Multinazionali responsabili: un colpo di mano dai Paradise Papers?
Obbligare le multinazionali con sede in Svizzera a rispettare i diritti umani e a tutelare l’ambiente anche all'estero: è quanto propone un’iniziativa popolare attualmente al vaglio del parlamento. Le rivelazioni dei Paradise Papers porteranno acqua al mulino dei promotori?
Questo contenuto è stato pubblicato al
3 minuti
Dopo un inizio di carriera nella stampa regionale (scritta e radiofonica) in Romandia, ho raggiunto Radio Svizzera Internazionale nel 2000, durante la transizione da cui è nata swissinfo.ch. Da allora, scrivo e realizzo ogni tanto dei brevi video su ogni tipo di tema, dalla politica all'economia, passando per la cultura e la scienza.
Il governo svizzera non lo voleva, ma la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (Camera alta) si è espressa diversamente. Se l’altra commissione della Camera bassa farà lo stesso, il parlamento sarà incaricato di elaborare un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per imprese responsabiliCollegamento esterno”.
Altri sviluppi
Altri sviluppi
I diritti umani e l’ambiente vanno protetti anche all’estero
Questo contenuto è stato pubblicato al
Chi fa affari globali deve anche assumersi responsabilità a livello globale: partendo da questo principio, una coalizioneCollegamento esterno che raggruppa oltre un’ottantina di organizzazioni non governative (ong) e sindacati vuole fare in modo che le imprese svizzere vengano sottoposte a doveri di diligenza per le attività svolte in ogni parte del mondo. Dopo numerosi tentativi…
A priori, ciò significa che i senatori svizzeri danno più peso dei ministri alle preoccupazioni espresse dai promotori dell’iniziativa e in questo modo intendono salvarne almeno alcune, nel caso in cui l’iniziativa fosse bocciata e il controprogetto approvato.
Depositata il 10 ottobre 2016 con oltre 120’000 firme valide, l’iniziativa vuole imporre alle multinazionali con sede in Svizzera delle regole vincolanti affinché rispettino i diritti umani e l’ambiente anche all’estero.
Il 77% della popolazione si dice favorevole
Coordinatrice dell’iniziativa per la Svizzera romanda, Béatrix Niser si rallegra della decisione della commissione degli Stati, che giunge qualche giorno dopo le rivelazioni dei Paradise Papers. Tuttavia non vede alcun legame diretto tra i due eventi: «Il tema preoccupa già molto la popolazione. La scorsa settimana abbiamo pubblicato i risultati di un sondaggio realizzato prima dei Paradise Papers, secondo cui il 77% degli svizzeri e il 91% dei romandi sarebbe favorevole all’iniziativa».
Un risultato che sarebbe senza appello se la votazione popolare fosse in programma oggi. La data dello scrutinio, però, non è ancora stata fissata e l’esperienza mostra che il sostegno a progetti di questo tipo si riduce con l’avanzare della procedura politica: esame da parte delle due Camere del parlamento, raccomandazioni di voto, campagna…
Ciò non toglie che le rivelazioni dei Paradise Papers, che gettano una luce cruda sulle pratiche della finanza e del capitale globalizzato, portano acqua al mulino di coloro che lottano per rendere meno opaco e più responsabile questo universo. Béatrix Niser conferma: «Siamo sommersi da richieste di volontari che hanno voglia di impegnarsi a favore dell’iniziativa. Le persone vengono volentieri perché non siamo legati a un partito, ma siamo una coalizione di 85 organizzazioni, che assieme contano quasi un milione di membri».
Traduzione dal francese, Stefania Summermatter
Articoli più popolari
Altri sviluppi
Quinta Svizzera
Il boom anacronistico dei 5 centesimi di franco svizzero
Riformare il sistema pensionistico svizzero è possibile? Se sì, come?
Vanno trovate soluzioni per affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione e per migliorare le pensioni delle persone con un salario basso, la maggior parte delle quali sono donne.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
I diritti umani e l’ambiente vanno protetti anche all’estero
Questo contenuto è stato pubblicato al
Chi fa affari globali deve anche assumersi responsabilità a livello globale: partendo da questo principio, una coalizioneCollegamento esterno che raggruppa oltre un’ottantina di organizzazioni non governative (ong) e sindacati vuole fare in modo che le imprese svizzere vengano sottoposte a doveri di diligenza per le attività svolte in ogni parte del mondo. Dopo numerosi tentativi…
La pressione non diminuisce sul settore delle materie prime
Questo contenuto è stato pubblicato al
«Il mondo del commercio misura la sua impopolarità. Dovrà lavorare duro per migliorare la sua immagine», ha scritto il giornale Le Temps all’indomani della votazione sull’iniziativa promossa dalla Gioventù socialista, che voleva vietare gli strumenti finanziari che permettono di speculare sulle derrate alimentari. Il progetto è stato rifiutato. Tuttavia oltre il 40% dei votanti ha…
La Svizzera rifiuta di bandire la speculazione sulle materie agroalimentari
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il 59,9% dei votanti ha respinto l’iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”Collegamento esterno, mentre 40,1% l’ha approvata. Sul fronte dei cantoni, il testo della Gioventù socialista ha trovato grazia solo a Basilea Città e nel Giura, per giunta di strettissima misura, come si vede nella cartina interattiva. Sostenuta dai partiti di sinistra e dalle organizzazioni…
«Con le materie prime, siamo seduti sulla dinamite»
Questo contenuto è stato pubblicato al
La Svizzera deve avere delle sentinelle incaricate di regolare il settore delle materie prime. È quanto sostiene la Dichiarazione di Berna, un’organizzazione non governativa elvetica che ha creato un’autorità di vigilanza fittizia, la ROHMA. Assieme ad altre personalità svizzere, Dick Marty ha accettato di far parte del suo consiglio di amministrazione.
Multinazionali: l’impunità passa anche dalla Svizzera
Questo contenuto è stato pubblicato al
Provincia di Katanga, nel sud della Repubblica democratica del Congo (RDC). Una regione che da sola custodisce il 34% delle riserve mondiali di cobalto e il 10% di quelle di rame. È qui che la multinazionale svizzera Glencore ha investito parte del suo capitale nelle società Kamoto Copper Company (KCC) e Mutanda Mining, che gestiscono…
Questo contenuto è stato pubblicato al
Un telefonino su quattro venduto in Svizzera è realizzato con materie prime provenienti dalle miniere della Repubblica democratica del Congo (RDC). Grazie alle riserve di oro, rame, stagno e diamanti, questo paese dell’Africa centrale possiede uno dei sottosuoli più ricchi al mondo. La sua popolazione però è tra le più povere al mondo e l’84%…
Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.