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Otto operatori del CICR rapiti in Congo

L'Alto commissariato per i rifugiati dell'ONU stima che in tutto il Congo orientale gli sfollati siano oltre due milioni swissinfo.ch

Il Comitato internazionale della Croce rossa ha confermato martedì il rapimento di otto suoi dipendenti, tra cui un delegato svizzero, nell'est della Repubblica democratica del Congo (RDC).

Il sequestro è avvenuto venerdì verso le 14 ora locale nella provincia del Kivu meridionale, mentre l’equipe del CICR stava ritornando da una missione per determinare i bisogni delle persone sfollate nella regione, ha indicato l’organizzazione internazionale con sede a Ginevra.

A rapire gli operatori umanitari – sette congolesi e uno svizzero detenuti nelle vicinanze di Fivi – sono stati dei miliziani Mai-Mai Yakutumba, uno dei tanti gruppi armati attivi nella RDC.

L’appello del CICR

Il responsabile della delegazione del CICR nella RDC, Franz Rauchenstein, ha lanciato un appello ai guerriglieri affinché liberino al più presto le otto persone. “Siamo in contatto con i nostri colleghi e le loro famiglie sono state informate della situazione”, ha aggiunto.

Nel Kivu meridionale, il CICR è presente in modo permanente a Bukavu, Uvira, Marungu, Minembwe e Fizi. Lo stesso giorno in cui è avvenuto il rapimento, altri operatori del CICR avevano ripristinato 72 pozzi, che permetteranno ad oltre 20’000 abitanti della regione di Fizi di aver accesso all’acqua, ha precisato l’organizzazione.

“Insistiamo affinché il carattere strettamente umanitario, imparziale e neutrale della nostra azione sia riconosciuto e che i nostri colleghi possano presto tornare dai loro cari”, ha sottolineato Rauchenstein.

Decine di migliaia di sfollati

Dalla caduta di Mobutu nel 1997, questa regione vicina al Ruanda e al Burundi è una delle più instabili di tutta la RDC.

I combattimenti nelle province del Sud-Kivu e Nord-Kivu, vicine al Ruanda e al Burundi, sono aumentati di intensità negli ultimi mesi e hanno provocato la fuga di decine di migliaia di persone. L’Alto commissariato per i rifugiati dell’ONU ritiene che complessivamente nel Congo orientale gli sfollati siano oltre due milioni.

Il conflitto oppone l’esercito congolese, sostenuto da circa 6’000 soldati governativi ruandesi, alle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, una milizia composta da rifugiati hutu, e diversi altri gruppi armati.

Alcuni mesi fa, i Mai-Mai, guidati da Yakutumba Amuri e divisi in una dozzina di sottogruppi diversi, avevano accettato di integrare i ranghi dell’esercito di Kinshasa, nel quadro del processo di pace portato avanti dalla missione delle Nazioni Unite (MONUC).

I negoziati si sono però infranti su diversi scogli, ad esempio sul controllo del territorio di Fizi.

swissinfo.ch e agenzie

Nel corso della sua storia, il CICR è già stato confrontato a numerosi rapimenti di suoi operatori. Tutti i sequestri si sono conclusi con la liberazione degli ostaggi.

L’ultimo di una lunga lista si è concluso in marzo. Un delegato franco-britannico, Gauthier Lefèvre, è stato liberato dopo 147 giorni dopo essere stato sequestrato nel Darfur, nell’ovest del Sudan.

Il 15 gennaio del 2009, tre dipendenti del CICR erano invece stati presi in ostaggio sull’isola di Jolo, nel sud delle Filippine. La filippina Mary Jean Lacaba e lo svizzero Andreas Notter erano stati poi liberati in aprile, mentre l’italiano Eugenio Vagni in luglio.

Nel febbraio del 2008 due impiegati pakistani erano stati detenuti durante due settimane dopo essere stati catturati nei pressi di Peshawar.

Uno dei sequestri più lunghi era stato quello degli svizzeri Emanuel Christen e Elio Erriquez, liberati nell’agosto del 1990, dieci mesi dopo essere stati rapiti a Saida, nel sud del Libano.

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