In Svizzera aumenta sempre più il numero di persone anziane. Nei prossimi decenni sarà quindi necessario accrescere massicciamente gli effettivi nel settore sociale, soprattutto per la cura, l’assistenza e l’amministrazione. È quanto risulta da uno studio dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali.
Nei prossimi anni la Svizzera dovrà ampliare in modo “drammatico” il suo Stato sociale, ha avvertito questa domenica la Sonntagszeitung, dopo aver analizzato i dati di un rapporto pubblicato nel dicembre scorso dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS)Collegamento esterno. Il rapporto, intitolato “Impiego e produttività nel settore sociale”, prevede che entro il 2030 dovranno essere creati fino a 134 mila posti di lavoro a tempo pieno. Una previsione confermata da Olivier Brunner-Patthey dell’UFAS, secondo il quale non si tratta però di cifre ufficiali della Confederazione, ma di uno studio condotto all’esterno su incarico di questo ufficio.
“L’invecchiamento demografico e i cambiamenti dei modi di vita hanno determinato un notevole sviluppo dell’impiego nel settore sociale, che è divenuto un settore economico importante con un dispiego di risorse umane in crescita”, si legge nel rapporto dell’UFAS. Secondo gli autori, “Lo studio conferma una crescita dell’impiego nettamente superiore alla media nel settore sociale negli anni passati, pure all’estero, crescita prevedibile anche per i prossimi 15 anni”.
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“I mutamenti a livello demografico sono sicuramente un aspetto importante, ma anche i cambiamenti strutturali dell’economia e della società”, rileva Donat Knecht, docente di Politica sociale presso l’Università di Lucerna e coautore dello studio. “Per ogni persona attiva vi sono sempre più anziani e persone che necessitano di cure. Si tratta di una forte tendenza. Nel contempo, i cambiamenti strutturali in campo economico rendono il mercato del lavoro sempre più esclusivo”.
“Spetta ora agli attori competenti – soprattutto Cantoni, Comuni, istituzioni formative, associazioni professionali e datori di lavoro nel settore sociale – continuare a trattare il tema e adottare le misure necessarie”, conclude il rapporto dell’UFAS.
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“Intravediamo ancora un potenziale di sviluppo nella formazione e nella specializzazione di stranieri attivi in questo settore. Ci preoccupa inoltre il fatto che molte persone abbandonano la loro professione in campo sociale”, rileva Gaby Szöllösy, segretaria generale della Conferenza delle direttrici e dei direttori delle opere sociali (CDOS), che sarà chiamata in prima fila ad affrontare questa problematica.
Difficile ricerca di specialisti
Nei prossimi anni rischia però di diventare ancora più difficile la ricerca di manodopera qualificata nel settore sociale. Nel 2014 il popolo svizzero ha approvato l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, che esige l’introduzione di contingenti per frenare l’afflusso di manodopera straniera e che dovrebbe venir attuata con una normativa sulla preferenza indigena.
“L’assunzione di un numero sufficiente di persone qualificate rappresenta una sfida, che affronteremo”, indica la CDOS, secondo la quale, l’attuazione del freno all’immigrazione non dovrebbe avere ripercussioni così gravi per il settore sociale, rispetto ad esempio a quello medico-sanitario. In base allo studio, la percentuale di stranieri attivi in campo sociale è di appena il 12%, mentre tendendo conto di tutte le professioni la media è del 25%.
Traduzione di Armando Mombelli
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