Il sostegno ai media svizzeri nelle mani del popolo
Entrate pubblicitarie a picco, calo degli abbonamenti, concorrenza dei giganti del web: lo Stato vuole sostenere i media per garantire la qualità e la diversità di giornali, radio e siti online in Svizzera. Il popolo è chiamato alle urne il 13 febbraio per esprimersi sul pacchetto di misure di aiuto.
Di che cosa si tratta?
Il Parlamento svizzero ha deciso di sostenere i media privati con un pacchettoCollegamento esterno di aiuti finanziari diretti e indiretti. Circa 150 milioni di franchi supplementari saranno distribuiti a televisioni, radio, siti online e giornali privati. Un gruppo formato da politici della destra ed editori ha lanciato con successo un referendum popolare contro questa decisione. L’ultima parola spetta ora all’elettorato che il 13 febbraio dovrà esprimersi alle urne.
La Società svizzera di radiotelevisione (SSR), di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch, è finanziata dal canone radiotelevisivo e non è interessata da questo pacchetto di misure.
Qual è la situazione dei media in Svizzera?
L’avvento di internet e l’espansione dei giganti del web come Facebook e Google hanno stravolto completamente il panorama mediatico in Svizzera. Da allora, si è registrato un graduale e costante spostamento dal cartaceo all’online dell’informazione e della pubblicità, un’evoluzione che ha causato un calo del numero di abbonamenti ai media tradizionali e una perdita importante delle loro entrate. Negli ultimi vent’anni, gli introiti pubblicitari di giornali, riviste e radio private sono diminuiti di circa il 40 per cento.
I media elvetici hanno proposto delle versioni online dei loro prodotti, ma le lettrici e i lettori non sono sempre disposti a pagare per articoli pubblicati sul web e le tariffe pubblicitarie sono meno redditizie. Risultato: circa 70 giornali sono scomparsi dal 2003. Molti titoli sono stati assorbiti dai grandi gruppi editoriali, riducendo la diversità dei media nella Confederazione.
Le misure di risparmio hanno colpito duramente le redazioni e molti giornalisti e giornaliste della carta stampata sono rimasti senza lavoro. La pandemia ha peggiorato ulteriormente la situazione poiché l’annullamento di innumerevoli eventi ha privato i media di importanti entrate pubblicitarie.
L’uso generalizzato di internet e la crisi dei media tradizionali ha promosso la creazione di nuove piattaforme online. Negli ultimi dieci anni sono state lanciate innumerevoli iniziative editoriali con formati e modelli economici di vario tipo. Alcuni di questi “nuovi media” hanno avuto vita breve, altri sono riusciti a resistere al vento di fronda e a creare posti di lavoro. Tra questi c’è sicuramente la rivista Republik, che scrive cifre nere grazie al sostegno dei lettori e delle lettrici, ma anche i siti gratuiti Watson e Blick, che basano il loro modello economico sulle entrate pubblicitarie, e infine la piattaforma Heidi.news, finanziata dagli abbonamenti e da una fondazione privata.
A quanto ammonta il sostegno ai media e chi ne beneficerà?
Il progetto intende aumentare il sostegno ai media di 151 milioni di franchi, portandolo a un importo totale di 287 milioni di franchi.
Al momento, i giornali sono sostenuti tramite un aiuto indiretto attraverso tariffe preferenziali per la distribuzione delle loro edizioni cartacee. Questo contributo sarà aumentato di 70 milioni di franchi e raggiungerà un importo totale di 120 milioni di franchi. Il finanziamento è garantito dai proventi dell’attuale canone radiotelevisivo e attraverso il bilancio federale. Non sono previste nuove tasse.
Le radio e le televisioni private ricevono una parte del canone radiotelevisivo. Questo sussidio passerà dagli attuali 81 milioni a 109 milioni di franchi all’anno. Anche i contributi per l’agenzia di stampa svizzera Keystone-ATS, il Consiglio svizzero della stampa e la formazione di giornalisti e giornaliste saranno sostenuti in maniera maggiore. Oggi ricevono 4 milioni di franchi dal canone radiotelevisivo e 1 milione da parte della Confederazione. In futuro, il loro servizio a favore dell’informazione dovrebbe essere promosso con un contributo totale di 28 milioni di franchi all’anno.
