Nelle urne si gioca il futuro del flusso migratorio
Un voto che potrebbe provocare un terremoto nelle relazioni tra Berna e Bruxelles è in corso questo week-end in Svizzera. Si tratta di una proposta di limitare l’immigrazione e rinegoziare l’accordo di libera circolazione con l’UE. In votazione ci sono anche due oggetti riguardanti l’aborto e l’infrastruttura ferroviaria.
Se fosse accettata l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, entro tre anni la Confederazione dovrebbe fissare dei tetti massimi per i permessi di dimora e contingenti annuali per tutti gli stranieri, calcolati in funzione dei bisogni dell’economia. Sul mercato del lavoro la preferenza dovrebbe essere data agli svizzeri. I trattati internazionali contrari a queste regole, come l’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea (UE), dovrebbero essere rinegoziati.
Lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), l’iniziativa si è scontrata con l’opposizione di tutti gli altri partiti rappresentati nel parlamento federale, ad eccezione della Lega dei Ticinesi. Per i promotori, occorre frenare l’aumento della popolazione svizzera, che nel 2012 ha superato la soglia degli 8 milioni di abitanti, di cui quasi un quarto è straniero.
Un incremento demografico, dovuto principalmente alla continua crescita dell’immigrazione, che la Svizzera non è in grado di sopportare, sostengono i fautori dell’iniziativa. L’afflusso proviene in stragrande maggioranza dall’UE, con cui dal 2002 vige la libera circolazione delle persone. Sugli oltre 80mila stranieri emigrati nella Confederazione nel 2013, circa il 75% è giunto dall’Unione. Senza contare le decine di migliaia di frontalieri che lavorano in regioni di confine, in particolare in Ticino e Ginevra.
“L’attuale immigrazione incontrollata rappresenta una minaccia per la nostra libertà e sicurezza, per la piena occupazione, per il nostro paesaggio e, non da ultimo, per il nostro benessere”, argomenta il comitato d’iniziativa.
Al contrario, gli altri partiti, le organizzazioni padronali, i sindacati e il governo affermano che proprio l’immigrazione e gli accordi bilaterali con l’UE contribuiscono in misura considerevole al benessere della Svizzera. Inoltre, disdire quello di libera circolazione, rischierebbe di far cadere tutti gli altri accordi bilaterali con Bruxelles e di isolare la Confederazione, sottolineano.
Oltre che sui tre oggetti federali, in 11 cantoni gli elettori sono chiamati ad esprimersi su svariati temi a carattere regionale. In particolare, a Basilea Città si vota inoltre su una modifica costituzionale per accordare ai suoi cittadini residenti all’estero il diritto di voto e di eleggibilità per il seggio del cantone renano nel Consiglio degli Stati (Camera alta del parlamento svizzero).
Se nel voto di domenica l’innovazione fosse accettata, Basilea Città sarebbe il dodicesimo cantone ad estendere questo diritto agli svizzeri all’estero. Finora lo detengono soltanto nei cantoni di Basilea Campagna, Zurigo, Berna, Friburgo, Ginevra, Giura, Grigioni, Neuchâtel, Svitto, Soletta e Ticino (solo chi è originario di un comune ticinese). Per il Consiglio nazionale (Camera bassa), invece, gli svizzeri all’estero hanno il diritto di elezione e di eleggibilità in tutti i cantoni.
Questa eventualità è però refutata dagli iniziativisti, secondo i quali ciò sarebbe contrario anche agli interessi della stessa UE, nonostante che il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, in un’intervista al quotidiano Neue Zürcher Zeitung abbia detto che “i paesi membri non potranno mai separare la libera circolazione delle persone dalle altre libertà fondamentali”.
Preoccupazione regna anche tra gli oltre 438 mila cittadine elvetici residenti nei paesi dell’UE. Una rinegoziazione degli accordi bilaterali potrebbe infatti rimettere in questione l’uguaglianza di trattamento con i cittadini dei paesi membri dell’Unione, mette in guardia l’Organizzazione degli svizzeri all’estero.
