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Le abitazioni secondarie nel mirino degli ambientalisti

In Svizzera vi sono circa 500'000 abitazioni secondarie che rappresentano il 12% dell'intero parco immobiliare Keystone

L’iniziativa popolare “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”, in votazione l’11 marzo, mira a frenare “la svendita delle regioni di montagna”. Per gli oppositori, le proposte degli ambientalisti minacciano l’economia locale e farebbero aumentare i prezzi degli alloggi.

Lanciata da Helvetia Nostra, un’organizzazione ambientalista creata dall’ecologista vodese Franz Weber, l’iniziativa si prefigge di arrestare l’espansione disordinata di residenze secondarie, che contribuiscono a urbanizzare e deturpare sempre di più il paesaggio svizzero, in particolare le regioni alpine.

Il testo, sottoposto a votazione federale l’11 marzo, propone di introdurre in ogni Comune una quota massima del 20% per le abitazioni secondarie rispetto “al totale delle unità abitative e della superficie lorda per piano utilizzata a scopo abitativo”. A tale scopo, le autorità comunali dovrebbero pubblicare ogni anno un piano aggiornato delle quote di abitazioni principali e secondarie.

“La Svizzera è il paese con il maggior numero di costruzioni in Europa rispetto alla sua superficie. Se non arrestiamo questo fenomeno, ben presto sarà completamente urbanizzato”, dichiara Franz Weber a swissinfo.ch. “Il nostro obbiettivo è di proteggere perlomeno i paesaggi che ancora non sono state violati.”

Governo e maggioranza del parlamento contrari

Sostenuta dalla sinistra e dai Verdi, l’iniziativa è stata respinta in Parlamento della maggioranza borghese che raccomanda alla popolazione di bocciarla. In base alle due Commissioni delle Camere federali, incaricate di chinarsi sul testo, le proposte degli ambientalisti non terrebbero conto delle specifiche esigenze economiche di ogni Comune.

“Se fosse accettata dal popolo, questa iniziativa bloccherebbe la costruzione di abitazioni secondarie in alcune regioni turistiche importanti, in cui la quota del 20% è ormai già stata superata”, dichiara Guy Parmelin, deputato dell’Unione democratica di centro e membro della Commissione dell’ambiente, della pianificazione territoriale e dell’energia al Consiglio nazionale.

“Peggio ancora”, aggiunge Parmelin, “questa iniziativa rischia di portare ad una maggiore crescita delle abitazioni secondarie nei Comuni in cui la quota del 20% non è stata raggiunta. Produrrebbe quindi l’effetto contrario di quello che vuole raggiungere”.

Anche il Consiglio federale raccomanda di respingere le proposte degli ambientalisti, considerando che una quota del 20% sarebbe troppo rigida. Il governo riconosce il problema creato dalla moltiplicazione delle abitazioni secondarie, ma ritiene che possa essere risolto con la legge attuale, la quale chiede ai cantoni di tenerne conto nell’ambito della loro pianificazione territoriale.

Proteggere la popolazione locale

Secondo Helvetia Nostra, attualmente vengono costruite ogni anno in Svizzera 8’000 abitazioni secondarie, tra case e appartamenti. A detta di Franz Weber, ogni minuto viene così sacrificato un metro quadrato di terreno per la costruzione di residenze vacanza, che vengono spesso acquistate da cittadini stranieri.

“Tutti vogliono avere una casa di vacanze in Svizzera e, tra questi, molti stranieri”, sottolinea Franz Weber. “A perderci sono sempre gli svizzeri: gli alloggi diventano sempre più cari per loro e non possono più permettersi di comperarli”.

Secondo gli oppositori, una restrizione alla costruzione di abitazioni secondarie provocherebbe proprio un ulteriore rialzo dei prezzi delle proprietà esistenti.

“Un aumento dei prezzi spingerebbe inevitabilmente la popolazione locale a lasciare i loro Comuni di residenza e a cedere il posto agli stranieri in cerca di un’abitazione”, ritiene Sep Cathomas, deputato del Partito popolare democratico.

Ambiente contro economia

Per Robert Cramer, rappresentante del Partito ecologista svizzero alla Camera dei Cantoni, la crescita delle residenze secondarie è il risultato di uno sviluppo territoriale negativo nelle zone turistiche.

“È la speculazione fondiaria a spingere molte persone ad acquistare abitazioni secondarie”, ha dichiarato Cramer durante il dibattito parlamentare. “Inoltre, il fenomeno dei letti vuoti non favorisce lo sviluppo economico: i proprietari delle residenze secondarie sono poco presenti e quindi le attività economiche diminuiscono non appena la costruzione degli alloggi è finita”.

Secondo gli oppositori all’iniziativa, sarebbe invece una limitazione delle costruzioni ad avere conseguenze negative sulle economie locali, che vivono attualmente soprattutto grazie al turismo e all’edilizia.

“In caso di approvazione, questa iniziativa congelerebbe immediatamente le costruzioni in alcune regioni di montagna, al momento che molti in molti Comuni viene già superata la quota del 20%. L’impatto sarebbe catastrofico in queste regioni”, ha affermato il senatore dell’UDC This Jenny, durante il dibattito alla Camera dei cantoni.

In gioco il futuro dei nostri figli

Per Franz Weber, una limitazione delle dell’espansione delle case di vacanza favorirebbe invece il turismo locale: molti turisti ricercano infatti un ambiente il più possibile naturale. A detta dell’ecologista, l’iniziativa gode quindi di ambi sostegni tra la popolazione delle regioni alpine, ma anche nelle città svizzere.

“Se blocchiamo queste costruzioni sfrenate di abitazioni secondarie avremo ancora dei bei posti in cui andare”, sostiene Franz Weber. “La crescente urbanizzazione delle regioni di montagna non distrugge soltanto il paesaggio, ma sta rubando anche il futuro dei nostri figli”.

Depositata alla Cancelleria federale il 18 dicembre 2007, l’iniziativa popolare “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”, propone di inserire nella Costituzione federale un nuovo articolo che limiti la quota massima di abitazioni secondarie in ogni Comune al 20% dell’intero parco immobiliare.

Nei Comuni in cui questo limite fosse già stato raggiunto, non sarebbe più possibile costruire nuove abitazioni secondarie. Allo stato attuale, la limitazione riguarderebbe circa un quinto dei Comuni svizzeri.

L’iniziativa popolare vuole inoltre obbligare i Comuni a rendere conto annualmente dell’esecuzione dell’articolo costituzionale e a pubblicare un piano che indichi quali abitazioni sono utilizzate in permanenza.

Alla Camera del popolo, l’iniziativa è stata respinta con 123 voti contrari contro 61 favorevoli. Alla Camera dei cantoni, il testo ha raccolto 29 voti contrari e 10 favorevoli.

Attualmente, in Svizzera vi sono circa 500 000 abitazioni secondarie, che corrispondono a circa il 12% dell’intero parco immobiliare.

Ogni anno, secondo i promotori dell’iniziativa vengono costruite circa 8’000 nuove residenze secondarie, sacrificando un metro quadrato di terreno al minuto.

Le abitazioni secondarie sono molto diffuse nelle regioni a vocazione turistica dei Cantoni Grigioni, Vallese, Ticino, Berna e Vaud. La domanda è rimasta molto forte anche negli ultimi anni e contribuisce a far aumentare i prezzi dei terreni e degli immobili.

Sull’arco dell’anno, le abitazioni secondarie vengono occupate soltanto poche settimane, tanto che si parla anche di «letti freddi».

Traduzione di Armando Mombelli

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