Un posizionamento chiaro non compromette il ruolo di mediatrice della Svizzera
La Svizzera non ha adottato sanzioni proprie nei confronti della Russia per non compromettere i suoi buoni uffici. Abbiamo chiesto a un esperto di pace quale potrebbe essere il ruolo della Confederazione nel conflitto in Ucraina.
Markus Heiniger si è occupato a lungo di politica di pace presso il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Tra le varie cose, è stato consigliere speciale per il programma di promozione della pace in Nepal del DFAE. È autore di uno studio sul ruolo del DFAE nella promozione della pace nel periodo 1990-2020.
SWI swissinfo.ch: La Svizzera giustifica la rinuncia a sanzioni generali con i buoni uffici. Che cosa ne pensa?
Markus Heiniger: Se la Svizzera non partecipa in maniera così decisa alle sanzioni a causa delle possibilità di mediazione, allora questo non corrisponde allo spirito e al senso di ciò che è stato costruito finora nell’ambito della promozione della pace. Anche come mediatrice, deve rimanere fedele ai propri valori e principi.
Non mi convince l’argomento secondo cui “siamo meno severi di altri nei confronti della Russia perché presto potremmo forse mediare”. Anche se la Svizzera si posizionasse in modo chiaro, potrebbe ancora fungere da mediatrice, se ha qualcosa da offrire. Il DFAE è ben posizionato perché la Svizzera conosce bene questo conflitto ed ha buoni contatti a livello internazionale.
La Russia ha attaccato militarmente l’Ucraina e per Putin gli accordi di pace di Minsk non hanno prospettive di attuazione. È una sconfitta per la mediazione di pace svizzera?
Non lo si può affermare in termini generali. Qui sono state le grandi potenze ad agire, e da sola la Svizzera non può fare nulla.
In questo momento di massima escalation, non c’è molto che si possa fare in quest’ambito. Ma forse tra due o tre settimane, quando ci saranno nuove condizioni quadro, la Svizzera potrà fare dei tentativi di mediazione e provare a creare contatti a livello intermedio. A tal proposito non sarei così pessimista.
Venerdì, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha nuovamente stigmatizzato la guerra scoppiata in Ucraina. Ha precisato che da oggi ha preso il via l’evacuazione parziale dell’ambasciata elvetica di Kiev. Rimarrà solo il personale indispensabile. Praticamente tutti gli altri Paesi hanno lasciato l’Ucraina.
Cassis ha ribadito che il Consiglio federale condanna severamente la violazione della sovranità di uno Stato. La Svizzera si aspetta che la Russia rispetti i diritti umanitari e quelli umani.
Il consigliere federale Guy Parmelin ha aggiunto che riguardo alle sanzioni nei confronti della Russia, la Confederazione valuta quelle adottate dall’Unione europea e decide quali fare proprie. Al momento è stato deciso di mantenere le sanzioni che erano state adottate in occasione dell’annessione della Crimea, di inasprirne alcune e di aggiungerne altre.
Ad esempio, ha indicato Parmelin, la Svizzera aderisce direttamente a tutte le sanzioni dell’UE nei confronti di persone e gruppi. A questo proposito, Cassis ha precisato che l’obiettivo della politica svizzera delle sanzioni indipendenti è quello di non chiudere la porta delle relazioni diplomatiche in faccia alle parti in conflitto. “Questo è l’obiettivo politico della Svizzera”.
Come dobbiamo immaginarci queste nuove condizioni quadro? Se la Russia dovesse rovesciare il Governo ucraino o sconfiggere militarmente il Paese, la Svizzera potrà entrare in scena come mediatrice?
Difficile fare previsioni, non voglio fare speculazioni. Ma una cosa è certa in tutti i conflitti: una vittoria militare è un chiaro disastro per un processo di pace, perché non concilia tutte le preoccupazioni. Una vittoria militare esclude determinati gruppi di popolazione. E questo crea nuovi problemi che possono essere all’origine di un’escalation 50 anni dopo.
Nel caso di una seconda Guerra fredda tra l’Occidente da una parte e la Russia e la Cina dall’altra, la Svizzera deve tornare a una politica estera di basso profilo e rimanere per conto suo, come durante la prima Guerra fredda?
Non sono a favore dell’abolizione della neutralità. È un bene che la Svizzera non partecipi a conflitti militari. Ma nel caso della Russia con l’Ucraina, non c’è più neutralità, e dobbiamo dirlo chiaramente: questa è una violazione del diritto internazionale. Altri Stati neutrali fanno lo stesso.
Per rispondere specificamente alla sua domanda: se la Svizzera coopera attivamente nel maggior numero di luoghi possibile, la sua sicurezza è garantita altrettanto bene. Questa è la differenza con la prima Guerra fredda, quando la Confederazione rimase per conto proprio. È bene conoscere e mantenere i contatti con tutti. Questo è molto vantaggioso per la sicurezza.
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Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio
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