Esito incerto
La campagna per il voto è stata molto combattuta e da entrambe le parti sono stati paventati scenari catastrofici. Nonostante che l’UDC abbia difeso quasi da sola la sua iniziativa, alla vigilia del voto i giochi non sembravano ancora fatti.
Certo nell’ultimo sondaggio dell’istituto gfs.bern, realizzato due settimane prima del voto, i no superavano ancora i sì con il 50% contro il 43%. Ma rispetto al sondaggio precedente gli oppositori avevano perso 5 punti percentuali, mentre i sostenitori ne avevano guadagnati 6. Una tendenza anomala per un’iniziativa popolare, poiché solitamente con l’approssimarsi del voto diminuisce il sostegno e cresce l’opposizione.
In questa configurazione, con una proporzione di indecisi del 7% e un margine di errore di +/- 2,7 punti percentuali, per i ricercatori del gfs.bern risulta impossibile fare pronostici sull’esito del voto di domenica. La Svizzera attende dunque con il fiato sospeso la chiusura dei seggi e lo spoglio dei voti. E anche gli occhi dell’Europa sono puntati sulla Confederazione.
Altri sviluppi
Cosa ne pensa la gente comune?
Privatizzazione del finanziamento dell’aborto verso il no
Nessuna suspense invece per l’altra iniziativa in votazione questo fine settimana, denominata “il finanziamento dell’aborto è una questione privata”. Il testo che chiede di stralciare i costi delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) dalle prestazioni rimborsate dall’assicurazione obbligatoria delle cure sanitarie appare chiaramente avviato verso una bocciatura. Nell’ultimo sondaggio, i sì erano solo il 36%, contro il 58% di no e il 6% di indecisi.
Lanciata da un comitato interpartitico, composto di cristiani conservatori, l’iniziativa ha ottenuto il sostegno solo dell’UDC e del Partito evangelico. Per i promotori, si tratterebbe di prendere due piccioni con una fava: evitare a coloro che sono contrari all’aborto di essere costretti a cofinanziare le IVG tramite il pagamento dei premi dell’assicurazione malattie obbligatoria (LAMal) e ridurre i costi a carico di quest’ultima.
I costi degli aborti in Svizzera si aggirano complessivamente tra i 10 e i 12 milioni di franchi all’anno, pari allo 0,05% dei costi sanitari a carico della LAMal. Un risparmio alquanto esiguo, osservano gli oppositori, secondo i quali si tratterebbe solo di un espediente per ostacolare l’aborto.
Se questi costi non fossero più rimborsati dalle casse malattia, si ritornerebbe in una situazione di disparità di trattamento analoga a quella precedente la legalizzazione delle IVG nelle prime 12 settimane di gravidanza, approvata in votazione popolare nel 2002 con più del 72% di sì. Vale a dire che certe donne riuscirebbero a farsi certificare che l’aborto è necessario per motivi di salute e dunque dev’essere rimborsato, affermano gli oppositori.
D’altra parte, aggiungono, donne in difficoltà economiche potrebbero essere indotte ad effettuare le IVG in condizioni precarie, mettendo così a repentaglio la propria salute o persino la vita. I sostenitori dell’iniziativa replicano che i costi di un aborto – tra i 600 e i 3’000 franchi – non sono così elevati da condurre alla povertà.
Sostegno popolare al finanziamento della ferrovia
Un sì sembra delinearsi per il terzo oggetto sottoposto al verdetto delle urne domenica, ossia il Decreto federale sul finanziamento e lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria (FAIF). Il progetto di creare un fondo di 6,4 miliardi di franchi per la manutenzione e l’estensione della rete ferroviaria elvetica ha il sostegno di tutti i partiti rappresentati nel parlamento federale, ad eccezione dell’UDC.
Anche tra l’elettorato sembra avere il vento in poppa. Nell’ultimo sondaggio, il 56% degli intervistati si è detto favorevole, mentre i contrari erano solo il 28%. Relativamente alta la proporzione di indecisi – il 16% – che tuttavia non sembrerebbe destinata a capovolgere il risultato del voto. A meno di una clamorosa sorpresa.
Tutti i tre oggetti in votazione comportano una modifica costituzionale. Ciò significa che per essere adottati devono ottenere la doppia maggioranza: dei votanti e dei cantoni.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.