Si può misurare in modo indipendente il valore della nazionalità di una persona? L’agenzia di consulenza Henley & Partners ci ha provato, stilando una classifica delle cittadinanze in funzione di dati economici e di sviluppo, nonché della “più o meno utilità” di un passaporto. La Svizzera giunge all’ottavo posto.
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Nato a Londra, Simon è un giornalista multimediale che lavora per swissinfo.ch dal 2006. Parla francese, tedesco e spagnolo e scrive di scienza, tecnologia e innovazione.
In testa alla classifica figura la Germania, seguita da Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia e Islanda (entrambe al quinto posto). Seguono Irlanda e Austria (seste) e Francia.
In fondo figurano invece molti Stati africani: Sudan (157), Eritrea (158), Repubblica centrafricana (159) e Repubblica democratica del Congo (161).
La Henley & Partners, che offre ai suoi clienti soluzioni di “citizenship by investment”, sostiene di essere la prima ad aver realizzato una classifica di questo tipo, che si basa su indicatori interni ed esterni. Sono considerati fattori interni il grado di stabilità di un paese (Global Peace Index), la forza dell’economia (PIL) e l’indice di sviluppo umano dell’ONU. I fattori esterni sono invece legati alle opportunità date ai cittadini di un paese di viaggiare o di installarsi in un altro Stato a scopi professionali, senza bisogno di chiedere un visto.
Più gli individui hanno difficoltà ad uscire dal paese, più basso è l’indice di “utilità” di un passaporto, e viceversa.
Che cosa ne pensate di questo tipo di classifica? Dite la vostra!
(Traduzione dall’inglese)
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