Come Ginevra ha cristallizzato la crisi camerunese
Il controverso soggiorno di Paul Biya a Ginevra ha gettato un'ombra su un’eventuale mediazione svizzera tra il governo camerunese e rappresentanti dei separatisti anglofoni. La società civile camerunese si interroga sul suo significato, mentre il paese è minato dalle difficoltà economiche e dall'impasse politica.
Il soggiorno di Paul Biya a Ginevra ha preso da alcuni giorni una brutta piega. Giovedì sei membri delle sue forze di sicurezza sono stati condannati da un tribunale di Ginevra a pene da tre a quattro mesi di detenzione, con la condizionale, per aver malmenato il 26 giugno scorso un giornalista della Radio della Svizzera romanda RTS, dinnanzi all’albergo in cui risiedeva lo stesso presidente camerunese.
Ufficialmente, quest’ultimo soggiorno “privato” di Paul Biya all’Hotel Intercontinental non era legato alle discussioni preparatorie tenute pochi giorni fa in Vallese, in vista di un’eventuale mediazione svizzera tra il governo camerunese e gruppi separatisti provenienti dalle regioni anglofone del paese africano. Si è trattato solo di una coincidenza. E oggi il presidente camerunese ha lasciato la Svizzera.
+ La crisi camerunese approda in Svizzera
Ma la manifestazione inscenata sabato scorso da duecento o trecento oppositori a poche centinaia di metri dal lussuoso albergo, respinta dalla polizia con gas lacrimogeni, ha ricordato che la profonda crisi del paese non può essere ignorata.
Opposants à #PaulBiyaCollegamento esterno #GeneveCollegamento esterno avant la charge policière #CamerounCollegamento esterno pic.twitter.com/C651nAQqG4Collegamento esterno
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Raggiunto da swissinfo.ch a Doula, Hans De Marie Heungoup, analista dell’International Crisis Group, lo conferma: “Accogliamo con favore l’iniziativa svizzera, dato il livello di acrimonia tra separatisti e governo, però ricordiamo anche che è ben lungi dal toccare il nocciolo del problema”.
Una piccola minoranza ha scelto le armi
In realtà, la crisi nelle regioni anglofone non si limita ai separatisti. Federalisti e sostenitori del decentramento credono che sia possibile rimanere nello stato unitario istaurato dal predecessore di Paul Biya, a condizione che il regime li ascolti. I gruppi separatisti, armati o disarmati, rappresentano solo una minoranza.
“Alcuni federalisti non apprezzano la mediazione svizzera e l’attenzione rivolta ai movimenti separatisti a causa del loro passaggio alla lotta armata. Coloro che esprimono pacificamente le loro richieste e subiscono in cambio una dura repressione si sentono esclusi”, rileva Hans De Marie Heungoup.
Un sentimento simile permea anche il resto della società camerunese, che è prevalentemente francofona, aggiunge l’osservatore della situazione in Camerun. “Diversi elementi della società civile camerunese denunciano il fatto di non aver ricevuto alcuna informazione sulla mediazione svizzera. Il che alimenta la loro sensazione di essere completamente lasciati fuori dal governo di Yaoundé”.
Tentativo di inganno?
Questa attenzione rivolta a livello internazionale ai gruppi armati separatisti – la mediazione svizzera è stata accolta con favore dal segretario generale dell’ONU, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea – è considerata ingiusta da parte di molti camerunesi, in quanto il governo è percepito come il principale responsabile della radicalizzazione armata in corso dal 2017: l’anno precedente, manifestazioni pacifiche erano state represse duramente nelle regioni anglofone.
I am delighted to know the Swiss are facilitating dialogue. We encourage all parties to participate in this inclusive negotiation process to bring peace to #CameroonCollegamento esterno https://t.co/MmnV3Xr9rzCollegamento esterno
— Tibor Nagy (@AsstSecStateAF) 28 juin 2019Collegamento esterno
“L’impressione in Camerun è che il regime di Paul Biya stia cercando di screditare le rivendicazioni delle regioni anglofone, sostenendo iniziative diplomatiche, come quella svizzera, e tentando di mostrarsi credibile sulla scena internazionale, “, dice Hans De Marie Heungoup.
“Ma il livello di disintegrazione socio-politica è tale che non è più possibile affrontare separatamente la questione delle province anglofone. L’intera crisi camerunese deve essere presa in considerazione, anche se il conflitto nelle regioni anglofone è la sua espressione più violenta”, aggiunge l’esperto.
Etnicizzazione della crisi politica
Eppure Yaoundé, la capitale, non sta seguendo questa strada, continuando la sua tattica di dividere per meglio governare. Ciò è testimoniato negli attacchi verbali degli ultimi mesi contro figure dell’opposizione in ragione della loro appartenenza etnica.
Hans De Marie Heungoup non crede che ci sia un rischio imminente di guerra civile. Ma questi semi di divisione minano i tentativi di formare un fronte unito contro il governo e di respingere qualsiasi uscita dalla crisi generale in Camerun.
Questa è una realtà che il governo svizzero avrà difficoltà ad ignorare nelle sue relazioni con il Camerun e nei suoi tentativi di mediazione.
Traduzione di Armando Mombelli
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