“Durante lo stato di emergenza c’è sempre il rischio di un accaparramento eccessivo del potere”
Il governo svizzero ha proclamato la "situazione straordinaria" ai sensi della legge sulle epidemie. Si è così assunto pieni poteri nella gestione della pandemia della Covid-19. L'assenza di validazione e di controllo da parte del parlamento preoccupa Antoine Chollet, ricercatore in scienze politiche all'Università di Losanna.
La Svizzera sta affrontando una grave crisi sanitaria con la propagazione del coronavirus SARS-CoV-2. Il Consiglio federale (governo) ha preso delle misure inedite che compromettono le libertà fondamentali dell’individuo: limitazione degli spostamenti, divieto di assembramenti. Per poter rispondere più rapidamente all’evoluzione della pandemia e adottare disposizioni supplementari, l’esecutivo federale ha decretato la “situazione straordinaria” prevista dalla legge sulle epidemieCollegamento esterno e si è conferito pieni poteri. Non deve più consultare i Cantoni prima di introdurre nuovi provvedimenti.
Il parlamento non ha avuto voce in capitolo. Ha dovuto interrompere la sua sessione e riorganizzarsi, data l’impossibilità di riunire i deputati nello stesso luogo a causa del rischio di contagio. Questa assenza di controllo e di validazione del legislativo costituisce un problema dal punto di vista democratico, ritiene Antoine CholletCollegamento esterno, professore e ricercatore all’Istituto di studi politici dell’Università di Losanna.
swissinfo.ch: La Svizzera si trova in una “situazione straordinaria” ai sensi della legge sulle epidemie. Questa legislazione basta a proclamare e a giustificare lo stato d’emergenza attuale?
Antoine Chollet: Bisognerebbe chiedere delle precisazioni a un giurista, siccome la legge sulle epidemie è imprecisa e non dice con chiarezza ciò che può fare il Consiglio federale in queste situazioni, tanto più che il diritto di necessità, ovvero i ‘pieni poteri’, non figura nella Costituzione. Ciò rappresenta un problema serio dal punto di vista democratico. Delle procedure di stato d’emergenza dovrebbero conferire all’Assemblea generale la competenza di decidere sulla situazione straordinaria. È assolutamente fondamentale che l’organo che dichiara lo stato di eccezione non sia anche quello che gestisce la situazione d’emergenza.
“È assolutamente fondamentale che l’organo che dichiara lo stato di eccezione non sia anche quello che gestisce la situazione d’emergenza.”
Il Consiglio federale avrebbe dovuto chiedere l’avallo del parlamento prima di proclamare questa “situazione straordinaria”?
Direi di sì. È ovviamente complicato data l’emergenza, ma sarebbe anche possibile far validare le decisioni a posteriori dall’Assemblea federale. Oppure, poiché la pandemia impedisce al parlamento di riunirsi, bisognerebbe perlomeno che dei rappresentanti del legislativo siano tenuti al corrente e validino in un modo o nell’altro le decisioni del governo.
Non so come ciò funzioni attualmente, ma oso sperare che gli Uffici delle due Camere si riuniscano e seguano ora dopo ora tutto quello che fa il Consiglio federale, al fine di informare i parlamentari su ciò che sta succedendo. Si tratta di un elemento cruciale nella gestione democratica della situazione straordinaria.
Perché è così importante che il parlamento possa dire la sua?
C’è già una ragione di base e questa è la separazione dei poteri prevista nel nostro ordinamento costituzionale e il controllo reciproco che esercitano gli uni sugli altri. Inoltre, durante uno stato d’emergenza, esiste sempre un pericolo di accaparramento eccesivo del potere da parte dell’organo che agisce durante tale situazione, nella fattispecie il Consiglio federale. Ricordo che le disposizioni costituzionali sulla legislazione d’emergenza previste dall’articolo 165Collegamento esterno erano state imposte al Consiglio federale e al parlamento da un’iniziativa popolare lanciata dopo la Seconda guerra mondiale, dopo aver constatato le derive dei pieni poteri del governo.
C’è sempre il rischio che il potere oltrepassi i suoi diritti e, ancor più grave, che delle decisioni prese durante lo stato di emergenza vengano iscritte nella legislazione ordinaria. È il motivo per cui bisogna distinguere molto chiaramente i momenti che rientrano nella situazione ordinaria e quelli che rientrano nella situazione eccezionale.
Il Consiglio federale avrebbe quindi dovuto seguire la procedura prevista nella Costituzione in caso di emergenza?
La Costituzione federale è lacunosa in merito, ciò che è problematico. Le situazioni di emergenza non sono forzatamente militari, ma possono anche essere dovute a un’epidemia, a una catastrofe naturale di grandi dimensioni o all’esplosione di una centrale atomica. In tutti questi casi, il parlamento deve essere assolutamente integrato.
Negli Stati Uniti, sono stato colpito dalla conferenza stampa di Mike Pence, il vicepresidente, nella quale ha citato a più riprese il Congresso e gli scambi che aveva avuto con alcuni dei suoi membri. Il Consiglio federale dovrebbe ispirarsi a questo esempio e rammentare durante ogni intervento pubblico di non aver soltanto consultato l’esercito, i servizi sanitari e i cantoni, ma pure il parlamento. E quanto vale per l’Assemblea federale vale anche per i parlamenti cantonali: finora, non ho sentito alcun esecutivo cantonale affermare che i loro parlamenti sono stati consultati al momento di prendere le decisioni.
“Il problema della Svizzera è che lo Stato centrale è sempre stato debole, per ragioni storiche.”
Il Consiglio federale ha già limitato varie libertà fondamentali dei cittadini, in particolare le libertà di movimento e di riunione. Fino a dove possono spingersi queste restrizioni?
Le situazioni straordinarie hanno precisamente lo scopo di permettere una sospensione delle libertà, dei diritti e della democrazia. È il motivo per cui queste misure devono essere esplicitamente limitate nel tempo. Nella Costituzione c’è un articoloCollegamento esterno che precisa le condizioni di restrizione dei diritti fondamentali: l’essenza dei diritti fondamentali è inviolabile, anche in situazione straordinaria.
La questione è di sapere qual è questa essenza: gli esempi che sono spesso forniti riguardano la pena di morte o la tortura. Il Consiglio federale non potrebbe ricorrere a questi mezzi, nemmeno in situazione straordinaria. Si tratta di una sorta di garanzia di ultima ratio. Ma perché possa funzionare è necessario che gli organi incaricati di preservare i diritti fondamentali, penso qui ai tribunali, continuino ad esercitare la loro attività. Oso quindi sperare che il Tribunale federale sia anch’esso tenuto al corrente costantemente delle decisioni del Consiglio federale.
Una volta terminata la situazione straordinaria, le restrizioni dovranno essere eliminate e bisognerà procedere a una valutazione delle decisioni che sono state prese, al fine di determinare se sono state proporzionali, sufficienti e se delle persone ne hanno approfittato per arricchirsi indebitamente.
Ha l’impressione che le autorità svizzere siano mal preparate per affrontare questo genere di crisi?
Il problema della Svizzera è che lo Stato centrale è sempre stato debole, per ragioni storiche. Si ritrova all’improvviso in una situazione in cui deve diventare forte e sviluppare delle capacità d’azione molto più importanti di quanto fosse abituato. C’è in effetti uno iato più grande che in altri Paesi in cui lo Stato è più sviluppato. Tuttavia, per valutare seriamente fino a che punto le autorità erano preparate a questa crisi, bisognerà aspettare che finisca.
Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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