Christian Reymondin: “Solo un aiuto esterno può sbloccare la situazione in Venezuela”
I disordini in Venezuela sono diventati ancora più intensi. Christian Reymondin, uno svizzero che vive nel paese sudamericano da 40 anni, partecipa regolarmente a manifestazioni contro il governo. A suo avviso, la caduta di Nicolas Maduro è inevitabile, ma potrebbe essere necessario un aiuto internazionale. Intervista.
La situazione in Venezuela è più esplosiva che mai. La capitale Caracas è stata teatro di manifestazioni e scontri violenti in occasione delle celebrazioni del primo maggio. Un nuovo elemento che aggrava ulteriormente la situazione: un gruppo di militari sostenitori dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó ha lanciato un appello per far cadere il regime del presidente Nicolas Maduro. Quest’ultimo ha denunciato un “tentativo di colpo di stato guidato da traditori”.
Lo svizzero Christian Reymondin partecipa alle manifestazioni contro il regime. swissinfo.ch lo ha contattato telefonicamente.
swissinfo.ch: I canali d’informazione indicano che la situazione a Caracas sta peggiorando. Cosa sta davvero succedendo?
Christian Reymondin: Siamo effettivamente in piena protesta. C’ero ieri e l’altro ieri. Abbiamo tutti la speranza che accada qualcosa. Stiamo aspettando la caduta di un governo agonizzante.
Qui in Venezuela, le persone sono molto impulsive e molto emotive. Una piccola scintilla potrebbe provocare una reazione molto aggressiva. Ma questa piccola scintilla finora non si è mai prodotta. Tutti stanno aspettando.
swissinfo.ch: Sì, ma questa agonia sembra non avere fine. Quindi, cosa potrebbe accelerare le cose?
C. R.: Detto francamente, un aiuto internazionale. Il governo ha l’esercito e i soldi dalla sua parte. Il popolo non è affatto preparato per farlo cadere.
Il popolo non è organizzato. Ci sono 25 milioni di persone per strada, ma ognuna per conto proprio. C’è un leader dell’opposizione che fa vibrare tutti con la sua personalità e i suoi discorsi, ma senza alcuna organizzazione dietro di sé. Nicolas Maduro, invece, è molto ben organizzato.
D’altra parte, le forze di sicurezza fanno molta paura alla popolazione. Il governo ha messo in moto i carri armati e ha armato teppisti che ci attaccano in sella a motociclette. È molto difficile difendersi da questa minaccia. Inoltre, Maduro beneficia di un aiuto militare cubano. Nell’esercito venezuelano ci sono cubani che sparano a chiunque e non hanno un briciolo di umanità. C’è una sproporzione di forze. È Davide contro Golia.
swissinfo.ch: Se abbiamo capito bene, secondo lei, la chiave di tutto è la fedeltà dell’esercito al regime?
C. R.: I generali ben piazzati nell’esercito se la spassano. Vivono come milionari. Sono anche accusati di dominare il mercato della droga. Vivono nel lusso, grazie ai loro enormi redditi paralleli. Quelle persone non abbandoneranno certamente Nicolas Maduro.
swissinfo.ch: Sembra però che ora alcuni soldati comincino a sostenere l’opposizione. Almeno, è quanto emerso negli ultimi giorni…
C. R.: È quello che speriamo, ma è molto difficile. Dovrebbe esserci un aiuto esterno che ci sostenga militarmente. Il popolo da solo non è preparato a combattere militarmente. Dubito fortemente che i militari si uniscano alla popolazione.
swissinfo.ch: Secondo lei, la maggior parte della popolazione è ostile al regime attuale?
C. R.: Lo scontento è totale. Penso che più del 90 per cento della popolazione sia contro di lui. Solo un esempio per spiegare la tragedia che vive la popolazione: Una pizza costa circa 6 dollari, mentre lo stipendio mensile è di 10 dollari. In uno dei paesi più ricchi del mondo il salario non permette nemmeno di mangiare per un giorno. È incredibile che si sia arrivati a questo punto.
swissinfo.ch: Ma nei media si vedono anche manifestazioni a sostegno del regime…
C. R.: (ride) Il governo paga quei dimostranti. Vanno a reclutarli a casa loro. Sono dipendenti statali o persone che traggono vantaggio dallo Stato. Non si tratta davvero del popolo. Nicolas Maduro ha organizzato un primo maggio di massa che era assolutamente nullo, non c’erano più di 200 buffoni in strada.
(Traduzione dal francese)
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