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Greta Gysin, l’ambiente nel sangue e la socialità nel cuore

Una donna in piedi, appoggiata a un muro.
Per i neoeletti, la prima sessione parlamentare significa anche essere molto sollecitati da giornalisti e fotografi: la consigliera nazionale Greta Gysin acconsente di buon grado a questo rito. Thomas Kern/swissinfo.ch

È la prima Verde ticinese ad accedere alla Camera del popolo svizzera: a 36 anni, Greta Gysin come parlamentare ha scalato tutti i tre livelli dello Stato federale elvetico. La sua priorità assoluta è la tutela dell'ambiente, seguita a ruota da quella dei diritti dei lavoratori.

Dalle elezioni federali dello scorso ottobre è uscito il parlamento più femminile della storia svizzera. Anche se la parità non è ancora raggiunta, le deputate occupano ormai il 42% dei seggi nel Consiglio nazionale, la Camera del popolo. Per rendere conto di questo evento, swissinfo.ch propone il ritratto di otto neoelette di altrettanti partiti.

Schiettezza e politica sono innate in Greta GysinCollegamento esterno. “Sin da bambina ho sempre sentito un grande bisogno di dire chiaramente la mia opinione. Sempre nei limiti del rispetto, però”, puntualizza la neoeletta deputata nazionale, mentre sorseggia un cappuccino in un bar della stazione ferroviaria di Zurigo. Il rispetto è un valore fondamentale che le hanno trasmesso i genitori e lei ne ha fatto un caposaldo.

Poi, all’epoca del liceo, “questo mio bisogno di dire la mia è diventato sempre più politico”, ci racconta. A quei tempi, il suo interesse per la politica va già oltre le discussioni con compagni e amici: Greta Gysin prende parte al Consiglio cantonale dei giovaniCollegamento esterno.

Politica e politologa

Anche negli studi accademici è spinta da quella politica che ha nel DNA: sceglie scienze politiche, oltre a sociologia e storia, all’università di Zurigo.

Oggi a Berna si porta in valigia undici anni di una duplice esperienza parlamentare – a livello comunale e cantonale. Ma la neoeletta consigliera nazionale, che incontriamo il giorno in cui inizia la seconda settimana di sessione, relativizza: “Percorrere i vari gradini della politica istituzionale è sicuramente utile, ma non indispensabile, poiché tutte queste realtà sono diverse tra loro”. Il parlamento federale è caratterizzato da una “grande professionalità: la differenza con il parlamento cantonale è enorme”, sottolinea.

donna al telefono mentre legge un incarto, seduta in treno.
La consigliera nazionale ecologista ticinese Greta Gysin utilizza il tempo dei suoi frequenti spostamenti in treno per lavorare. Anche la nostra intervista iniziata alla stazione centrale di Zurigo, continua sul treno verso Berna. swissinfo.ch

Ascesa lampo

Se la politica l’ha nel sangue, l’esordio in quella istituzionale, a 21 anni, per Greta Gysin arriva invece “un po’ per caso”: su richiesta di un vicino, accetta di candidarsi al consiglio comunale di RovioCollegamento esterno, il piccolo comune dove è cresciuta, “tanto per prestare il mio nome”. Ma, contrariamente alle sue attese, viene eletta.

L’attività di deputata l’appassiona e l’ascesa al gradino superiore è folgorante: tre anni dopo, Greta Gysin è eletta al parlamento ticinese. Fondatrice dei Giovani Verdi in Ticino, nel 2009 è nominata coordinatrice della sezione giovanile svizzera. Quest’ultima funzione, per due anni, la occupa al 30% in un ufficio a un tiro di schioppo dal Palazzo federale a Berna. Greta Gysin allora non immagina che dieci anni dopo lei siederà sotto quel “cupolone” come deputata nazionale.

Avversaria rispettata

Risoluta e al contempo molto garbata, nell’arena politica ticinese si distingue per la qualità e la mole del suo lavoro e si guadagna stima anche oltre gli steccati di partito. “Al di là delle differenze di visioni ideologiche piuttosto marcate, l’ho sempre apprezzata perché è una politica intelligente, competente, preparata e determinata”, testimonia il consigliere nazionale popolare democratico Fabio Regazzi, all’epoca deputato cantonale. “Malgrado le nostre posizioni estremamente distanti, la ricordo come una collega di Gran Consiglio capace e decisa, ma anche comprensiva verso le tesi degli altri”, gli fa eco l’ex deputato liberale radicale Edo Bobbià.

Studi, politica, lavoro, tra Ticino, Zurigo e Berna: gli impegni della giovane ecologista si moltiplicano e le sue energie sembrano inesauribili. “È anche una questione di organizzazione e io mi so organizzare piuttosto bene”, si schermisce sorridendo.

Nel 2014, diventa mamma del primo figlio, Enea. L’anno seguente non si ripresenta alle elezioni cantonali. Nel 2017 dà alla luce due gemelline, Ada e Lelia. Il fulcro delle sue attività professionali e familiari è ormai Zurigo, ma i suoi legami con il Ticino restano stretti e l’interesse per la politica rimane più vivo che mai.

Ritorno trionfale in tandem femminile rosso-verde

Così, quando viene sollecitata per la corsa al Consiglio nazionale alle elezioni del 2019, Greta Gysin, dopo un’accurata ponderazione, accetta la sfida. Ma non è più “tanto per prestare il suo nome”. Questa volta si mette in gioco per vincere.

Ed è un trionfo storico, di cui è protagonista insieme all’alleata Marina Carobbio Guscetti. Greta Gysin diventa la prima ecologista ticinese eletta al Nazionale, Marina Carobbio Guscetti è la prima donna e la prima socialista eletta al Consiglio degli Stati per il Ticino. Il tandem femminile rosso-verde soffia i seggi a due uscenti affermati: la consigliera nazionale leghista Roberta Pantani e il consigliere agli Stati popolare democratico Filippo Lombardi.

