No alla cassa unica, sì alle riforme
All’indomani del rifiuto dell’iniziativa per una cassa malati pubblica, la stampa constata ancora una volta il fossato culturale che divide Svizzera tedesca e francese. I commentatori sottolineano anche che il risultato di domenica rappresenta comunque un ‘sì’ per le riforme.
La divisione tra Svizzera francese – o almeno parte di essa – e Svizzera tedesca sulla cassa malati pubblica era attesa. E puntualmente si è verificata. La proposta della sinistra di instaurare una sola cassa malati statale al posto delle casse private attuali è stata respinta domenica dal 62% dei votanti. Solo quattro cantoni della Svizzera francese hanno accolto l’iniziativa.
«Questo schiaffo nelle urne, seppur ampiamente previsto, è doloroso», sottolinea la Tribune de Genève. Il fossato che divide le due regioni linguistiche è particolarmente chiaro se si analizzano i risultati del canton Friburgo, rileva La Liberté. Nel distretto tedescofono della Singine, solo il 36,2% dei votanti ha inserito un sì nell’urna, mentre in quello francofono della Sarine, la proporzione sale al 56,6%.
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Un’ennesima dimostrazione, scrivono Tages-Anzeiger e Bund, del fatto che la Svizzera romanda è più «statalista». «Nella Svizzera tedesca esiste un rapporto più diretto con gli assicuratori e c’è più fiducia nella libera concorrenza – annota dal canto suo il Corriere del Ticino – mentre nella Svizzera francese l’intervento dello Stato nella sfera privata è tendenzialmente più tollerato».
Vi sono però anche altre ragioni, osserva Le Temps. «In Svizzera romanda, il pessimo umore è dovuto anche a premi in media più alti e a un rapporto conflittuale con molte casse che praticano la selezione dei rischi». Un sentimento, questo, che è marginale nella Svizzera tedesca.
Casse malati pubbliche cantonali?
La proposta di creare una cassa malati pubblica a livello della Svizzera francese o dei cantoni che hanno detto ‘sì’, non trova eco particolarmente favorevole. «Non si tratta di una risposta credibile dopo questa sconfitta», ritiene la Tribune de Genève. Da un lato perché non ha praticamente nessuna chance di essere accettata dal parlamento federale, che dovrebbe appunto avallare una revisione legislativa per permettere la creazione di una simile cassa. Dall’altro poiché «sarebbe un segnale discutibile per la democrazia», sottolinea il giornale ginevrino.
«Un’applicazione ‘à la carte’ delle decisioni del popolo e dei cantoni sarebbe tollerabile? Si potrebbe, ad esempio, permettere ai vallesani di ignorare l’esito dell’iniziativa sulle residenze secondarie?», si chiede dal canto suo La Liberté.
Per 24heures, «questa idea non solo non ha nessuna possibilità» di essere accettata dal parlamento federale, ma «rasenta la demagogia». «I vodesi hanno detto sì alla cassa pubblica, non ad assurde gesticolazioni politiche. Nell’interesse di tutti gli assicurati, sarebbe più utile, a destra come a sinistra, focalizzarsi sui correttivi dell’assicurazione malattie promessi durante la campagna».
‘No’ a una cura radicale
Le ragioni del massiccio ‘no’ di domenica, sono da ricercare principalmente nel «timore di fare un salto nel buio, affidando l’assicurazione sanitaria ad un’entità unica ed inappellabile», sottolinea il Corriere del Ticino.
«Nessuna voglia di una cura radicale», titolano dal canto loro Tages-Anzeiger e Bund. «La maggioranza – annotano i due giornali nel loro commento comune – non ha voluto rischiare una terapia radicale dal costo miliardario».
Un’analisi condivisa dalla Neue Zürcher Zeitung, che parla di un ‘no’ alle sperimentazioni e di un ‘sì’ alla politica dei piccoli passi. Il rifiuto della proposta di domenica – scrive il giornale zurighese – «non vuol dire che la maggioranza sia contenta del sistema attuale».
«Questo no del popolo è un sì alle riforme», riassume la Berner Zeitung. Per il Corriere del Ticino, il risultato rappresenta «un’indicazione chiara per la politica». «Per migliorare la sanità non bisogna metterla sottosopra; bisogna insistere in modo pragmatico con le riforme», scrive il giornale ticinese.
La Basler Zeitung, che si rallegra per la terza sconfitta dei socialisti in 10 anni, afferma che «non far nulla per migliorare il sistema sarebbe un invito a lanciare una nuova iniziativa».
«Spada di Damocle»
Seppur naufragata nelle urne, l’iniziativa ha avuto almeno un merito, annota la maggior parte degli editorialisti. Ha permesso di mantenere la pressione sugli assicuratori e i parlamentari per continuare sulla strada delle riforme.
È solo a causa di questa «spada di Damocle», come viene definita in diversi commenti, che «i politici borghesi hanno accettato [ndr: due giorni prima del voto] di dar più competenze alla Confederazione per quanto concerne la sorveglianza delle casse malati», sottolineano Tages-Anzeiger e Bund.
Per l’Aargauer Zeitung, i promotori dell’iniziativa hanno in ogni caso vinto una battaglia, quella appunto per una maggiore sorveglianza delle casse malati. «Un successo che solo fino a un paio d’anni fa sarebbe stato considerato appartenere al mondo dei sogni».
Un passo che Tages-Anzeiger e Bund ritengono positivo, ma bisognerà far di più: «Il parlamento deve ora ostacolare definitivamente la caccia ai buoni rischi [ndr: pazienti giovani e in buona salute]». Oltre ai premi in costante aumento, questo genere di pratiche «poco sociali» creano il terreno fertile che fa sì che regolarmente si debba votare su una cassa malati unica.
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