorrà ben altro per debellare la crisi. Per ridare certezze ai mercati. Per fermare gli appetiti della speculazione”.
I conservatori pro euro di Nea Dimokratia (Nuova Democrazia) sono giunti in prima posizione tra i partiti politici con il 29,7% dei voti (129 seggi).
Al secondo posto si è piazzato, con il 26,9% dei suffragi (71 seggi), lo schieramento di sinistra Syriza, che vuole rinegoziare le misure concordate con l’UE.
In terza posizione troviamo il Pasok, pure favorevole all’euro, con il 12,3% delle schede (33 seggi).
Seguono gli Indipendentisti Greci (7,5%), l’estrema destra filo nazista Alba Dorata ( 6,9 %), la sinistra democratica Dimar (6,2%) e i comunisti (4,5 %).
L’economia greca, gravata dall’eccessivo debito pubblico, è in piena recessione da quattro anni.
Nel 2011 il prodotto interno lordo è diminuito del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il tasso di disoccupazione supera il 20% della popolazione attiva. Un giovane su due è senza lavoro.
Il 13 febbraio scorso, il parlamento greco ha approvato un pacchetto di austerità che comprende tagli alle pensioni e ai salari fino al 20%, oltre alla diminuzione di 150’000 posti pubblici entro il 2015.
Grazie a questa manovra, il governo di Papademos ha ottenuto un aiuto di 130 miliardi di euro da parte dei paesi dell’Unione europea.
In Svizzera risiedono poco più di 1’000 cittadini greci.
In Grecia vivono invece circa 3400 cittadini elvetici. Buona parte di loro ha la doppia nazionalità.
350’000 turisti svizzeri viaggiano ogni anno in Grecia .
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