Greta Gysin “è una persona molto entusiasta e al contempo competente, con la quale ho fatto una bella campagna congiunta. Ora, a Berna, spero di approfondire con lei un rapporto di amicizia, che va al di là della condivisione di certe idee politiche o del lavoro comune”, ci confida Marina Carobbio Guscetti.

Una donna in piedi che si tocca la nuca con la mano sinistra.
Greta Gysin si concede una pausa nella “Sala dei passi perduti” del Palazzo federale, per consentire al fotografo di ritrarla. È uno dei rari momenti in cui la parlamentare non è indaffarata. Thomas Kern/swissinfo.ch

In Ticino, considerata la sua notorietà decisamente anteriore a quella di Greta Thunberg, non avrebbe certo avuto bisogno di essere omonima della ragazza svedese per attirare l’attenzione. Ma una Verde che si chiama Greta in corsa per il parlamento e poi eletta, proprio nell’anno del movimento globale per il clima avviato dall’attivista ormai conosciuta in tutto il mondo, era un’occasione troppo ghiotta per i media: rapidamente le hanno puntato addosso i riflettori e battezzata “la Greta svizzera” o “la Greta ticinese”. Lei ha saputo reagire con ironia, utilizzando lo slogan “Greta? Gysin!”Collegamento esterno

Ambiente e socialità

Appena comincia l’attività di consigliera nazionale, Greta Gysin si rimbocca le maniche. La prima settimana presenta già due atti parlamentari. In una mozioneCollegamento esterno chiede una modifica legislativa “affinché le autorità cantonali possano fissare salari che vadano oltre la soglia delle prestazioni sociali di fabbisogno”. In un’interpellanzaCollegamento esterno si preoccupa del fatto che la riorganizzazione del centro federale di ricerca AgroscopeCollegamento esterno vada “a scapito dei più deboli”.

Sia come deputata cantonale, sia come sindacalista, lei si è sempre occupata dei problemi inerenti ai salari e alle condizioni lavoro. Si tratta anche di un tipico campo d’azione socialista. Perché dunque Greta Gysin ha aderito ai Verdi e non al Partito socialista?

“Perché al primo posto delle priorità dei Verdi ci sono le questioni ambientali e al secondo le questioni sociali, mentre nel PS è il contrario”, risponde senza esitazione.

“È comunque chiaro che queste due questioni sono strettamente collegate tra loro, aggiunge. Io penso che sia importante che le persone abbiano sufficienti mezzi per comperare prodotti locali e prodotti biologici, per avere cura dell’ambiente. Ma non posso aspettarmi da qualcuno che non ha un salario dignitoso, che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, che si preoccupi ancora di queste cose”.

grafico
Il profilo politico di Greta Gysin, in base alle sue risposte al questionario smartvote. (smartvote.ch / sotomo.ch)

Greta Gysin ha operato in entrambi i campi anche sul fronte professionale. “Il mio primo lavoro è stato nel campo delle energie rinnovabili, come capo progetto. Poi, quattro anni fa, sono passata nel sindacato del servizio pubblico transfairCollegamento esterno“. Un posto di lavoro a Zurigo che ha deciso di abbandonare alla fine del 2019 per potersi dedicare a fondo al suo mandato di consigliera nazionale e per tornare a vivere in Ticino.

Urgenza per il clima, rinegoziazione dell’accordo istituzionale

Guardando alla legislatura corrente, mette come “priorità assoluta” del parlamento svizzero la legge sul CO2, “perché il problema climatico è il più urgente da affrontare”. A suo avviso, si dovrebbero vietare da subito l’installazione di impianti di riscaldamento a gasolio. Poi si dovrà “lavorare molto più seriamente sulla mobilità, migliorando la rete dei trasporti pubblici, soprattutto nelle zone discoste”. Dopo aver costruito una valida “offerta alternativa, occorrerà disincentivare il traffico motorizzato privato alimentato con la benzina. Questo lo si dovrà fare probabilmente anche con l’aumento del prezzo della benzina”.

Un altro dossier sul quale è molto determinata, è l’accordo quadro della Svizzera con l’Unione europea: “Lo si deve rinegoziare. Naturalmente in un negoziato non si può solo prendere, si deve anche dare qualcosa. Ma bisogna trovare un giusto equilibrio e non allentare le misure di accompagnamento”. Queste “sono vitali per il mercato del lavoro in Svizzera, ma anche per la via bilaterale. Perché se vengono a cadere, difficilmente il popolo svizzero sosterrà ancora questa via, che è stata accettata anche grazie ad esse”.

Pioniera nell’e-voting in Ticino

Gli svizzeri all’estero, con Greta Gysin hanno una nuova alleata in parlamento per puntare sul voto online. Con una mozioneCollegamento esterno presentata nel 2009, in Ticino è stata la prima parlamentare a chiederne l’introduzione. E oggi, andando contro corrente nel suo partito, resta più che mai convinta che “mettere in piedi un sistema di voto elettronico sicuro sia un atto dovuto agli svizzeri all’estero. Questo sistema, in un secondo tempo potrebbe essere esteso a tutta la Svizzera. Ciò porterebbe vantaggi per tutti”.

Secondo la consigliera nazionale ecologista, la Confederazione deve ora “mettere a disposizione i mezzi necessari, per permettere di arrivare finalmente a una soluzione sicura. È una questione di volontà politica: si deve investire per costruire gli strumenti sicuri. E lo deve fare la Confederazione, perché è una sfera importante e delicata”.

>> (Ri)scoprite gli altri ritratti della nostra serie di neoelette:

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