L’unica «entità imparziale» della penisola coreana
Il contingente militare svizzero sulla frontiera tra la Corea del Nord e la Corea del Sud è ben consapevole che il minimo errore può avere conseguenze catastrofiche per l’umanità. Il distaccamento, una forza neutrale in un conflitto lungi dall’essere risolto, mantiene ciononostante la calma.
Da oltre 60 anni, soldati svizzeri sono stazionati sulla frontiera tra le due Coree, la cosiddetta zona demilitarizzata (ZDC). Malgrado il nome si tratta però di una delle regioni più militarizzate al mondo. Da un lato ci sono due milioni di soldati nordcoreani e 14’000 pezzi di artiglieria puntati contro Seul. Dall’altro sono presenti 600’000 militari sudcoreani.
La scintilla che potrebbe far scoppiare una terza guerra mondiale potrebbe essere provocata in qualsiasi momento da un errore o un malinteso. La recente crisi nucleare nordcoreana ha accentuato le tensioni, in particolare se si tiene conto che un missile potrebbe raggiungere Seul in 92 secondi. La calma delle truppe professioniste elvetiche si contrappone al timore celato che aleggia lungo la linea di demarcazione di 270 chilometri tra il nord e il sud.
Distensione tra le due Coree
La Corea del Nord ha deciso di inviare una delegazione di «alto livello» alle prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud, in programma dal 9 al 25 febbraio. Nella delegazione, ha reso noto Seul, ci saranno atleti, sostenitori, gruppi di performance artistica, un team dimostrativo di taekwondo e funzionari di vertice.
Quello odierno è il primo risultato del dialogo tra i rappresentanti di Nord e Sud – che non si incontravano dal dicembre 2015 – al villaggio di confine di Panmunjom.
Le due Coree hanno anche concordato di far ripartire il dialogo militare per «allentare le tensioni lungo i confini».
«Tutto come al solito»
Alcuni soldati sono qui da anni nel quadro di una missione militare unica nel suo genere. Dal 1953, un contingente svizzero e svedese sorveglia il rispetto dell’armistizio che ha posto fine alla guerra tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Teoricamente, i due paesi sono però ancora in guerra, non essendo stato concluso alcun accordo di pace.
«Malgrado l’accresciuta tensione, qui non siamo inquieti», afferma il colonnello Beat Klingelfuss. «Quando la mia mamma, mio fratello o altre persone mi chiamano, mi chiedono come faccio a rimanere qui in mezzo alla guerra. Ma la situazione non è così pessima. Per noi è tutto come al solito».
Il militare di Zurigo, 48 anni, è qui dal 2015. In passato ha affrontato missioni difficili in Cachemire, Afghanistan, Libano meridionale e Bosnia. Prestare servizio nella ZDC è però qualcosa di completamente diverso. «Il pericolo non è davanti ai nostri occhi. Siamo una piccolissima parte di un grande puzzle. Al contempo siamo l’unica entità indipendente e imparziale della penisola coreana».
Servizio di ronda
I cinque soldati svizzeri e i loro cinque colleghi svedesi hanno una routine fissa. Ogni giorno ispezionano il lato sudcoreano e controllano che non ci sia un’escalation militare. Ad esempio, verificano che non vengano introdotte armi pesanti nella zona demilitarizzata e che le esercitazioni militari abbiano esclusivamente un obiettivo difensivo. A volte prendono parte al trasferimento delle salme di soldati nordcoreani o partecipano agli interrogatori di disertori nordcoreani.
«Siamo gli occhi e le orecchie della comunità internazionale», dice Beat Klingelfuss, sottolineando che tutte le osservazioni del suo distaccamento vengono riportate alla Commissione d’armistizio militare del comando delle Nazioni Unite (UNCMAC), diretta dagli Stati Uniti.
«Nella maggior parte dei casi, tutte le regole vengono seguite [da entrambe le parti, ndr]», rileva il colonnello.
Vita quotidiana
In superficie, la crescente tensione militare è appena percettibile nella ZDC. Il campo base dei soldati svizzeri e svedesi, situato su una piccola collina, è circondato da canti di uccelli e da un idilliaco boschetto dove vivono numerosi scoiattoli e conigli. Ogni contingente dispone della propria casa con camere private e un ampio salotto con pianoforte.
I due distaccamenti mangiano assieme alla mensa. A turni settimanali vengono cucinati piatti svizzeri e svedesi: zuppa di salmone o di piselli, raclette o carne secca. La caserma dispone anche di una palestra appena rinnovata e di un bunker «che per fortuna non abbiamo mai dovuto utilizzare», osserva Beat Klingelfuss. «Con gli svedesi siamo come una grande famiglia. Abbiamo molte cose in comune e festeggiamo persino il Natale assieme».
Il colonnello paragona il suo contesto a quello di una riserva naturale, «calma e piena di bellezza». Un ambiente in netta contrapposizione con la metropoli di Seul e la sua base militare americana, dove i soldati svizzero trascorrono quattro notti alla settimana e la maggior parte dei fine settimana, in compagnia delle famiglie. Una situazione che «ci fa sentire a casa», confida il colonnello.
Guerra sonora
Nella ZDC, l’atmosfera non è però propriamente tranquilla. Ogni notte, enormi altoparlanti sul lato nordcoreano diffondono musica militare e propaganda sul “Grande Leader” Kim Il-sung. La Corea del Sud replica con musica pop ininterrotta tramite potenti altoparlanti, in quella che è una guerra culturale e ideologica a suon di decibel.
È sorprendente come ci si possa abituare al suono, rileva un altro soldato svizzero, il tenente colonnello Yiannis Locher. «All’inizio era stressante, ma dopo un po’ ci si abitua».
3’586 riunioni dal 1953
È l’ora di una passeggiata nella leggendaria Conference Row, il luogo in cui tre baracche blu uniscono le due Coree e dove è stato firmato l’armistizio nel 1953. La strada attraversa i campi lungo un ponte di colore azzurro, che i soldati svizzeri e svedesi percorrono ogni giorno durante le ronde.
Giunti alla Conference Row, vediamo un soldato nordcoreano in un’uniforme verde scuro che sta montando la guardia. Alla gente che gli si avvicina getta uno sguardo diffidente. Uno zoccolo di cemento nel mezzo segna il reale confine tra i due paesi.
All’interno della caserma c’è un luccicante tavolo in mogano. È qui che i soldati svizzeri e svedesi si ritrovano ogni martedì, dal giorno dell’armistizio nel 1953. In totale si sono svolte 3’586 riunioni, tutte con il medesimo ordine del giorno. Le riunioni sono di solito di breve durata siccome «non c’è molto da discutere», dice Beat Klingelfuss.
Speranzosi
«Speriamo che un giorno la Corea del Nord si unisca alle nostre riunioni», afferma il colonnello. «Attraverso la nostra presenza tentiamo di incoraggiare il dialogo che potrebbe un giorno portare a un accordo di pace. L’armistizio del 1953 doveva durare soltanto pochi mesi. E ora, 65 anni dopo, siamo nella stessa situazione. È incredibile».
Altri sviluppi
Un raro sguardo all’interno
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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