Newsletter della democrazia novembre 2022
Care amiche e cari amici della democrazia,
Abbiamo a che fare con un fenomeno abbastanza recente: il negazionismo elettorale. Ciò equivale a dubitare, già prima dello scrutinio, del risultato di una votazione o di un’elezione organizzate correttamente e a sommergere di denunce e accuse prive di fondamento le autorità elettorali.
L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è entrato negli annali ingloriosi della storia democratica come il più grande negazionista elettorale. Questo è iniziato con la sua elezione alla Casa Bianca nel 2016, resa possibile dal particolare sistema elettorale degli Stati Uniti, quando ha voluto far dichiarare non validi quei 2’865’075 di voti in più ottenuti dalla sua avversaria Hillary Clinton.
Quattro anni dopo – quando a Trump mancavano più di sette milioni di voti per ottenere la maggioranza e il numero dei cosiddetti grandi elettori era ben lontano dall’essere sufficiente – il presidente uscente ha chiesto ad amministratori e amministratrici elettorali di “trovare” i voti necessari per ribaltare le elezioni, prima di parlare di elezioni “rubate”, cosa che fa ancora oggi.
A prescindere dalle conseguenze disastrose di questa grande menzogna – l’assalto al Campidoglio di Washington del 6 gennaio 2021 – la negazione dell’esito di elezioni e votazioni si è diffusa oltre gli Stati Uniti: anche in Svizzera, prima dei referendum contro la legge Covid-19 dello scorso anno, persone che si opponevano alle misure sanitarie e che negavano l’esistenza del nuovo coronavirus hanno tentato di mettere in discussione il processo democratico che ha portato al voto.
Ora sta diventando chiaro che questi attacchi al sistema elettorale si stanno lentamente esaurendo. Ciò è avvenuto di recente in Brasile, dove il presidente in carica ha fatto dichiarazioni di questo tipo prima delle elezioni, e negli Stati Uniti in occasione delle elezioni di metà mandato, dove la maggior parte dei negazionisti e delle negazioniste elettorali, sostenuti da Trump, non ha ottenuto successo.
Rick Hasen, professore di diritto all’Università di Los Angeles che ho intervistato per SWI swissinfo.ch alla vigilia delle elezioni statunitensi, si dice soddisfatto: “La maggior parte delle persone negazioniste non è stata eletta e il numero di cause legali contro i risultati è diminuito significativamente rispetto al 2020”, afferma. Bene così, dunque, anche se il principale negazionista elettorale sarà di nuovo in corsa per la presidenza degli Stati Uniti nel 2024.
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Bruno Kaufmann
Corrispondente sulla democrazia a livello internazionale e coordinatore della rubrica dedicata alla democrazia di SWI swissinfo.ch.
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