Verrà inoltre introdotto un nuovo sostegno ai media online, un aiuto volto a promuovere la transizione digitale. L’informazione online verrà promossa con un importo di 30 milioni di franchi all’anno, finanziati attraverso il bilancio della Confederazione. Solo i media con lettori e lettrici paganti potranno beneficiare di questo aiuto, le offerte gratuite sono invece escluse.
Le tariffe preferenziali sulla distribuzione dei giornali cartacei e il sostegno ai media online sono previsti per sette anni.
Chi ha lanciato il referendum?
È stata soprattutto l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ad opporsi al pacchetto di misure a favore dei media. Il comitato referendario si definisce “apolitico”, ma conta tra i suoi membri molti politici e politiche dell’UDC e personalità vicine al partito. Inoltre, vi fanno parte case editrici, redattori e redattrici ed esponenti del mondo imprenditoriale della Svizzera tedesca.
In campo contro il pacchetto di misure è sceso anche un comitato di parlamentari, formato da un’ottantina di deputati e senatori UDC e da alcuni politici del Partito liberale radicale e dell’Alleanza del centro.
>> Guarda il nostro video illustrativo sul referendum in Svizzera:
Quali sono gli argomenti del gruppo referendario?
Chi si oppone a questo pacchetto di misure sostiene che gli aiuti finanziari sarebbero elargiti anche agli editori più ricchi e alle società quotate in borsa. Indica inoltre che nel 2020 i cinque principali gruppi mediatici hanno generato dei profitti e sono in grado di finanziarsi senza questi aiuti. Per questo motivo, un sostegno mirato per i media svizzeri sarebbe ingiustificato.
Il comitato referendario afferma che le sovvenzioni statali minano l’indipendenza dei media e impedisce loro di svolgere la loro funzione di quarto potere chiamato anche a osservare criticamente la politica e le autorità. “La dipendenza finanziaria mette in pericolo la loro indipendenza”, riassume il comitato “No ai media di Stato”, ricordando che i contributi dello Stato distorcono la concorrenza.
Il comitato denuncia una mancanza di trasparenza nell’attribuzione degli aiuti finanziari e si rammarica del fatto che i media gratuiti siano stati esclusi dal pacchetto di misure. “Le sovvenzioni previste sono antisociali. Solo le classi benestanti che possono permettersi l’abbonamento a un giornale online o cartaceo beneficeranno di questo sostegno”.
Chi sostiene il pacchetto di misure per i media?
Il Governo e il Parlamento invitano il popolo a sostenere il progetto a favore di giornali, radio e televisioni. Inoltre, un comitato interpartitico promuove la campagna a favore del pacchetto di misure. Tra le sue file ci sono un centinaio di parlamentari di tutti i partiti, fatta eccezione di quelli dell’UDC, 80 aziende attive nel mondo dei media e 15 organizzazioni tra cui Reporter senza frontiere.
Quali sono gli argomenti di chi è a favore?
“Senza questo pacchetto si corre il rischio che altri giornali spariscano, che le radio si indeboliscano e alcune regioni rimangano senza siti d’informazione”, avverte la consigliera federale Simonetta Sommaruga. La ministra della comunicazione sostiene che i criteri per ottenere gli aiuti diretti impediscono alle autorità di influenzare il lavoro delle redazioni. I media dovranno infatti fare una chiara distinzione tra i contenuti giornalistici e quelli pubblicitari, offrire informazioni sulla realtà politica, economica e sociale e rispettare le regole deontologiche del settore.
Chi sostiene il pacchetto di misure evidenzia che i media indipendenti sono fondamentali per la democrazia diretta della Svizzera. “In nessun altro Paese al mondo, il popolo può partecipare in maniera così attiva alla vita politica”, dice il deputato socialista Matthias Aebischer. “Per questo motivo, i media forti e indipendenti sono indispensabili per informare la popolazione in modo affidabile ed equilibrato”.
Traduzione dal francese: Luca Beti
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.